Thomas Cook e non solo: il declino
dei tour operator nel mondo digitale
L’agenzia di viaggi Thomas Cook ha contribuito per duecento anni a formare il modo in cui diverse generazioni hanno vissuto l’esperienza del viaggio. Ha chiuso lo storico marchio, nel caos di seicentomila passeggeri a terra e ventiduemila impiegati con scarse prospettive. Si chiude anche il coperchio su una bella scatola decorata che se ne va in soffitta, piena di avventure da ricordare.
Dentro ci sono cartoline (chi le scrive e chi le riceve più?), le vacanze che si chiamavano villeggiature ed erano quasi un trasloco per le famiglie, prenotate con mesi di anticipo all’agenzia, le pesanti guide cartacee da sfogliare prima, durante e dopo i viaggi d’istruzione, le fotografie che si stampavano. Cook non lascia debiti: vale ottocento trentasei milioni di euro e a tanto ammonta il buco accumulato nel tempo. La compagnia era stata acquisita nel 1992 da un consorzio tedesco che comprendeva la Westdeutsche Landesbank e il gruppo LTU. I tentativi di mettersi al passo con i tempi sono stati incerti e deboli. Cook era nata, ed è restata, dentro un modello che fa parte del passato, “un business analogico in un mondo digitale”, ha detto Tim Jeans, ex dirigente di AirTours.
Questa compagnia era un’acquisizione del 2008 fatta da Cook nel tentativo di dotarsi del supporto di voli charter inclusi nei pacchetti vacanze.
Alle 2 del mattino del 23 settembre è stata dichiarata ufficialmente la fine delle attività. Vedremo se l’altra rivale anglo-tedesca di Cook, la TUI, resisterà. Finora non ha resistito il trenta per cento dei tour operator nel mondo: l’olandese Travel Bird o la canadese Coquitlam sono un esempio, assieme alle italiane Eurotravel, Rallo Viaggi, Orizzonti, I Viaggi del Ventaglio che hanno dovuto soccombere. Le grandi piattaforme Momondo, Booking,com, Expedia, Viator, Tripadvisor, Trivago, Kayak, eDreams ci permettono,ormai da anni,di organizzare da casa, ein pochi click, ogni dettaglio del viaggio, con mille opzioni, recensioni, itinerari, prezzi ultimo minuto o voli comprati con ampio anticipo al costo di una serata in pizzeria. Dall’hotel all’Airb&b, dal campo con tende nel deserto alla vacanza yoga in un ashram, dall’auto in affitto al fuoristrada per vacanze d’avventura, tutto è già squadernato e pronto nell’immenso catalogo online.
Google Maps, GPS, app di viaggio sui nostri smartphone sono una bussola che non fallisce mai. Non siamo mai offline e chi vuole può raccontare al mondo quanto bene se la stia passando in viaggio minuto per minuto, inondandodi foto attraversoi social networki cellulari di amici.
Si viaggia più veloci, comodi, sicuri, con molte scelte.A volte con la sensazione che il mondo esplorabile dentro e fuori di noi sia finito perché tutto è stato mappato, visitato, recensito. Non è più un’élite a muoversi, anche se l’Istat ha scritto che nel 2018 solo la metà degli italiani si è concessa almeno una notte e una giornata e mezza per un breve viaggio. Tuttavia, sappiamo che tutto è a portata di mano, tutto è stato già visto. Sarà veramente così? Se lo chiede Alessandro Vanoli: nel libro “L’ignoto davanti a noi” (Il Mulino) afferma che “assieme alla fine del mondo scopribile, mi sa che sia finita anche una certa nostra capacità di sognare, di spingerci anche mentalmente oltre i limiti della nostra conoscenza. Una capacità che, per secoli, ha contribuito ad alimentare il nostro sapere e il nostro intelletto”.
La buona notizia che ci fa vedere il viaggio come una nuova avventura in ogni tempo è l’idea anche Thomas Cook fosse un innovatore: con la rivoluzione ferroviaria, nel 1841,prenotò un treno “charter” per cinquecento persone da Leicester alla vicina Loughborough. Lo scopo era di condurli a un incontro di spiritualità del movimento per la temperanza, e il richiamo di un viaggio in treno determinò l’alta adesione. Nel 1855, con l’avvicinarsi dell’esposizione universale di Parigi del 1889, Cook pensò subito di organizzare la tratta Londra-Parigi: nasce il primo pacchetto completo di viaggio, sistemazione in albergo e ristoranti. 1865: apre la metropolitana di Londra, la prima al mondo, e apre finalmente la vera e propria sede della Cook, in Fleet Street. Nel 1874 l’idea brillante: senza dover portare con sé grosse somme di danaro vengono emesse per i clienti le Cook’s Circular Note, nasce insomma il traveller’s cheque. Dopo la morte del fondatore, nel 1892, l’attività va avanti, e viene addirittura nazionalizzata dal 1948 al 1972, con alterne fortune.
Oggi il cabin luggage, la valigetta di 55x35x25 centimetri, è il simbolo della vacanza standard, breve, low cost, internazionale. Vanoli raccomanda di non prendere a prestito emozioni: nella piccola valigia mettiamo anche i sogni che ci legano o ci portano a un luogo, “perché, a ben guardare, di ignoto e di stupore è ancora pieno il mondo”.
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