Ridurre i consumi elettrici è necessario, come fare deve dirlo la Ue

Quando una crisi, soprattutto quella energetica, coglie “ di sorpresa” perché impreparati a prevederla e ad affrontarla, il rimedio immediatamente consigliato quando non imposto, è quello di ridurre i consumi. Quando il problema è grave e si teme duraturo si ricorre all’austerità. A comportamenti cioè di medio lungo periodo che consentano di alleggerire il peso globale della crisi. Sia pure con sacrifici che questi contenimenti comportano e che non sono uguali per tutti: i più deboli socialmente ed economicamente ne risentono molto più dei più “forti”.

Cinquanta anni fa si affrontò in questi termini la grave crisi internazionale delle fonti di energia con il prezzo del petrolio schizzato verso costi insostenibili. Ma non per tutti. L’Italia più di tutti: per la “naturale “ mancanza di idrocarburi ed altre fonti nel sottosuolo e per la colpevole mancanza di un Piano Energetico Nazionale.

Il gas sotto chiave

Ora tocca al gas. La vicenda è nota e riguarda la prevedibilmente scarsa disponibilità del metano proveniente dalla Russia che copre gran parte del fabbisogno di molti Paesi europei tra cui l’Italia. Poiché la guerra russo-ucraina coinvolge buona parte dei Paesi anche non belligeranti la Russia può decidere di chiudere o socchiudere i rubinetti di Gazprom, che è l’ente che fornisce e vende questa risorsa, come le pare e piace.

Questa pur prevedibile situazione ha colto di sorpresa i Paesi europei russo-dipendenti dalla fornitura i quali (a costi sempre più elevati per quanto oscillanti), per tentare di garantire una sufficiente disponibilità di gas in previsione del non lontano inverno provano a stiparne il più possibile nei propri serbatoi. La Germania ha pressoché completato questo stivaggio. Altri tra cui l’Italia ci provano. Ma può non bastare. Se la guerra dura più a lungo lo stivaggio va comunque verso l’esaurimento e, per quanto in fase abbastanza avanzata, la disponibilità di fonti integrative di quelle tradizionali, vale a dire l’energia da eolico e solare, non consente in tempi brevi di raggiungere l’auspicata autonomia energetica.

Allora scatta l’austerità. E per essere sicuri che questa pratica, che nel caso specifico deve incidere fortemente sulla riduzione dei consumi, l’Unione Europea si accinge a proporre un taglio obbligatorio dei consumi elettrici.

Austerità elettrica

Che c’entrano i consumi elettrici col gas. Entrano perfettamente nel problema perché in Italia, per esempio, poco meno della metà della energia elettrica prodotta annualmente è fornita dal gas. Perché è questa fonte primaria di energia che mette in moto le pale di una turbina che produce energia elettrica (molto semplicisticamente dicendo). Dunque se vogliamo far durare il più a lungo la quantità di gas di cui disponiamo e disporremo bisogna consumarne di meno. E questo, secondo il piano della UE si potrà ottenere contraendo il flusso di energia elettrica nelle ore di punta. Come fare? Come controllare? Con quale libertà per i singoli Stati?

Il rischio di un sostanziale fallimento non è remoto. Mi ricorda la crisi del 1973-74 alla quale facevo prima riferimento quando per limitare i consumi di energia (prodotta dal petrolio) si decise di bloccare alle 23 la durata delle trasmissioni televisive; di limitare la circolazione automobilistica con il ricorso alle targhe alterne; con il folcloristico rilancio dell’uso di biciclette, pattini e carrozze a cavallo… Oggi l’unico risultato concretamente controllabile potrebbe essere solo quello delle gare sportive tutte solo pomeridiane. A cominciare dalle partite di calcio che dovrebbero essere contenute tutte entro le 3-4 ore di luce naturale del periodo autunno-inverno.
Ma a chi tocca la responsabilità del rispetto di tutto questo?

Nelle case ciascuno potrebbe essere libero di agire “secondo coscienza” pur sempre tenendo conto che generalmente una famiglia media non può superare il limite di erogazione di 3 kwh superato il quale “salta” tutto. Per evitare che la coscienza si trasformi in incoscienza potrebbe/dovrebbe intervenire il distributore della energia elettrica.

In Italia questo compito tocca ad una SpA che si chiama TERNA (Trasmissione Elettrica Rete Nazionale) il cui pacchetto azionario è detenuto per il 50 per cento dall’ENEL e che gestisce la rete di trasmissione nazionale italiana attraverso74.855 km di linee elettriche ad alta tensione. Ma Terna in ossequio alle decisioni della Commissione UE potrebbe mai intervenire limitando l’erogazione per tre/quattro ore al giorno?
Insomma austerità che significherebbe? Lavare a mano piatti, stoviglie, e camicie? Usare più lana in casa nelle fredde (sempre meno numerose) giornate invernali? Giocare al calcio sempre alle 12,30? E via inventando?

Mentre scrivo (ore 17 del 13 settembre) la Commissione non ha ancora deciso che cosa proporre e di conseguenza, l’Italia non ha ancora scelto la via da seguire. Il rischio è che 27 Paesi scelgano 27 vie.