Lo sfratto della Raggi
all'istituto storico
per il Medioevo
Il fatto che sia necessaria una buona dose di cultura anche per gestire decorosamente la spazzatura dovrebbe essere noto (anche se così non è, a giudicare dalla condizioni in cui versano molte città italiane, inclusa, a pieno titolo, la nostra Capitale). Però quando la cultura - guarda caso, proprio a Roma - viene trattata come immondizia, si raggiunge il colmo, sconfinando persino nel surreale.
Eppure è proprio quello che sta succedendo: il Comune capitolino, con una comunicazione datata 9/11/2020 e giunta a destinazione il 16 successivo, ha deciso di buttare in un cassonetto il prestigioso Istituto storico italiano per il Medioevo (Isime), nato nel 1883, con la sua enorme biblioteca e tutto il resto. Come? Sfrattandolo - con l’obbligo di fare le valigie “entro 90 giorni” - dai locali di Palazzo Borromini, nel centro storico, in cui è entrato nel 1923 per scelta dell’allora ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele. Ovviamente, nessuno in Municipio si è sognato di offrire un’alternativa per la sede, considerando che - oltre tutto - ospita più di 100.000 libri, spesso unici e preziosissimi.
Chi ha deciso di sbattere fuori l'Isime?
Insomma, una volta che un ministro fascista ci azzecca, che fa il Campidoglio? Lo contraddice, con quasi un secolo di ritardo. Almeno si tratta di un assai tardivo, inappropriato e sgangherato rigurgito antifascista? Macché. Verrebbe da prendersela con la solita burocrazia, se non fosse che come capro espiatorio non funziona più; la scelta è sempre anche, e prima di tutto, di qualche politico, nelle vesti di amministratore pubblico. Vogliamo sperare che la sindaca Virginia Raggi sia stata tenuta all'oscuro pure in questo caso, come in altri, a giudicare dalle cronache (ma gestire una metropoli è complicato, quindi non la invidiamo). Comunque la sindaca ha tempo per porre rimedio, sebbene la clessidra dello sfratto abbia già cominciato a consumarsi.
Facciamo un passo indietro. Dunque, la missiva municipale merita di finire ad honorem tra i documenti in stile burocratico pseudo-medievale (“pseudo” perché il linguaggio è molto antiquato, mentre nel Medioevo certi personaggi - per esempio, un certo Federico II di Svevia e i suoi funzionari - hanno dimostrato ben altra verve e inventiva). L’estensore, in vena di voli pindarici, scrive che “si richiede di rilasciare bonariamente i locali, liberi da persone e cose, entro 90 giorni dal ricevimento della presente…”. Già a questo punto verrebbe da rispondere, in romanesco: “Bonariamente un par de ciufoli!”.
Il mistero dell'archivio capitolino
Quindi minaccia la “riacquisizione forzosa del bene” (viene da immaginare un battaglione di vigili urbani che assediano i medievisti nemici asserragliati sugli spalti) e scrive - senza alcun fondamento, assicura l’Isime - che l’Istituto è debitore di 24.437,88 euro. I locali sono richiesti per le necessità di spazi dell’Archivio storico capitolino, che a sua volta era stato collocato nel Palazzo Borromini dal ministro Fedele. Strano, dato che lo stesso Comune ha restaurato nel 2006 grandi spazi al secondo e al terzo piano dello stesso complesso: destinati al Capitolino e tuttora inutilizzati. Perché prendersela con l’Isime? Mistero.
In attesa che il mistero venga svelato, è il caso di ricordare alla sindaca di cosa stiamo parlando. D’altra parte, in Municipio - ospite del medievale Palazzo senatorio - deve essere arrivata la voce che il Medioevo a Roma e in Italia ha lasciato qualche segno. Ebbene, l’Istituto è conosciuto in tutto il mondo, custodisce un patrimonio gigantesco, realizza e promuove studi e ricerche uniche e molto importanti.
Che cos'è l'Istituto storico per il Medioevo
Venne fondato come nel 1883, per dare "unità e sistema alla pubblicazione de' Fonti di storia nazionale"; assunse il titolo definitivo di Istituto Storico Italiano per il Medio Evo nel 1934. Nel 1923 ottenne - oltre a una parte dell’Oratorio dei Filippini di Palazzo Borromini - anche l'istituzione nella sua sede della “Scuola nazionale di studi medievali per la ricerca e lo studio delle fonti per la storia d'Italia e la loro pubblicazione”. Oggi l’Isime è iscritto all’Anagrafe nazionale delle ricerche ed è sotto la vigilanza del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Inoltre ospita quell’immensa biblioteca specializzata, aperta al pubblico, con più di 100.000 volumi e oltre 760 testate di riviste italiane e straniere.
Questo pedegree forse non basta per evitare il fulmineo sfratto? È il caso di aggiungere che l’Istituto conta nel consiglio direttivo, presieduto dal professor Massimo Miglio, alcuni storici famosissimi persino tra i non addetti-ai-lavori, come Franco Cardini e Alessandro Barbero (a volte citare personaggi noti anche in tv fa strani effetti sui politici… senza nulla togliere agli altri consiglieri, tutti insigni medievisti).
La denuncia di Alessandro Barbero
Proprio Barbero, su La Stampa, nel denunciare lo sfratto, ha definito l’Istituto “uno dei cuori pulsanti di quel corpo oggi un po’ scarnificato dai tagli, ma ancora ben vivo, che è la ricerca storica italiana… È un luogo di incontro, di discussione, di studio; è la casa editrice che stampa e mette a disposizione degli studiosi di tutto il mondo le fonti della nostra storia nazionale… L’amministrazione della capitale fa ancora in tempo a ripensarci, se si renderà conto che in gioco… c’è il posto che la storia del nostro Paese può e deve avere nella scala di valori del nuovo secolo”.
Speriamo. Nell’attesa, cara sindaca Raggi, si informi; e poi informi “chi di dovere”, come scriverebbe chi ha redatto la “medievalistica” lettera di sfratto. Anzi, magari potrebbe firmare anche lei la petizione online contro lo sgombero delle sede, lanciata dall’Isime. Basta cliccare qui: https://bit.ly/35VwcO6 .
Andersen on line
tra Rodari e Munari
Ogni anno, di questi giorni, alla Fiera Internazionale del Libro per ragazzi di Bologna, tra gli stand affollati e supercolorati, non manca mai quello della rivista Andersen, il mensile dedicato al mondo della letteratura e dell’illustrazione per i più piccoli. Ma purtroppo, questa edizione della kermesse bolognese, causa Covid-19, non c’è stata. Inevitabilmente lento anche il servizio postale con cui viaggia la rivista per abbonamento. Per questo la redazione ha deciso di “regalare” il numero di aprile; per riceverlo sarà sufficiente iscriversi alla newsletter (QUI IL LINK), la prossima sarà live verso metà aprile. E se la ripartenza, come già si annuncia, non sarà dietro l’angolo, anche il numero di maggio verrà distribuito allo stesso modo: gratuito via newsletter.
Cosa troverete nel numero della rivista Andersen di aprile? Moltissime le segnalazioni di libri a simulare una sorta di vetrina virtuale tanto più utile ora che le librerie sono chiuse e il settore dell’editoria arranca e teme il peggio. Ma troverete anche molte risorse online con il racconto, intelligente e divertente, di come è nato - da un’idea di Matteo Corradini in coppia con Andrea Valente – il sito “Lezioni sul sofà”, tra i primi, se non il primo, a coinvolgere scrittori e mondo dell’infanzia per offrire storie e molto altro ai bambini costretti a casa.

Quest’anno si celebra anche il centenario dalla nascita di Gianni Rodari, uno scrittore poliedrico che non finisce mai di stupirci ancor oggi. Ed ecco – nel racconto di Walter Fochesato e scavando tra i materiali d’archivio – lo scambio tra il Rodari scrittore e il grande designer/illustratore/grafico Bruno Munari a cui la casa editrice Einaudi aveva affidato l’incarico di illustrare “Il libro degli errori” uscito nel 1964. Un Rodari rispettoso dell’autonomia creativa di Munari gli suggerisce alcune idee o meglio alcuni suoi desideri. Ad esempio, gli piacerebbe che alcuni suoi “errori” creativi venissero illustrati con “dei bei disegni sbagliati da far accapponare la pelle”.“Che ne direbbe se stampassimo qualche pagina a rovescio”, suggerisce Rodari a Munari.
I due – si sa - quanto a fantasia e anticonformismo fanno a gara. Ma Rodari, che conosce bene il mondo della scuola, lo mette anche in guardia: “Tenga soltanto conto – gli scrive - dello scarso livello di vivacità intellettuale di una larga parte del nostro insegnante: ciò che è chiaro ai bambini…spesso è astruso e ostrogoto ai professori di scuola media. Urlarli è lecito: schiaffeggiarli addirittura sarebbe come precludere al libro l’ingresso nelle bibliotechine della nuova media unica. Mi preoccupano meno le elementari: i maestri conoscono meglio i bambini e non si spaventano”. In quest’ultima affermazione sta forse l’orgoglio del Rodari ex maestro elementare.
Munari non seguirà del tutto le indicazioni suggerite dallo scrittore per le illustrazioni, sceglierà un registro in parte diverso, minimalista, in bianco e nero, profondamente innovativo anch’esso. Con un risultato a tratti sorprendente che potrà essere (si spera presto) visto in una mostra (che è anche un libro) dal titolo “Tra Munari e Rodari” al Palazzo delle Esposizioni, a Roma, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario del grande Gianni Rodari.
Evviva i raffreddori
se vanno in biblioteca
In tempi di Coronavirus un semplice raffreddore può apparire un amico sopportabile e persino consolatorio rispetto al rischio del contagio sconosciuto. Un bel raffreddore, un gran raffreddore, un raffreddore banale, di testa, passeggero o trascurato è quanto troverete nel bellissimo album del geniale André François dal titolo “I raffreddori”, edito da Orecchio Acerbo, da pochi giorni in libreria.
L’autore, di famiglia ungherese, nato a Timisoara nel 1915 quando la città della Romania faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico, è scomparso nel 2005 lasciandoci bellissime opere grafiche, albi illustrati, meravigliosi poster che rappresentano un ponte tra il design moderno e la grafica contemporanea. Suoi i primi manifesti che pubblicizzarono le Galeries Lafayette a Parigi, dove vivrà a lungo, o le opere grafiche per l’Esposizione universale del 1937, senza contare le copertine per riviste come Le Nouvel Observateur o il New Yorker.
I suoi album per i più piccoli sono ricchi di un umorismo contagioso, bellissimi anche per noi adulti per il tratto essenziale e per le trovate umoristiche e un po’ surreali. Vi siete mai chiesti perché il raffreddore non si è mai estinto e esiste da chissà quanti millenni? Bene, il nostro autore vi svelerà il segreto di una sopravvivenza così duratura e tenace.
Altro titolo in tema è la divertente storia di Michela Guidi, “Ecciù! La biblioteca ha il raffreddore” (Feltrinelli Kids) con le illustrazioni di Shu Garbuglia. Protagoniste sono le goccioline liberate da uno starnuto e che, uscite dal naso, si recano in una biblioteca dove scoprono un mondo di conflitti, di paure, di ripicche. Ci sono le guerre tra enciclopedie, tomi sapienti e raccontini per bambini. C’è il fracasso assordante dei libri sonori e le paure degli albi strattonati e maltrattati dai più piccoli. Figuriamoci i litigi quando anche i libri sono contagiati e prendono il raffreddore. Senza contare il gatto della biblioteca che si aggira guardingo. Insomma, un mondo inaspettato e insospettato si apre davanti alle goccioline del raffreddore a parlarci dei libri come fossero degli esseri viventi. E, in fondo, un po’ lo sono quando ci regalano passioni e avventure, talvolta anche la noia o persino un’avversione ostinata verso un protagonista che aspetta, sul comodino accanto al letto o sullo scaffale della libreria, di essere cercato e letto.
Oodi, la biblioteca multitasking
Aprirà a dicembre 2108, nel quartiere centrale di Töölö, a Helsinki, in Finlandia, un edificio che si chiama Oodi. Per varie ragioni sarà un avvenimento mondiale. Oodi completerà, di fronte al parlamento, il quadrato della cultura nella capitale. Sorgerà infatti accanto al Centro musicale di Helsinki, la Finlandia Hall, alla Sanoma House, sede del gruppo editoriale, e di fronte al museo d’arte contemporanea Kiasma. Oodi sarà una biblioteca. Offrirà anche tutto ciò che si può sperare di avere e di fare in uno spazio culturale gratuito, pubblico e non commerciale. Vetro, legno di abete rosso e un traslucido soffitto ad onde si rifletteranno sulla baia Töölönlahti, circondata dal parco, con la vegetazione tipica del Nord Europa del parco e dal giardino d’inverno.
E’ speciale anche il nome, scelto tra 2600 proposte arrivate al Comune di Helsinki in un concorso di idee. La sindaca Ritva Viljanen aveva chiesto, a nome della giuria, “un nome facile da ricordare, corto, semplice da pronunciare e da spiegare al pubblico internazionale, che funzioni in molte lingue. Infine legato alla letteratura”. Oodi, ode, componimento lirico amoroso o civile, cantato fin dall’antica Grecia, ha vinto per forza evocativa ed eleganza. Il costo totale dell’opera è di 98 milioni di euro; di questi 30 dati dallo Stato. Il progetto è di ALA, società guidata da architetti finlandesi specializzati in spazi pubblici e culturali. Hanno fatto anche il nuovo teatro e l’auditorium a Kristiansand, in Norvegia.
I tre piani di Oodi, avranno funzioni diverse per i 13.000 utenti previsti ogni giorno: al primo piano vi sarà un cinema, spazi per mostre organizzate anche dagli stessi utenti, spettacoli. Sempre al primo piano funzioneranno i nastri per la restituzione dei libri e dei video, mentre i punti prestito, gli scaffali, i computer saranno in tutto l’edificio. Saranno disponibili in sede, fin dall’inizio, 100.000 titoli su diversi supporti. Al secondo piano i cittadini potranno organizzare o partecipare ai laboratori. Non necessariamente letterari. Avranno a disposizione tutto il materiale necessario per fare riparazioni di falegnameria e altri oggetti, cucire e tenere corsi pratici. Allo stesso piano alcuni studi di registrazione musicale per chi volesse produrre una sua esecuzione, salette per incontri di lavoro o associativi, postazioni ufficio acusticamente isolate per i free-lance o chi non ha ancora un lavoro avviato, aule per lezioni, stanze dedicate ai giochi e videogiochi. Libri, scaffali e pannelli con le novità editoriali ovunque. Ogni piano sarà anche a misura di bambino. Infine il terzo piano, ondulato in alto e trasparente alle pareti, chiamato il Paradiso del libro, sarà dedicato al relax e alla lettura, con un caffè e il panorama di Helsinki. Il cinema, che aprirà nel 2019, sarà gestito dall’Istituto nazionale degli audiovisivi e proietterà dalla mattina alla sera classici, film d’intrattenimento e rare gemme sulla storia e la natura in Finlandia. Oodi sarà aperta dalle 8 alle 22.
Uno studio dell’Unione Europea (Commissione cultura, 2017) descrive come le 65.000 biblioteche pubbliche dell’Unione abbiano 100 milioni di visitatori, quindi un quinto della popolazione. Nel Nord Europa questa percentuale sale a quasi due terzi. Le biblioteche sono le istituzioni culturali più frequentate. Sono uno spazio “non autoritario” (si può leggere ma anche parlare o dormicchiare sentendosi in un rifugio confortevole), “non commerciale, pubblico e culturale”, dove le persone sentono che nulla di male può accadere. L’iniziativa Biblioteche Pubbliche 2020, per iniziativa della Readind & Writing Foundation, Fondazione Leggere e Scrivere, vuole creare un gruppo di pressione che indirizzi maggiori energie dell’Unione Europea su queste oasi urbane.
Lo scrittore e docente universitario americano El Doctorow, morto tre anni fa, affermò che “i tre documenti più importanti che una società democratica rilascia sono il certificato di nascita, il passaporto e la tessera della biblioteca”. Nell’ultimo caso poi si tratta di un documento sicuro e profittevole per le casse pubbliche: non si è mai visto una biblioteca fallire, mentre molte città europee che hanno voluto inseguire l’effetto Bilbao, dove sorge il museo Guggenheim progettato da Frank Gehry, non sono riuscite a replicare il successo di pubblico della città basca. Le nitide linee architettoniche delle biblioteche del Nord attraggono un flusso costante di cittadini. Bodø, in Norvegia, è all’interno del circolo polare artico. La Biblioteca, 6.300 metri quadrati, e l’auditorium, nuova sede permanente all’Artic Philarmonic, 11.200 metri quadrati, due edifici gemelli, sono costati in tutto 110 milioni. Riflettono i colori della baia e la luminosità del cielo artico. Più prosaicamente, sono costati relativamente poco e consumano ancor meno. Una storia simile anche in Danimarca, per DOKK1 (attracco 1) nella città di Århus. Aperta nel giugno del 2015, ha già raggiunto i 350.000 titoli in prestito. In questo caso i media digitali sono la maggioranza, pur abbondando i libri. Imprese culturali a bassissimo rischio, le biblioteche coltivano ogni giorno le virtù piccole e importanti della cittadinanza.
Scritto o orale, il libro è contagioso
Come si diventa degli appassionati lettori? Molto spesso lo si deve a un’esperienza infantile di vicinanza con il libro e di fascinazione per le storie. Del resto, sulla narrazione si fonda gran parte del tessuto sociale di molte comunità africane dove il racconto orale è passaggio di esperienza, condivisione di mondi e vite vissute.
La Nobel per la pace Wangari Maathai, la keniota che ha creato un vero e proprio movimento verde piantando alberi nel suo paese distrutto dalla deforestazione, racconta che da piccola, nel villaggio dove è cresciuta, tutti sapevano raccontare storie, non solo gli adulti ma anche i bambini. Seduti attorno al fuoco, attendendo che il cibo cucinasse, tutti si trasformavano in cantastorie. E più era lunga la cottura del cibo, più lunghe ed elaborate erano le storie.
Oggi non ci sono fuochi all’aperto da sorvegliare, cibi da cucinare mentre si raccontano storie. Le librerie e le biblioteche sono piene di libri a disposizione. Eppure il fascino del racconto e della lettura ad alta voce resta con tutte le sue suggestioni e con tutti i suoi poteri “benefici”. Ne parla Fulvia Degl’Innocenti, giornalista e scrittrice in “Il libro contagioso” (Gulliver EDB). Scrive di come la lettura dell’adulto al bambino piccolo funzioni da potente scambio emotivo e da rassicurazione. Il racconto non è solo un insieme di parole ma anche evocazione di atmosfere. Quando raccontate visualizzate l’immagine, raccomanda Fulvia Degl’Innocenti, sarete più credibili, più convincenti, più ammaliatori. E non smettete di leggere anche quando vostro figlio varcherà il portone della scuola elementare o di inventare insieme storie.
“Il libro contagioso” alterna analisi, informazioni e commenti a storie fiabesche da leggere ai più piccoli che, una volta cresciuti, se saranno fortunati, incontreranno il libro, la lettura e il racconto in molti altri luoghi: a scuola, in biblioteca, tra il gruppo dei pari. Magari ritroveranno la stessa magia dell’ascolto assistendo a letture ad alta voce fatte a una platea più vasta. Le esperienze non mancano. Anzi sono in crescita.
E se volete trasformarvi in un “lettore pubblico” ecco cosa raccomanda la superesperta Carla Ghisalberti: dotatevi di una buona capacità di scelta del libro da proporre, approfondite la conoscenza di quello che volete leggere, mettetevi in gioco, sappiate ascoltare, sfoggiate la vostra miglior capacità comunicativa e, infine, siate sicuri di voi stessi. Ce la farete!
Indici di ascolto
Ci stiamo avvicinando ad una cultura subordinata ad indici d'ascolto. Ma una cultura che si subordina agli indici d'ascolto è una cultura persa. Si può fare cultura solo in opposizione agli indici d'ascolto o a dispetto di un indice basso. Quando la tanto decantata varietà dell'informazione si sarà definitivamente svelata come varietà propagandistica, allora si ritornerà con desiderio ai libri. Speriamo che prima di allora le biblioteche non siano vuote.
Heinrich Böll
Bill e le biblioteche della legalità
Bill è il nome di un gettonato prodotto Ikea diventato sinonimo di libreria, lettura, libri. Un simbolo democratico, perché economico e perciò accessibile ai molti, capace di adattarsi ai luoghi attraverso un intelligente sistema di incastri e composizioni.
Bill è anche il nome di un progetto che nasce da una biblioteca molto democratica e speciale che mette assieme letture e senso civico, libri e legalità, capace di adattarsi alle varie realtà e agli ambienti in cui si radica. E che, non a caso, si chiama “biblioteca della legalità”. La sfida è di stabilire un dialogo con i giovani attraverso la lettura di storie che nascono da un’immersione nella realtà, per rileggerla, interpretarla, cambiarla. A promuoverla ci sono molte sigle; la Fattoria della legalità, che sorge nel comune di Isola del Piano, nella provincia di Pesaro e Urbino, in una terra confiscata alla ‘ndrangheta, l’associazione Libera, IBBY, l’Associazione italiana biblioteche, l’Associazione nazionale dei magistrati.
E’ una biblioteca itinerante, una messa in rete di esperienze. Unico impegno per chi fa rete è il dare vita a iniziative di formazioni per insegnanti ed educatori e di promozione della legalità attraverso le storie. Per farlo ci sono a disposizione 202 titoli di libri per ragazzi, attentamente selezionati. Sono storie di mafia, di guerra, di migrazioni. Ma vi sono anche la filosofia, l’etica, la nostra Costituzione, l’ambientalismo, la solidarietà in questo bagaglio che intende la legalità come senso civico, come attenzione al bene comune nel rapporto tra individui e tra questi e il collettivo.
Ed ecco nella lunga lista (la trovate sul sito della biblioteca www.bibliotecadellalegalità.it) l’accostarsi di nomi di autori italiani e stranieri, scrittori di grido e di nicchia, classici ed emergenti, la poesia e il fumetto. Ci sono Calvino e Zero Calcare, Christophe Leon e Jimmy Liao ma anche Niccolò Ammaniti, Pierdomenico Baccalario, Janna Carioli, Luisa Mattia, Mino Milani, Maria Nicolaci, Loredana Lipperini e molti altri. Impossibile citare tutti ma vale la pena dare un’occhiata alla lista di titoli e autori in rete per costruirsi il proprio personale piano di letture della “legalità” da proporre ai più piccoli o ai già adolescenti.
Tra le tante iniziative in tema, una si terrà a Roma, dal 6 all’8 ottobre, alla Biblioteca Collina della Pace - anch’essa bene confiscato alla mafia, in questo caso alla temutissima Banda della Magliana - entrata a far parte del progetto Bill lo scorso 23 aprile. All’appuntamento romano ci saranno insegnanti, bibliotecari, educatori per un corso di formazione gratuito (serve però la prenotazione) dal titolo “Biblioteca e cultura della legalità” promosso, tra gli altri dal Forum del Libro e dal sistema delle Biblioteche di Roma.
“Obiettivo del progetto è anche lo sviluppo di un modello di gestione della biblioteca che possa agevolmente essere replicato in altri territori, tramite l’acquisto dei titoli, creando così una rete di esperienze e momenti di condivisione”, racconta Paolo Fallai, che delle Biblioteche di Roma è presidente. E annuncia la presentazione del progetto alla prossima Fiera di Più libri Più liberi, dedicata all’editoria indipendente, in programma a dicembre e che alla legalità dedicherà una intera sezione. Ma prima ancora, le tante librerie Bill nate un po’ ovunque si incontreranno a Fano, il 4 e 5 novembre, per una kermesse nazionale di scambio e confronto.