La destra scende in piazza e mostra il suo volto indecente
Sono cadute nel vuoto le parole del presidente della Repubblica che, in occasione delle celebrazioni della festa delle Repubblica, quella che dovrebbe essere di tutti gli italiani, ha invitato “i partiti a superare le divisioni” invitando ad una unità morale che viene “prima della politica”.
La sobria cerimonia all’Altare della Patria, alla presenza delle massime autorità, senza sfilata e con mascherine per tutti, ha avuto come risposta, da parte di coloro che pure erano stati così autorevolmente sollecitati, una manifestazione indecente e offensiva. E anche irrispettosa dei sacrifici che pure gli italiani hanno fatto in questi mesi condizionati dal Covid. Irrispettosa dei morti e delle tante famiglie che li piangono, dei medici e degli infermieri in prima linea che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli altri. Irrispettosa di quanti ora si trovano a combattere con il problema della sopravvivenza che una terribile crisi economia sta mettendo a repentaglio.
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Berlusconi se n’è stato a casa) hanno dato il segno concreto della strutturale mancanza di disponibilità del centrodestra a partecipare alla ricostruzione del Paese. Lo hanno fatto a modo loro, portando in piazza i loro supporter in totale disprezzo delle regole di sicurezza che la presenza del virus ancora impone. E in più, scegliendo il giorno della festa della Repubblica, mettono in scena una evidente contrapposizione alle celebrazioni ufficiali. Quelle sì di tutti, tanto più in questa emergenza senza precedenti.
E invece poche mascherine, molte portate come un gadget, una vicinanza tra umani del tutto irresponsabile, il segno del disprezzo di quanti hanno sacrificato tempo e vita per salvare se stessi ma anche gli altri. Una manifestazione che doveva essere controllata e, sulla carta, di sole trecento persone tra senatori, deputati e amministratori è diventata invece un pericoloso assembramento incontrollato.
Un tricolore lungo 500 metri è stato fatto sfilare per via del Corso, segno che la folla era attesa, che è stata sollecitata. E folla è stata a piazza del Popolo dove Salvini ha potuto finalmente soddisfare l’astinenza da selfie non sottraendosi a nessuna richiesta. E così gli altri due leader che hanno ribadito chiaro e unico l’obbiettivo di abbattere il governo Conte, accusando il premier di non avere mai preso in considerazione le loro proposte per uscire dalla crisi. E hanno concretamente dimostrato che la disponibilità sollecitata dal Capo dello Stato è solo teorica. La vera faccia del centrodestra è quella che si è vista in piazza. Ostile, rivendicativa, negativa, aggressiva.
E come se non bastasse, mentre il presidente Mattarella rendeva omaggio alle vittime di Codogno, loro per tutti gli altri, ribadendo dal cimitero di quella città martire la necessità di “unità e coesione” e invitando a far ripartire proprio da quel luogo simbolico “l’Italia del coraggio e della solidarietà”, nella stessa piazza del Popolo in successione è andata in scena la manifestazione degli arancioni del generale Pappalardo, per l’occasione in grigio con sola pochette del colore del movimento.
I replicanti ancora più aggressivi di coloro che li avevano preceduti, negazionisti del virus, senza mascherina per scelta, rivendicativi del diritto ad avere rapporti umani, i manifestanti hanno chiesto “una libertà di pensiero” che in questi mesi sarebbe stata loro negata da coloro che sono stati obiettivo dei loro slogan, Mattarella e Conte in testa. E poi i giornali, i media, la sinistra. Molto sudati, più rossi in faccia che arancioni, alla fine gli stessi organizzatori hanno dovuto riconoscere di essere qualche centinaio. Buon peso. Ma molto spiacevoli.