Svezia, cresce l’estrema destra
L’ultima volta che i socialdemocratici svedesi non ce la fecero ad arrivare primi alle elezioni nel voto popolare, la prima guerra mondiale era iniziata da due mesi. Scattò comunque a loro favore il maggior numero di seggi. Dalla svolta democratica del 1917 in poi, le coalizioni di sinistra hanno largamente e quasi ininterrottamente prevalso. Nessuna forza politica ha dominato un Paese europeo come i Socialdemokraterna.
Quell’epoca sta per finire: a pochi giorni dal voto di domenica 9 settembre, i sondaggi accreditano l’estrema destra dei nazionalisti conservatori di Sverigedemokraterna, i Democratici Svedesi, tra il 20% e il 24,2%. Potrebbero arrivare a controllare il parlamento, che ha in tutto 349 seggi, se dovessero ottenere il 25% o più. Visto l’andamento dei poll nelle ultime settimane non è un’eventualità remota. Un secondo posto sarebbe comunque un risultato inimmaginabile fino all’anno scorso. I socialdemocratici sono già certi di ottenere il peggior risultato degli ultimi cento anni.
Paolo Borioni, che insegna storia delle teorie politiche e storia del Nord alla Sapienza, aveva presentato su Strisciarossa un vasto studio della confederazione sindacale svedese LO su populismo di destra ed eguaglianza. Una ricerca che trova conferma negli avvenimenti di queste ultime settimane di campagna elettorale.
La destra continua a imputare all’immigrazione (200.000 arrivi in quattro anni in un Paese di 10 milioni di abitanti) una minaccia per l’identità nazionale, per il benessere generato dal welfare, per l’occupazione. I dati macroeconomici smentiscono questa rappresentazione. La disoccupazione è al livello più basso, la crescita è prevista attorno al 3% quest’anno, la criminalità, malgrado l’amplificazione di singoli episodi, è addirittura scesa.
D’altra parte è vero che le disuguaglianze di reddito stanno crescendo più velocemente che in ogni altro Paese dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che raccoglie 34 nazioni democratiche e con una libera economia di mercato. Una spina nel fianco per un Paese che si è sempre vantato della propria impostazione egualitaria.
Ulf Bjereld, professore all’università di Gothenburg, pensa che la sinistra non abbia avuto un punto evolutivo e si sia trasformata in un élite disconnessa dai cittadini: “La socialdemocrazia – scrive- è sorta quando è sorta la società industriale. Oggi c’è una nuova società e ci sono tanti partiti vecchi. Crescono allora i populismi di destra”. Politiche trasformative e di distribuzione della ricchezza nell’epoca della finanza richiedono competenze e linguaggi diversi rispetto all’epoca della fabbrica.
Il primo ministro Stefan Löfven, un lavoratore metallurgico cresciuto nel sindacato, ha cercato di parare i colpi, partendo dalle polemiche sugli immigrati, accusati dalla destra di essere pigri, di rubare fondi pubblici che potrebbero andare agli svedesi, di essere protagonisti di episodi di criminalità, di avvelenare l’identità della Svezia. Ha promesso che ora vi saranno politiche di ingresso a lungo termine e ha promesso di affrontare le disuguaglianze sociali. Negli ultimi dieci anni il prevalere degli interessi economici privati, il taglio alle tasse e le privatizzazioni, soprattutto nel settore del welfare, hanno eroso l’uguaglianza in settori considerati un bene universale.
Da parte sua Jimmie Åkesson, leader della destra nazionalista di SD (Democratici Svedesi) punta a dare la spallata finale conquistando più voti tra le donne e proprio tra gli immigrati. Aveva definito il numero crescente di musulmani come “la nostra più grande minaccia esterna dopo la seconda guerra mondiale”, eppure blandisce chi, tra i nuovi arrivati, è pronto ad assimilarsi. I sondaggi dicono che a maggio scorso il partito di Åkesson poteva già contare sul 12% dei voti degli immigrati. “Accadono molti crimini nelle periferie quando vi vivono tanti stranieri – ha detto il leader dell’estrema destra- ora questi stranieri capiscono che sono le loro macchine a essere bruciate, che sono i loro bambini a piombare nel caos”. I parchi e i campi gioco ben tenuti di Rosengård, dove alcune auto erano state danneggiate, non sembrano proprio l’inferno descritto, ma la campagna elettorale è martellante, i concetti veicolati sono facili, emozionali, confermativi.
Il pieno di voti per Jimmie Åkesson viene comunque dall’elettorato giovane, cha trova convenzionale e vecchia la socialdemocrazia, e dalle zone rurali, dove stanno chiudendo le industrie, le scuole, i reparti di maternità. Una ricerca della compagnia Sifo prevede che la destra estrema supererà il centro moderato per divenire il secondo partito. Nel sistema proporzionale svedese 310 parlamentari sono eletti direttamente dai cittadini dei loro collegi, mentre 39 seggi sono distribuiti come “mandato di equiparazione”, affinché la distribuzione dei partiti nel Paese sia quanto più possibile proporzionale al numero di voti.
Oggi in Svezia vi sono tre alleanze: una di sinistra, con i socialdemocratici, i verdi e il partito della sinistra; la cosiddetta “Alleanza”, formata dal partito moderato, dal partito di centro, dai liberali e dai cristiano-democratici e, infine, l’estrema destra dei democratici svedesi che sono da soli. Un terremoto elettorale rimescolerà completamente le carte politiche di questa antica socialdemocrazia.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati