Terroristi: no al perdonismo
ragione e torto non sono uguali
Uno spettro che s’aggira ancora va fugato. Lo spettro del Perdonismo sugli anni di piombo. Da archiviare con una sanatoria la posizione di Giorgio Pietrostefani, accusato dell’omicidio Calabresi, con quella di altri dieci terroristi rossi arrestati in attesa di venire estradati. Il vento politico in Francia è mutato. Bene, perché la legge deve fare il suo corso.
C’è un’insidiosa ideologia che accompagna questi eventi. A due teste: guerra civile e perdonismo. Due concetti sbagliati e collegati. Occorrerebbero, secondo tale idea, oblio e perdono per questi omicidi in virtù della cosiddetta guerra civile a bassa intensità che si sarebbe svolta durante gli anni di piombo, su cui oggi andrebbe steso un velo di dimenticanza. Perché, qui il sottinteso, anche gli armati anti stato ebbero le loro ragioni storiche e civili ancorché erronee e di cui molti si dichiarano pentiti o dissociati.
Discorso da respingere. Certo, nessuno nega che fu il sovversivismo della destra di apparato e stay behind ad accendere la miccia delle stragi e delle provocazioni per stabilizzare in chiave di ordine mediano e autoritario la situazione italiana, segnata dall’imponente avanzata della sinistra.
Movimento armato criminale due volte
Ma il terrorismo rosso fu criminale due volte. Perché uccideva vilmente persone inermi. Giornalisti. Magistrati. Dirigenti o funzionari senza scorta.
Secondo, perché da minoranza clandestina e isolata – salvo in certe fabbriche con colleghi omertosi – gli armati cercarono di scatenare essi una guerra civile, nella tragica illusione che il gesto violento a catena contro il cuore dello stato potesse provocare un’insurrezione. Una regressione ideologica bella e buona, ai tempi degli anarchici clandestini e bombaroli in una società classista e autoritaria come l’Italia umbertina o la Russia zarista.
Nessun album di famiglia dunque, come scrisse erroneamente Rossana Rossanda. Perché il Pci contrastò, sempre e fin dalla sua nascita, il terrorismo. E stroncò con Palmiro Togliatti ogni velleità insurrezionale nel secondo dopoguerra. Perché il movimento operaio, anche quello leninista, combatteva queste pratiche come distruttive e autolesioniste. Per non parlare dei movimenti socialisti nati da una dura lotta contro l’anarchismo violento o no fin dalla prima Internazionale per trionfare con la Seconda nel 1889.
Dunque il terrorismo era isolato dalla gente. E da noi era frutto di anomia giovanile e sbandamento sociale in una Italia dove via via nasceva un sottoproletariato giovanile ribelle ed escluso o autoescluso dai diritti, che via via il movimento operaio andava conquistando. Erano frange attive eppur rinfocolate dal terrorismo nero e di apparati. E mai furono in grado di attivare rivolte o insurrezioni. Nemmeno nel brodo radicale e ribelle del 1977, dove il terrorismo spontaneista – autonomia operaia – e quello organizzato – le Br – cercavano di nuotare coordinandosi a dist
Il miraggio della guerra civile
Sicché né guerra civile né perdono di massa per quei gesti. Che condussero, come è ormai comprovato, all’infiltrazione e al controllo silente da parte degli apparati dello stato nel caso Moro. Via Gradoli covo non perquisito. Stabili dei servizi circostanti. Gente strana in Via Fani. Il brigatista Casimirri informatore e latitante. P2 ai vertici dello stato. Etc. Il risultato fu la liquidazione di Moro e del suo aperturismo al PCI. La svolta centrista e il Craxismo. I favolosi anni 80. Con il PCI messo con le spalle al muro, stretto tra fermezza e trattativa. Una drammatica stretta. E con il caso Moro ancora intriso di misteri.
E però va ribadito: Br e autonomi erano isolatissimi. E non vi fu alcuna guerra civile. Come del resto – ma siamo ovviamente in un’altra storia e in un altro contesto – guerra civile non fu la Resistenza. Bensì guerra e Resistenza alla guerra ai civili voluta dai nazisti e dai loro collaborazionisti. E sarà ora di smetterla con l’abuso di questo concetto logoro e bugiardo, guerra civile, buono a tutti gli usi. A tutte le “smemorie”. E a tutte le mistificazioni che mettono la ragione e il torto sullo stesso piano. Altro che terapia dell’oblio come scrive Paolo Mieli! Terapia della memoria. Poi ci può essere amnistia. Indulto. Buona condotta e riscatto dei rei. Ma tutto questo non deve avere a che fare nulla con sanatorie della storia. Che al più può fungere da circostanza attenuante caso per caso. La memoria civile si studia e revisiona. Ma non si rottama. Mai.
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