Trump e le armi nucleari
Un grosso rischio
anche per l’Italia

Mi sembra che nel nostro Paese nessuna forza politica presti un minimo di attenzione a questioni che sono invece di importanza fondamentale per tutto il pianeta. Qualche anno fa Carlo Bernardini, a proposito degli arsenali nucleari (oggi circa 15.500 testate, più del 90% tra Stati Uniti e Russia, e 9 Paesi in possesso di armi nucleari) scriveva: “Quando una cosa che incombe è gigantesca, la gente non la vede più (come la storia dell’omino che non vede l’elefante se sta proprio sotto la sua pancia)”.

 

Molto schematicamente, tre esempi che credo significativi.

Gli Stati Uniti hanno abbandonato l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 (JCPOA) e minacciano di applicare “sanzioni secondarie” a Paesi che non si allineino con gli Stati Uniti in questa nefasta decisione. Per il momento l’Italia fa parte degli 8 Paesi “esonerati” dalle sanzioni e potrà continuare ad importare petrolio dall’Iran. Grazie anche alla determinazione dell’Unione Europea e dell’Alta Rappresentante Federica Mogherini per la Politica Estera a sostenere l’importanza vitale del JCPOA per evitare una dissennata proliferazione orizzontale delle armi nucleari, l’Iran continua a rispettare l’accordo, osservandone rigorosamente – come certificato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica- tutte le disposizioni.

Mi sembra che in Italia nessuna forza politica, di Governo o opposizione, si occupi di questo problema.

L’Amministrazione Trump e la Russia si accusano reciprocamente di non rispettare il Trattato INF del 1987, che aveva portato alla eliminazione dei missili a gittata intermedia (Cruise, Pershing II e SS-20) e gli Stati Uniti minacciano di abbandonare il trattato INF. Non passa giorno che studiosi di controllo degli armamenti, autorevoli esperti di Amministrazioni e Organizzazioni Accademiche e non governative di tutto il mondo non sostengano motivatamente il pericolo che l’abbandono dell’INF costituirebbe per tutto il mondo: l’estensione del New START, che scade nel 2021 verrebbe seriamente messa in discussione, si riavvierebbe un processo di corsa agli armamenti di dimensioni catastrofiche.

Mi sembra che in Italia nessuna forza politica, di Governo o opposizione, si occupi di questo problema.

In Europa (Belgio, Germania, Olanda, Italia, Turchia) sono installate circa 180 armi nucleari americane (bombe B61 lanciate da aereo); di queste, circa 70 sono installate in Italia (circa 50 ad Aviano (PN) e circa 20 a Ghedi (BS). Sono bombe sottoposte al cosiddetto “nuclear sharing” (quelle a chiave singola sono bombe americane che saranno lanciate in caso di conflitto da aerei americani, quelle a chiave doppia sono bombe americane che, in caso di conflitto saranno lanciate da aerei del paese ospitante). Le bombe di Aviano sono a chiave singola, mentre le bombe di Ghedi sono a chiave doppia. La caratteristica di queste testate rende evidente il fatto che, da qualunque punto di vista militare, queste testate non sono uno strumento rilevante per la difesa dell’Europa e, in caso di conflitto, sarebbero più facilmente un obiettivo.

Il ritiro completo delle armi nucleari americane collocate sul territorio europeo sarebbe un elemento importante per: a) contribuire al disarmo nucleare, b) migliorare i rapporti con la Russia, c) ridurre il rischio che l’esempio del nuclear sharing venga seguito da altri paesi in zone più problematiche del mondo, d) ridurre l’enfasi sulle armi nucleari, e) definire meglio le attività che sono compatibili con il TNP. Questo senza ridurre la solidità e la coesione della NATO. Naturalmente la Federazione Russa, che disporrebbe complessivamente di circa 2000 testate nucleari non strategiche, dovrebbe fare la sua parte riducendo, o almeno allontanando le proprie armi nucleari tattiche dall’Europa. Sfortunatamente l’attuale crescente tensione in Europa non favorisce un negoziato e sia Stati Uniti che Russia (si veda la Nuclear Posture Review dell’Amministrazione Trump del 2 Febbraio e il discorso del Presidente Putin dell’1 Marzo) hanno programmi di ammodernamento dei propri arsenali che gettano un’ombra su queste speranze.

Mi sembra che in Italia nessuna forza politica, di Governo o opposizione, si occupi di questo problema.