È tempo
di una presidente
al Quirinale
Non sembri irrispettoso parlare già del dopo quando saldamente alla guida del Paese, per altri otto mesi, c’è una personalità importante e determinante qual è il presidente Sergio Mattarella. Tanto più che qualunque previsione abbia accompagnato le precedenti elezioni del Capo dello Stato si è sempre dimostrata azzardata e sbagliata. Troppe sono le variabili che accompagnano una scelta su cui pesano certo gli accordi politici ma anche avvenimenti imprevedibili a volte tanto importanti da risultare condizionanti.

Però per primo il presidente ha affrontato l’argomento del suo addio al Quirinale parlando ad una scolaresca romana e ha smentito l’ipotesi di una sua possibile ricandidatura, annotando che tra qualche mese potrà finalmente dedicarsi ad altro e riposarsi almeno un po’, al termine di un’esperienza complessa segnata fortemente sul finale dalla terribile pandemia. E allora, forse, si può provare a leggere oltre le parole del discorso fatto in occasione dei settantacinque anni della Repubblica. In esso appare importante, sottolineato con nomi e impegno singolo a favore della collettività, il riconoscimento alle donne in qualunque campo abbiano operato, per “una effettiva affermazione del diritto all’uguaglianza”.
Un riconoscimento in prospettiva

Un riconoscimento che in prospettiva potrà avere il suo peso. Alle donne del giorno per giorno di una vita fatta di fatiche (molte) e gioie, se capita. A quelle che sono state determinanti per il futuro di tutte. Un elenco di nomi che può essere una sorta di memorandum delle capacità e dell’impegno femminile per chi dovrà trovare un accordo per l’elezione del tredicesimo presidente.
Lina Merlin, pioniera della dignità femminile con la sua legge che nel 1958 chiuse le case di tolleranza e introdusse il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Nilde Iotti, costituente, prima presidente della Camera nel 1979. Liliana Segre, instancabile testimone di civiltà e umanità. Tina Anselmi e l’istituzione, nel 1978, del Servizio sanitario nazionale. Samantha Cristoforetti, prima europea chiamata a comandare la stazione spaziale internazionale. Ma anche il sorriso di Luana D’Orazio, morta sul lavoro a poco più di vent’anni. Testimone involontaria di “una condizione non sopportabile per la coscienza collettiva”.
Le testimoni della repubblica
Sono tutte testimoni di “una repubblica imperfetta come ogni costruzione che rifletta i limiti e le contraddizioni della vita” ma anche di una “democrazia ben radicata e di successo”. Sono state anche testimoni di cambiamenti che alle nuove generazioni, cui toccherà l’impegno di costruire un futuro migliore per il Paese, sembra impossibile siano accaduti, in fondo, solo qualche decina di anni fa. Il voto alle donne nel 1946. L’accesso a molti importanti uffici pubblici che per le donne è diventato possibile solo nel 1960 grazie a una sentenza delle Corte Costituzionale per cui, nel 1963, le donne poterono anche essere magistrate.
Resta il fatto che finora nessuna donna è stata presidente del Consiglio. Non c’è stata una inquilina donna al Quirinale. Potrebbe essere la prossima scadenza di inizio 2022 quella della svolta? Se n’è parlato anche altre volte di questa “bella prospettiva” per dirla con Romano Prodi. I nomi ci sono e sono tante. E tra le possibili ma troppo facile prevederle Bonino, Cartabia, Casellati, Severino, Tarantola. Al momento è solo importante che non resti solo una prospettiva.
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