Bene l'Italia sul vaccino ma evitiamo facili entusiasmi
Speriamo abbiano ragione. Speriamo che la pista per il vaccino anti SARS-CoV-2 in cui l’Italia investirà 185 milioni di euro e sarà capofila di una linea di sviluppo insieme a Germania, Francia e Olanda, sia quella giusta. Speriamo anche che abbiano ragione i più ottimisti tra i media che hanno annunciato, con un minimo di azzardo, che il vaccino sarà pronto entro la fine di quest’anno, quando i quattro paesi avranno a disposizione 300 milioni di dosi, estendibili a 400, e l’Italia potrà contare su 75 milioni di dosi.
Onore al merito: sarà per tutti
Intanto diamo onore al merito: il vaccino al quale AstraZeneca e l’università di Oxford stanno lavorando, con la collaborazione non marginale del bel centro di ricerca Irbm di Pomezia, sarà a disposizione di tutti. Sarà un vaccino universalistico, anche se verrà somministrato in tempi diversi a categorie diverse.
C’è un problema, però, che non dobbiamo dimenticare. Il vaccino ancora non c’è. E non sappiamo se verrà davvero messo a punto. È in fase di sperimentazione. E la sperimentazione, per definizione, non ha un esito certo. Quello che stiamo cercando potrebbe non essere efficace o essere parzialmente efficace (come sembra da esperimenti sui macachi). Potrebbe avere effetti collaterali indesiderabili e per ora non prevedibili. Potrebbe non arrivare primo e, magari, essere messo a punto molto tempo dopo altri vaccini in fase di sperimentazione.
Insomma, non è per fare le Cassandre (per quanto Cassandra aveva visto giusto sulla distruzione di Troia): ma è ancora troppo presto per indulgere a un ottimismo che non sia critico.
Vediamo a che punto è la situazione di ricerca del vaccino contro SARS.CoV-2 in tutto il mondo e poi traiamo qualche conclusione.
In questo momento in tutto il mondo, secondo molte fonti autorevoli, i vaccini anti-coronavirus in fase di sperimentazione sono ben oltre il centinaio. Siamo in presenza di una vera e propria corsa dove è presente anche una quantità di informazione non trasparente. C’è chi, infatti, vuole arrivare primo sia perché il business è alto sia perché il paese che arriva primo ne trae gran lustro. Il vaccino è un pezzo importante sulla scacchiera geopolitica mondiale. Gli Stati Uniti, per esempio, vogliono arrivare primi anche per dimostrare di essere ancora i primi al mondo in fatto di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico. La Cina vuole che accada il contrario anche per dimostrare di essere una potenza tecnoscientifica primaria e di aver superato gli USA.
Tutte le fasi della sperimentazione
Quindi, occhio alle informazioni. Bisogna prendere tutto con le pinze.
Ma queste informazioni ci sono e ci dicono che il progetto di ricerca che AstraZeneca sta conducendo con i centri di Oxford e di Pomezia è tra i più avanzati al mondo: quella dozzina o giù di lì che ha iniziato la sperimentazione sugli umani. Almeno la metà di questi progetti in fase avanzata si sta sviluppando in Cina. Gli altri sono sparsi per il mondo e in Europa, effettivamente, c’è solo questo su cui il ministro Roberto Speranza e i suoi colleghi tedeschi, francesi e olandesi hanno (giustamente) scommesso.
Ma diciamo anche che le fasi di sperimentazione sugli umani sono diverse. Ricordiamole. C’è la Fase 1, con la sperimentazione su un numero ristretto di volontari sani per verificare subito se il farmaco (in questo caso il vaccino) produce effetti indesiderabili. C’è poi la Fase 2, condotta sempre su un numero ristretto di volontari per verificare che l’azione terapeutica o di prevenzione prevista si verifica. Se sì, questa fase serve anche a calibrare le dosi. C’è poi la Fase 3, condotta su un campione più ampio e randomizzato di persone per calibrare meglio il rapporto rischio/beneficio. Superata questa fase il vaccino può essere somministrato a tutti. Infine c’è la Fase 4, che consiste nello studiare gli effetti del vaccino (più in generale del farmaco) ex post. Dopo la sua somministrazione di massa.
Bene, nel nostro caso ci sono almeno una dozzina di candidati vaccini in Fase 1 o in Fase 2. Gli Stati Uniti hanno annunciato in queste ore di averne tre già in Fase 3, ma di questi il vostro cronista non ha ulteriori notizie.
Il candidato vaccino su cui l’Italia ha scommesso 185 milioni di euro ed è capofila con gli altri quattro è al momento il più avanzato al mondo. Ma al momento ancora non c'è. Questa consapevolezza, va detto, è ben presente al nostro governo. Che, stando alle dichiarazioni, si è lasciata qualche altra porta aperta. Ha puntato molte fiches sul progetto Oxford/Pomezia/AstraZeneca certo, ma non ha rinunciato a ricorrere a qualche altro vaccino sia che “il nostro” non dovesse superare la sperimentazione sia che qualche altro vaccino efficace dovesse arrivare prima. Quanto ai tempi, nessuno può dire con certezza quando saranno maturi e neppure se mai lo diverranno.
Dobbiamo sapere che il traguardo è lontano
Riassumendo: bene la scommessa dei quattro governi europei. Bene anche la filosofia universalistica di fondo. Ma sapendo che il traguardo è lontano e che i cavalli in corsa sono moltissimi.
Un grosso rammarico, che non riguarda l’Italia e il suo governo. Sarebbe meglio che l’umanità affrontasse la sfida del vaccino in piena trasparenza e solidarietà, con uno scambio integrale di informazioni, senza coltivare interessi economici e politici. La probabilità di cogliere il risultato anche in tempi più rapidi aumenterebbe, in questo caso.
Ma questa ricerca solidaristica è forse un’illusione coltivata alla fine della Seconda guerra mondiale che portò alla costituzione dell’Organizzazione Mondiale di Sanità a alla dichiarazione della salute come diritto inalienabile di ogni umano. Rispetto ad allora l’impressione è che, in questi ultimi anni, il mondo abbia fatto molti passi indietro e non è bastata la pandemia da coronavirus a riportarlo in avanti