Antimafia, la destra sceglie la deputata “vicina” allo stragista nero
A più di sette mesi dall’inizio della legislatura il governo del “facciamo tutto noi presto e bene” si è finalmente ricordato che bisognava eleggere i vertici della Commissione bicamerale Antimafia che, in un Paese come l’Italia storicamente alle prese con il cancro della criminalità organizzata, non è certo impegno da poco.
Non si poteva perdere ancora tempo e non c’era altra giustificazione per il ritardo. E così nel giorno dell’eccidio di Capaci in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo, puntando sull’effetto simbolico della scelta della data, a guidare la Commissione tra le più impegnative è stata eletta Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, 37 anni, candidata dal centrodestra ma più che altro amica della premier con cui ha condiviso, pur avendo qualche anno di meno, l’iscrizione alla sezione di Alleanza nazionale della Garbatella, evidentemente una vera fucina di politici di primo piano nella destra imperante. Un titolo non da poco anche perché della deputata ora presidente non si trova alcuna traccia, tanto per dire, di una competenza in materia. Non certo per gli studi dato che al suo attivo c’è una stentata maturità classica e un tentativo subito arenato di portare avanti alla Luiss un corso di laurea in scienze politiche.

Colosimo è stata eletta solo dai suoi, 29 voti con un assente. L’opposizione non ha partecipato al voto poiché la candidatura andata poi in porto era stata contestata nei giorni scorsi anche per le notizie rese pubbliche da Report su una vicinanza tra la deputata di Fratelli d’Italia e con Luigi Ciavardini, l’estremista nero dei Nar condannato a 30 anni per la strage di Bologna, a 13 per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a 10 per quello del giudice Mario Amato.
Inutile si è dimostrata la richiesta delle opposizioni, Pd, Cinque Stelle e l’alleanza Verdi e Sinistra rivolta al centrodestra di individuare un diverso rappresentante della maggioranza, una figura al di sopra delle riserve espresse e sulla quale non pendesse l’ombra nera del dubbio, peraltro ampiamente smentito dalla diretta interessata. Abbandonare l’aula è stata una scelta obbligata. Inutile è stata la presa di posizione di molti familiari delle vittime che in una lettera hanno definito un insulto alle famiglie l’aver proposto la candidatura della deputata, vicina ad uno “stragista mai pentito”. A loro, “sbigottiti” per la scelta che” avrebbe giganteschi conflitti d’interesse”, e cioè tra gli altri a Giovanni Impastato, a Salvatore Borsellino, ai familiari dei morti di piazza della Loggia, di piazza Fontana e della stazione di Bologna la risposta che è stata data è quel volto all’unanimità seguito da uno scrosciante applauso, di quelli che al quinto piano di San Macuto non si erano quasi mai sentiti.
A incarico conquistato, completate le nomine dell’ufficio di presidenza, ovviamente Colosimo non ha potuto esibirsi sulla futura attività della Commissione ma ha dovuto dare la sua versione sulla frequentazione con Ciavardini. Lunga, articolata e assolutoria. “Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto, cioè incontrare persone che sono state o sono detenute. Conosco Ciavardini esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato la loro pena”. La neoeletta presidente avrebbe partecipato a iniziative del Gruppo Idee, un’associazione che opera nel mondo delle carceri con a capo Germana De Angelis, sorella di Marcello, che è responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.
Il muro contro muro ancora una volta è stata la via scelta dalla maggioranza. La forza dei numeri. La mancanza di dialogo. Si attendono le repliche di questo atteggiamento per le nomine in Rai che dal 25 diventeranno concrete e non solo ipotesi e voci di corridoi. Piatto ricco per affamati commensali. E poi ci sono le presidenze per gli Affari regionali, il federalismo fiscale, Schengen, il femminicidio. Una bella prova per la presidente del Consiglio a corto di truppe qualificate ma ricca di amici e parenti.
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