The Wolf pack, la realtà oltre la fantasia
Al cinema chiusi dentro un film

La bella e coinvolgente rassegna di film di diversi paesi organizzata da mymovies sul sito www.mymovies.it/iorestoacasa si sta concludendo. Uno dei film trasmesso qualche giorno fa era il frutto di una perfida e geniale scelta. Il gioco del film nel film è uno dei pilastri della storia del cinema. Con infinite variazioni.

Ma il film che hanno scelto per la rassegna è molto di più perché ci tocca tutti in prima persona. Dunque, immaginatevi di essere rinchiusi in una casa per motivi che non avete deciso voi. E penso che vi sarà facile, molto facile, persino banale immaginarlo. Ora chiusi in casa che cosa fate? Cercate di guardare film alla televisione o al computer, dato che dovete restare in casa. E vi capita di vedere un film su un gruppo di persone che stanno rinchiuse in casa e quello che fanno è guardare film alla televisione (non hanno accesso al computer) e che cercano di immaginarsi quello che accade nella loro vita di rinchiusi in casa che guardano dei film. Magari un film in cui delle persone rinchiuse in casa guardano dei film. No, non è una scena di Vertigo di Hitchcock. Si tratta di un film “verità” (controsenso di parole, dato che qualcuno ha deciso di mostrarci quelle immagini in movimento nel modo in cui voleva che le vedessimo). Quindi chiamiamolo documentario, solo per dare una etichetta che è del tutto fuorviante, assolutamente in questo caso.

La storia è del tutto “vera”, i personaggi sono coloro che la storia l’hanno vissuta in prima persona. E la loro vita è basata sui film che hanno visto durante la loro permanenza in casa.

“Abbiamo visto, non lo so… 5000 film, compresi i VHS e i DVD e io credo che così siamo arrivati all’idea che c’è un altro mondo lì fuori, perché noi non conoscevamo il mondo, perciò non avevamo un mondo… e io credo che i film ci abbiano aiutati a creare il nostro tipo di mondo. Ma noi conoscevamo sempre la differenza tra la vita reale e i film”. Mukunda Angulo.

Chi pronuncia queste parole è uno dei protagonisti della storia, nel senso sia del film che è stato realizzato sulla storia che della storia “vera”. Un film sui film che un gruppo di persone rinchiuse in una casa vede per farsi un’idea di quale sia la “realtà” esterna e il cui sogno è di realizzare un “vero” film che non racconti la loro storia ma le storie che si sono immaginate guardando dei film. Storie di incubi e di paura. Perché queste persone, non come noi neofiti della segregazione casalinga (tranne gli irresponsabili che vanno in giro senza dover lavorare per forza o dover svolgere alcune delle mansioni essenziali per la loro vita e quelle degli altri), queste persone che si vedono ed interpretano loro stessi nel film sono rimasti in casa per quindici anni, o meglio dato che hanno età diverse, i più grandi sono rimasti in casa per 15 anni. Ed amano il cinema senza aver mai visto un film in una sala cinematografica, senza nemmeno sapere che cosa sia una sala cinematografica, senza conoscere tante altre cose, senza internet e computer.

Insomma si tratta di un film “verità”, documentario se volete, che racconta la “vera” storia di alcune persone che non per volontà propria sono state costrette,alcune per 15 anni,a rimanere chiuse in casa avendo come unica finestra sul mondo,a parte le finestre della loro casa, il cinema. Sì, lo so, mi sto ripetendo, ma è solo un pallido riflesso delle cose ripetitive che stiamo compiendo tutti in questo ultimo mese, loro, i personaggi veri del film lo hanno fatto per 15 anni, i più fortunati tra loro.

Il film di cui si sta parlando si intitola The Wolfpack (il branco di lupi), la “vera” storia dei sette figli, 6 ragazzi e una ragazza, di una coppia, lui Peruviano e lei Statunitense. Oscar Angulo con la moglie Susanne arrivano a New York, lui è un seguace di Hare Krishna, alcolizzato, lei è totalmente sottomessa a lui, che ogni tanto la picchia. Oscar decide che la città di New York, dove vivono, nella zona del Lower East Side, è pericolosa, droga, criminalità, violenza e quindi decide che è meglio che la famiglia resti chiusa in casa. Esce solo lui a fare la spesa. I sette figli hanno tutti nomi derivati dal sanscrito Mukunda, Jagadesh, Bhagavan, i gemelli Govinda e Narayana, Krsna e Visnu, la ragazza.

Oscar nel film dichiara che rivolto ai figli diceva di non badare a tutto quello che succede là fuori, con persone che vi offrono la droga nell’ascensore…nel frattempo due o tre persone sono state uccise. “Voi non sapete come mi sono sentito io qui… io che sono un uomo libero… E’ come se ci fosse un pezzo di galera fuori di qui”.

E l’unico contatto con il mondo che i ragazzi vedono dalle finestre nel loro palazzo alto è il cinema che vedono in televisione. Si mascherano da personaggi dei film, li reinterpretano, sanno a memoria le frasi. Batman, Harry Potter, Pulp Fiction. Finché Makunda a 15 anni decide di uscire di casa, di fuggire. Mascherato come un personaggio di un film horror che ha visto tante volte. Viene fermato dalla polizia, portato in ospedale e i servizi sociali si accorgono di quello che è successo e sta succedendo in quella casa. A poco a poco i ragazzi escono di casa, cominciano a scoprire il mondo intorno a loro, vanno al cinema, vanno al mare. Escono tutti vestiti di nero, con occhiali neri, capelli lunghissimi. Citazione esplicita dal film Reservoir Dogs di Tarantino. Ed una regista che li incontra casualmente nel 2010 in una delle loro uscite, Crystal Moselle,entra in contatto con loro, riesce ad introdursi nella famiglia, riesce a far raccontare a loro stessi la loro vita, riesce a coinvolgere anche se brevemente il padre e la madre. Contribuirà a cambiare non il film ma la loro “vita” grazie al film che sta realizzando. Il film sarà pronto nel 2015. Alla fine usciranno tutti insieme, non più con i capelli lunghissimi, tutti vestiti di nero, ma con vestiti come quelli degli altri ragazzi come loro. E Mukunda decide di voler fare un film, inizia a lavorare come assistente. E diventano i protagonisti del film che racconta la loro vita. Che vince un premio al Sundance Festival del 2015.

Una storia incredibile, una storia “cinematografica” inventata dalla realtà che supera la fantasia e che speriamo non si ripeterà per milioni di persone. E che andremo presto al cinema a vedere un film magari di Buster Keaton. Per un poco non vorrò vedere film claustrofobici e tragici, anche se so benissimo che è tutto “fiction”. Ma se la vita supera la fiction che film vogliamo vedere? Dimenticavo: tutti i ragazzi hanno cambiato nome.

The Wolfpack, regia di Crystal Moselle, con Mukunda, Bhagayan, Jagadisa, Krsna, Narayanam ,Govinda, la ragazza Visnu, Oscar Angulo e Susanne. USA, 80 m., 2015