Rigassificatori e inceneritori. E se si informassero davvero i cittadini?
È la solita storia mi sono detto leggendo le opposizioni al rigassificatore a Piombino; cioè alla costruzione di un impianto che trasforma il gas liquido trasportato dalle navi metaniere da liquido in gassoso. È la solita storia di quanti nel timore di correre chi sa quale rischio vi si oppongono. Poi ho ascoltato l’intervista a due cittadini di Piombino e mi sono confermato nel giudizio che è la solita storia. Solita ma su un versante diverso che è pur sempre quello del “chi sa quale”.
Si tratta cioè della ricorrente abitudine, vizio direi, di accingersi a realizzare impianti importanti senza preventivamente avvertire la popolazione di che cosa si tratta e di concordare con tutti i portatori di interessi tempi, luoghi e modi. Invece si trascura sempre l’importanza della partecipazione popolare alle decisioni. Specialmente con riguardo allo smaltimento dei rifiuti; operazione per la quale non si dovrebbe prescindere da un dialogo serio e trasparente, tra cittadini e amministratori.
La partecipazione democratica dei cittadini

Questa democratica partecipazione dei cittadini (dei loro rappresentanti di tutte le categorie) è una pratica molto diffusa e con successo nei Paesi dell’Europa settentrionale (Danimarca soprattutto). Si chiama European Awareness Scenario Workshop ed è un metodo che consente di promuovere il dibattito e la partecipazione. Prevalentemente in campo ambientale, soprattutto per la soluzione di problemi propri degli ambienti urbani.
A me è sempre sembrata una partecipazione di grande importanza e tanto più mi sembra lo sia specialmente in questo periodo di negazionismo imperante che segna il passaggio finale (?) dal noto NIMBY (non nel mio giardino) al più drastico invito a non costruire nulla dove che sia con BANANA (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything) sino al risolutivo NO a tutto. (Se ne è scritto su “Strisciarossa” il 26 maggio 2022, “Nimby” e “Banana”, due modi di reagire al fastidio della guerra in Ucraina, qui il link).
La vicenda dell'inceneritore di Acerra
Come dicevo, il tema riguarda soprattutto la costruzione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. E, a questo riguardo, un tentativo di discussione “partecipata” fu fatto, in occasione della costruzione ad Acerra di un impianto di incenerimento dei rifiuti. Il tentativo fu fatto con l’Osservatorio Ambientale istituito con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3369 del 13/8/2004 “per assicurare la più ampia informazione nei confronti della popolazione locale in ordine alle iniziative assunte ed agli esiti della procedura di aggiornamento del parere di compatibilità ambientale dell’impianto di incenerimento dei rifiuti in costruzione sul territorio di Acerra.”
I rappresentanti degli interessi e delle responsabilità con riguardo a questa costruzione erano molti (CNR, OMS, ISS, Protezione Civile…). I cittadini erano rappresentati dal Sindaco che mai partecipò alle riunioni. Personalmente vi partecipai in rappresentanza della Regione Campania.
Il problema non è l'inceneritore, ma come lo si fa

Il risultato finale, sulla scorta delle riflessioni e delle indicazione dei rappresentanti del CNR, della Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità fu che il problema non è un inceneritore, ma come viene costruito, che cosa vi si mette dentro e come si tratta il combustibile. Anche perché l’Italia è il Paese d’Europa con la più severa legge circa la tolleranza delle emissioni in atmosfera di un impianto come questo.
Allora? L’inceneritore (dico inceneritore perchè se dicessi termovalorizzatore i puristi si offenderebbero) è stato costruito e dà un notevole contributo allo smaltimento dei rifiuti. E gli acerrani meno ideologicamente condizionati sanno bene che se di inquinamento ambientale si può e deve parlare per quella terra, si deve ad un pregresso che nulla ha a che fare con l’inceneritore.
Allora è bene fare attenzione a quello che si dice: nelle strade, nelle aule comunali, nelle parrocchie, nelle diocesi, facendo di tutt’erba un fascio. Vale a dire criminalizzando anche “innocui impianti” come quelli di compostaggio la cui costruzione potrebbe risolvere lo smaltimento di oltre il 50 per cento dei rifiuti prodotti.
E sul rigassificatore di Piombino...
Ma poiché addottorati su queste questioni non si nasce, è importante arrivare finalmente e in tempi rapidissimi, a realizzare gli incontri fra interessati e responsabili di cui dicevo all’inizio.
Incontri che con la pratica dell’ Awareness Scenario Workshop durano due – tre giorni e possono portare a conclusioni definitive e condivise.
Dopo avere ascoltato le accorate e, secondo me giuste, doglianze dei due cittadini di Piombino di cui dicevo, se si dovrà fare il rigassificatore in quella città mi sembra doveroso discutere il dove con i rappresentanti di tutti gli interessi locali.
... doverosa una discussione seria e preventiva
Non sarà facile. Non lo sarà perché piombinesi ed elbani sono anche cittadini ai quali i partiti politici chiederanno un voto il 25 settembre. E se la loro tendenza è quella di opporsi alla costruzione di un rigassificatore i Partiti politici, di conseguenza, vi si opporranno anch’essi.
Mentre se almeno uno solo di questi facesse valere la necessità di una democratica e informata partecipazione dei cittadini a questa decisione, sarebbe tanto di guadagnato per chi si fa promotore dell’iniziativa e per i cittadini partecipanti.
Con quale ipotizzabile risultato? È imprevedibile. E se si dovesse decidere che quel rigassificatore a Piombino non si deve fare, questo risultato sarà il frutto non di una scelta di comodo elettoralistico, ma di una decisione scaturita da un confronto tra cittadini democraticamente informati.