Chi irride Veltroni sbaglia. Lo si critichi, ma senza astio

Dopo l’articolo di Walter Veltroni su “Repubblica”, ho letto sui social, accanto a reazioni di consenso. anche sfottò, parole forti, fastidio per l’intervento dell’ex segretario del Pd. Le critiche sono il sale della politica e chi fa politica sa che deve accettare anche quelle più dure. Nel caso di Veltroni, assai più spesso in quello di D’Alema, è invece un fiorire di luoghi comuni conformisti messi in giro dapprima dagli avversari di Veltroni nella sinistra e poi diventati arma letale sui social e nell’irrisione della destra.


Conosco Veltroni da alcuni anni, direi decenni, ho trascorso con lui periodi di lavoro felici, ho condiviso alcune sue battaglie, altre no, mi sono addolorato per lo scontro con Massimo D’Alema e adoperato per una vera pacificazione.
So che al netto degli errori che i due hanno commesso, D’Alema e Veltroni, negli anni post Bolognina e di fronte a una certa improvvisazione di Achille Occhetto, hanno tenuto botta e si sono caricati sulle spalle un popolo disorientato. I galloni li hanno presi allora. Non elenco gli errori di Veltroni né i suoi meriti. Non c’è più tempo da perdere con la personalizzazione, figuriamoci per quella negativa.
Mi interessa sottolineare qual è il cuore delle critiche più roventi, degli sfottò più irridenti.
Veltroni appare il fondatore del “buonismo” con annessi uomini di cultura e spettacolo che hanno divulgato negli anni questa, chiamiamola, “fede”. Oggi “buonista” è parola cattiva. Io penso che “buonista” è la parola, o ne verrà un’altra dello stesso significato, che ha futuro.
Di fronte a un mondo che la destra, anche quella vaticana, incentra sul rancore, l’odio e la divisione, avere il coraggio dei buoni sentimenti, farli ridiventare politicamente corretti è una operazione utile e gigantesca.


Walter viene irriso per il Partito democratico. Qui c’è il punto di maggior sostanza del veltronismo. Io posso testimoniare che Veltroni prima di tutti gli altri ha avuto l’idea del Partito democratico come forma politica di una sinistra rinnovata. La presentò quando fu eletto segretario in modo così affascinante che io, che ero ostile al Pd e propenso ad una Costituente socialista, sentendo il richiamo della mia foresta, mi feci affascinare. Poi andò come andò e quando Walter smise, io finii fra gli apolidi di sinistra dove sono rimasto, anche se talvolta mi piace dare una mano a qualcuno, l’ho fatto ad esempio con Enrico Rossi.
Walter torna riproporre il suo Pd, maggioritario, a maglie larghe, mondialista. Dov’è il problema? Ciascuno di noi può pensare ad una articolazione diversa della sinistra, anche ad una sua componente socialista, ma perché irridere chi crede che ci sia spazio per una forza democratica tout court che combatta la cretineria del sovranismo tornando a svolgere il tema della interdipendenza e cercando le misure e lo spirito per combattere le diseguaglianze?
La sinistra veltroniana, secondo i suoi denigratori, sarebbe romantica. Cazzo, e come la volete, cinica e bara?
Il fatto vero e inquietante è che c’è un’area diffusa della sinistra, anche di quella che non è andata con i rosso-bruni, che pensa che noi sinistra siamo un errore di natura, che tutto ciò che succede accade per colpa nostra. E’ una tesi divertente perché lascia intendere che la sinistra abbia in sé capacità salvifiche che nessuna altra componente ha. Si trascura il piccolo particolare che forze moderate e cattoliche abbiano governato in Occidente con grandi risultati anche senza e contro la sinistra.
Questa “narrazione” colpevolista sulla sinistra colpisce i suoi leader del passato. Fa parte del gioco. Non fa parte del gioco l’irrisione. Quella lasciatela ai leghisti, ai grillini, a questo brutto mondo che dobbiamo combattere.