“Terra aperta”: un patto
a Pistoia per
aiutare gli ultimi

Terra aperta. In tempi di mare chiuso anche il nome di un progetto può diventare una rivoluzione, un atto di disobbedienza civile di fronte alla cattiveria e al cattivismo dilagante. Se poi a gridarlo forte, quel nome che è già di per sé un manifesto, sono le realtà associative e i sindacati di una piccola provincia toscana, capiamo fino in fondo quanto le politiche aberranti di questo governo abbiano, di fatto, affondato il colpo nel cuore del Paese. In quello che un tempo era il cuore rosso, da contrapporre alla pancia sazia di frustrazione e risentimento dell’Italia.

L’impegno della società civile

Così laddove il welfare scompare a colpi di spugna, laddove poveri, ultimi, migranti orfani dell’accoglienza di Stato restano soli ai margini del sistema, la Cgil con le altre confederazioni e decine di associazioni, la parte buona della società, hanno fatto un patto per aiutarli, gli ultimi. Per contrapporre al crollo dello stato sociale una società sociale, perdonate la cacofonia ma di questo si tratta. Una società civile che si dà da fare nel sociale, impegnata, pragmatica, concreta e idealista, testa e cuore, ragione e sentimento, muscoli e cervello, per rispondere alla pancia molle dei salvinisti.

La pancia, i buoni, la tengono a terra – aperta, la terra, sia ben chiaro – per lavorare il più possibile all’accoglienza, riempire le voragini spalancate dal decreto sicurezza, tentare di ricucire quella trama delicata che si chiama integrazione e che è l’unica vera arma da usare per difendere l’Europa che vorremmo e che vogliamo.

Un progetto inclusivo

“Un progetto inclusivo – ci spiega Fabio Capponi, del dipartimento immigrazione della Camera del Lavoro di Pistoia – rivolto non soltanto agli immigrati che, per effetto del decreto Salvini, usciranno dai Cas, i centri di accoglienza straordinaria, ma a tutti quelli che hanno problemi e stanno per entrare in una situazione di marginalità sociale”.

Concretamente questo spazio di dialogo variegato, mi verrebbe da dire arcobaleno, tanto per provocare i cattivi, questa alleanza di soggetti che provengono da culture e posizioni molto differenti – dentro ci sono Cgil, Cisl, Uil, Agesci, Caritas, Libera, mondo cattolico, mondo dell’assistenza rivolta agli immigrati, mondo delle cooperative sociali – si occuperà, ciascuno per il suo pezzo, di trovare soluzioni e proporre un aiuto in base alle proprie competenze.

L’ambulatorio sociale

Ce n’è per tutti i gusti, ci spiega Capponi. Assistenza personale, sindacale, legale, l’idea di creare un ambulatorio sociale per dare risposte di carattere sanitario ai migranti, visto che le nuove normative escludono la possibilità, per chi è nei Cas, di richiedere la residenza e quindi gli chiude le porte del sistema sanitario nazionale.

“Il fatto unico – puntualizza Capponi – è che un’organizzazione così ampia ed eterogenea non si era mai vista sul nostro territorio e forse persino a livello nazionale. L’idea è nata dall’aver compreso la necessità e l’urgenza di trovare soluzioni a un problema enorme che riguarda persone deboli. Non abbiamo dati precisi, quasi impossibile averli, ma ciò che emergeva dalle analisi di inizio anno è l’aumento esponenziale e rapido di coloro che vengono estromessi dal sistema di accoglienza”.

Il volto dell’Italia civile

A rispondere non c’hanno pensato due volte. Il lavoro iniziato da Carola Rackete adesso passa nelle loro mani, perché quei 42 migranti sbarcati dalla SeaWatch e le altre decine che in quegli stessi giorni – mentre il governo dibatteva di affondamenti e porti chiusi – scendevano dai barchini negli altri approdi lì intorno, adesso da qualche parte dovranno pure andare. Ci pensano loro ad accoglierli, a mostrare il volto dell’Italia civile, a rappresentarci.

Una terra aperta

A offrire loro cure mediche, assistenza legale, a insegnargli l’italiano, a recuperare il sorriso dei bimbi stravolti da questi viaggi, a dargli un motivo di vita e di speranza. In mezzo a tanta brutalità c’è chi resta umano, nella piccola provincia toscana di Pistoia, c’è chi resiste, in quella regione terra di resistenza e di partigiani leggendari. Terra aperta, a tutti, terra d’accoglienza. E di questi tempi scusate se è poco.

Giorgio Sbordoni, RadioArticolo1

 

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