Tra le pagine di Debenedetti
alla ricerca di un altro Proust

Non esiste altro che Proust e non esiste altro Proust che non sia Marcel, basterebbe questo non a riassumere il Novecento così splendidamente raccontato da questo giovane uomo di fine Ottocento, ma a definirlo forse sì. Attraversare Proust è da sempre attraversare il tempo, uno spazio di folle amore dentro al quale la morte non esiste più e la vita ha smesso di uccidere, un tempo passato di volta in volta leggibile sempre e solo al presente, un ecosistema di pensieri e sentimenti contraddittori gli uni strettamente legati e coordinati agli altri.

Tuttavia un altro Proust è possibile o almeno un tempo fu possibile e per mano del più grande critico letterario italiano, autore per certi versi anch’egli di un unico grande, inesauribile libro, Il romanzo del Novecento. È infatti di Giacomo Debenedetti questo meraviglioso e stupefacente libretto Un altro Proust (Sellerio) riportato in vita dall’affettuosa e appassionata cura di Eleonora Marangoni.

Un testo nato originariamente per un’operazione che, trascorsi più di 60 anni, si rivela ad oggi ancora innovativa e ricchissima di spunti possibili, un vero e proprio radiodramma progettato e scritto da Debenedetti per far incontrare alla radio nel 1952 la critica e il pubblico attorno all’opera di Marcel Proust. Dunque non una mera riduzione narrativa e ancora qualcosa di molto diverso da un’analisi critica fatta alla radio. Un altro Proust è infatti un vero e proprio dialogo, confronto a tratti serratissimo tra pubblico e critica, con voci dissonanti, domande, curiosità e polemiche.

Un libro divertente, mai lezioso (evidentemente stiamo parlando di Giacomo Debenedetti) e, va detto, ad oggi estremamente necessario sia per la sua intrinseca qualità sia per la caratteristica di un contenuto tanto elevato quando malleabile e fruibile a più livelli senza mai che possa perdere sostanza e acutezza.

Un testo e un progetto di grande valore culturale che con la sua manciata di paginette agisce a scardinare un’errata percezione della lettura dei testi e della visione della cultura nel Novecento spesso segnata da errori ideologici o da banale superficialità. Come scrive Eleonora Marangoni: “raccontare Proust fuori dai circuiti canonici, girando al largo dagli schemi costituiti e dai preconcetti…”. Ora che i circuiti canonici e gli schemi sono stati azzerati e sono rimasti solo i preconcetti, Debenedetti fornisce al contemporaneo uno strumento in più per tornare a Proust e con Proust riprendere il cammino “non volendo nulla, m cercando qualcosa”.