Tra Feltri e il pediatra
la destra di Milano
non sa che pesci prendere

Come ormai saprete (non è mai mancata un’ampia informazione sul peregrinare della destra italiana alla ricerca di candidati sindaci), la triade Meloni-Salvini-Berlusconi ha infine partorito i suoi candidati: un magistrato a Napoli (dopo aver tanto gridato: guai ai magistrati in politica) e un pediatra a Milano (fratello peraltro di un graduato di Forza Italia). Ai milanesi, grazie alla Meloni, spetterà un secondo regalo: Vittorio Feltri capolista di Fratelli d’Italia, che ha subito espresso tutto il suo entusiasmo per la candidatura. D’altra parte si capisce: a settantotto anni, una sinecura del genere è una benedizione del Signore.

L'effervescenza degli insulti

La domanda sarebbe: quante volte Feltri si presenterà in consiglio comunale, troppo noiose le sedute per un tipo come lui, che ha ripetutamente mostrato in tv o sulle pagine dei suoi giornali la sua effervescenza a raffiche di insulti, provocazioni, bugie, infamie di vario genere, incontenibile (e scusate la volgarità, ma talvolta ci vuole) a “sparare cazzate”, tipo “Hitler severo ma giusto”, “basta con la storia della Shoah ” (“sono decenni che rompono i coglioni con la storia della Shoah”), “meridionali  in molti casi sono inferiori”...

Qualcuno compilerà prima o poi una bella antologia dei detti celebri di Feltri, magari allegando le varie condanne per diffamazioni a mezzo stampa e pure, meno importanti, i procedimenti avviati dall’Ordine dei giornalisti: all’ultimo, per la storia dei meridionali inferiori, schivò la probabile radiazione, dimettendosi in tempo utile per evitare il giudizio, da furbetto ben poco coraggioso. Un personaggio, insomma, tipico del folklore e del trasformismo italiani, un (ex) giornalista tanto perspicace da capire sempre come girava e come gira il vento, anticraxiano (sua la definizione di Craxi “cinghialone” ai tempi di mani pulite, poi craxiano, berlusconiano, adesso meloniano, pronto a percepire gli umori peggiori, a secondare le voci del populismo più becero, bersagli le donne, i comunisti, gli omosessuali... Un personaggio televisivo della televisione d’oggi, degno delle più brillanti imitazioni, le ultime di Crozza, indimenticabili restano quelle di Teo Teocoli. In ogni caso, con Crozza o con Teocoli, c’era da ridere, ma ci sarebbe da ridere anche di fronte all’originale, se non si sapesse quante coscienze (o pseudo coscienze) ha contaminato e se non si sapesse che, alla luce del pronunciamento della Meloni, gli potrebbe toccare di contribuire alla vita amministrativa di una città come Milano. Comunque ne ha fatta di strada e il cerchio si chiude: da Bergamo al Corriere (assunto da Piero Ottone) a Fratelli d’Italia (assunto dalla Meloni).

Lo conosciamo Feltri. Posso ancora ricordare quando un consiglio nazionale dell’Ordine lo sanzionò con la sospensione di tre mesi per la violazione delle norme deontologiche. Il Giornale, di cui Feltri era allora direttore editoriale (nel 2010), s’era lanciato in un campagna diffamatoria nei confronti di Dino Boffo, direttore dell’Avvenire (che poi si dimise). Feltri, lungamente interrogato dai consiglieri dell’Ordine (allora così si usava), rispondeva con esile voce alle domande, timido e rispettoso, mai una battutaccia, mai un’alzata di voce. Ogni volta faceva la parte di quello che non sapeva, cercando di scaricare le responsabilità sull’assente Sallusti, il suo braccio destro: “Me lo ha detto Sallusti”, “Mi ha portato le carte Sallusti”. Come direttore niente male!

Un candidato sindaco con poche idee

Ma qui, lasciato da parte il candidato consigliere comunale, dovremmo finalmente occuparci del candidato sindaco della destra, di cui sapremmo ben poco se il Corriere della Sera non ci avesse proposto alcuni partecipati ritratti, non risparmiandoci neppure un’intervista al fratello, Maurizio, “forzista della prima ora dal 1994, consigliere regionale, assessore, quindi deputato dal 2006 al 2018 nel centrodestra poi nel Partito democratico...” (grazie alla lungimirante regia dell’infaticabile Matteo Renzi, sempre lui di mezzo), di nuovo infine nella destra, “nella casa che mi appartiene”. Ma qui, ripetiamo, dobbiamo leggere soprattutto di Bernardo Luca, primario di pediatria al Fatebenefratelli. Impariamo così che ama gli animali e i bambini, che ha trasformato un reparto misero e antiquato in un gioiello ammirato nel mondo, che è capace di pescare contributi dagli sponsor, che gira in Vespa, che vuole piste ciclabili sicure, che possiede un trullo in Puglia, che vive in una casa dietro via Boccaccio (“nei palazzi degli sciuri...  – come avverte il giornale di Urbano Cairo -  ma le periferie dice di conoscerle come nessuno per la sua attività di medico impegnato nel sociale”), che ha sempre votato centrodestra, che si era candidato al consiglio comunale con la Moratti, che Feltri (eccolo, di nuovo) gli aveva proposto di collaborare a Libero, che pratica pugilato e non so quale altra disciplina...

Ritratti a tutto tondo, non un’ombra, non una pieguzza, un fior di galantuomo, un fior di medico, un ottimo organizzatore (anche di presidi sociosanitari contro il bullismo). Su Albertini vice, non si esprime: lascerà decidere ai partiti. A proposito di Sala, verdetto di insufficienza: “Soprattutto in ambito sociale”.  Ammettiamolo: un colpo da maestro, da politico consumato, attaccare Sala da sinistra... Dello stadio Meazza, abbattiamolo/non abbattiamolo, uno dei nodi che dovrà affrontare la prossima amministrazione, non sa che dire: “E’ una questione che va studiata, approfondita. Lo faremo insieme ai partiti e alla città”. Lasciamogli il tempo di applicarsi alla pratica.

Mancano tre quattro mesi alle elezioni. Il Corriere ha già fatto il suo endorsement, ci mancano ancora un po’ di paginate dedicate alla Meloni. Sempre che Cairo per interessi, non esattamente giornalistici, non imponga qualche cautela, ben sapendo che conviene spesso stare con un piede in due scarpe.