“Whatever it takes”:
perché Draghi serve
per rilanciare l’economia
Il fatto “politico” più atteso in questo passaggio d’estate è l’intervento che Mario Draghi svolgerà tra pochi giorni, il 18 agosto, all’apertura del Meeting dell’amicizia a Rimini. Una scelta ponderata, certo non casuale. L’ex presidente della Banca Centrale Europea, apprezzato da Papa Francesco che lo ha cooptato recentemente nell’Accademia pontificia delle Scienze sociali, seleziona i suoi interventi, parla raramente, ma lascia sempre il segno. Oggi più che mai il Paese avrebbe bisogno di un piano whatever it takes in stile Draghi, come quando il banchiere italiano avvertì i mercati con il discorso del 26 luglio 2012 e promise di salvare l’euro a qualsiasi costo. Quella frase è finita nella Treccani. Il discorso ha assunto un rilievo storico. La missione è riuscita. Chissà che Draghi non possa ripetersi per il nostro Paese.
E’ bene ricordare che Draghi è intervenuto in maniera decisa e sorprendente nei toni e nei contenuti all’inizio della crisi da Coronavirus con un articolo pubblicato sul Financial Times il 26 marzo scorso. E’ utile e illuminante rileggere alcuni passi dell’analisi di Draghi: “La pandemia del coronavirus è una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche. Oggi molti temono per la loro vita o piangono i loro cari scomparsi. Le misure varate dai governi per impedire il collasso delle strutture sanitarie sono state coraggiose e necessarie, e meritano tutto il nostro sostegno. Ma queste azioni sono accompagnate da un costo economico elevatissimo e inevitabile. E se molti temono la perdita della vita, molti di più dovranno affrontare la perdita dei mezzi di sostentamento. L’economia lancia segnali preoccupanti giorno dopo giorno. Le aziende di ogni settore devono far fronte alla perdita di introiti, e molte di esse stanno già riducendo la loro operatività e licenziando i lavoratori. Appare scontato che ci troviamo all’inizio di una profonda recessione”.
Insomma, siamo davanti a qualcosa di inaspettato che produrrà conseguenze dolorose e durature nel mondo. Per questo l’ex governatore della Bce e della Banca d’Italia sostiene la necessità di cambiare passo, di aggiornare la visione, lo sguardo sul mondo e di imprimere coraggio alle decisioni dei governi. Ha scritto ancora Draghi: “Davanti a circostanze imprevedibili, per affrontare questa crisi occorre un cambio di mentalità, come accade in tempo di guerra. Gli sconvolgimenti che stiamo affrontando non sono ciclici. La perdita di reddito non è colpa di coloro che ne sono vittima. E il costo dell’esitazione potrebbe essere fatale. Il ricordo delle sofferenze degli europei negli anni Venti ci sia di avvertimento”. Nell’articolo di Draghi, dunque, c’è già il richiamo ai governi e alla classi dirigenti affinché comprendano l’unicità di questa crisi, il potenziale di distruzione di ricchezze e produzioni, il crescente impoverimento di milioni e milioni di cittadini. Siamo in tempo di guerra, vicini agli anni della Grande depressione, questo è l’allarme di Draghi.
Ascolteremo e valuteremo cosa dirà a Rimini, quale sarà la sua analisi aggiornata sulla crisi che attraversiamo oggi e l’eventuale ricetta per uscirne. Non c’è dubbio che in un sistema politico tutto proteso a scoprire i “furbetti” del bonus per le partite Iva e a posizionarsi per le trame d’autunno, tra referendum per il taglio dei parlamentari ed elezioni regionali, l’apparizione di Draghi possa risultare un’invasione di campo, un disturbo. Ma nel Paese e nelle istituzioni potrebbe presto prevalere l’urgente necessità di imboccare decisamente la strada del risanamento e dello sviluppo con persone autorevoli e competenti, meglio se credibili in Europa, che è la nostra salvezza. L’Italia sarà il maggior beneficiario del Recovery Fund europeo e già da tempo il nostro Paese gode di un trattamento privilegiato da parte della Bce per l’acquisto di titoli del debito pubblico. Per valorizzare queste opportunità di investimento e di modernizzazione il governo Conte bis, con l’incredibile maggioranza grillini-Pd-LeU, non sembra avere tutte le carte in regola. Non abbiamo definito ancora un piano credibile di interventi per il Recovery Fund ma Conte immagina il tunnel sotto lo Stretto di Messina…
Già oggi il tema di una partecipazione diretta di Mario Draghi al risanamento, al salvataggio, alla ripresa del Paese è una questiona aperta, a partire dal Quirinale, e potrebbe diventare di estrema attualità in autunno, se la crisi economica si aggraverà. Persino il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito la necessità di confrontarsi privatamente con Draghi. Il problema è di capire se per arrivare a Draghi l’Italia dovrà patire un collasso politico, un’altra caduta dell’economia, un peggioramento dell’emergenza sociale.
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