Stiamo forse correndo troppo a ridurre le misure anti-Covid?
I paesi europei stanno attuando un allentamento delle restrizioni anti Covid troppo “brutale”? Qualcuno lo pensa. In particolare è di questa opinione il direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge che ieri durante una conferenza stampa tenuta in Moldova, ha detto che “18 Paesi su 53 della nostra Regione europea hanno visto un aumento di Covid-19 nella scorsa settimana, mentre la mortalità sta ancora diminuendo”. Fra i Paesi in cui si registra un aumento ci sono “l‘Italia, il Regno Unito, la Francia, la Germania e altri”. Due ragioni, per Kluge, sono dietro questo fenomeno: da un lato la variante BA.2,

detta anche Omicron 2, del virus SARS-CoV-2, che è molto più trasmissibile delle varianti precedenti, benché – ha aggiunto – non sia più grave. Dall’altro il fatto che alcuni Paesi “stanno allentando le restrizioni in maniera brutale. Da troppo a troppo poco”. Kluge ha poi aggiunto che “dovremo convivere con Covid-19 per un certo tempo, ma questo non significa che non possiamo uscire dalla pandemia”.
Un virus che corre
Omicron 2 in effetti corre. Nel gene che codifica per la proteina spike, quella che si trova sulla superficie del virus, la nuova variante del virus presenta 8 mutazioni rispetto a Omicron 1. Sembra che siano queste mutazioni a renderla più trasmissibile. Uno studio inglese ha mostrato che in media ci vuole meno tempo perché una persona infettata con Omicron 2 ne infetti un’altra rispetto alle varianti precedenti. E uno studio effettuato a Hong Kong mostra che durante un focolaio di Omicron 2 in un condominio, il contagio raddoppiava ogni 1,28 giorni. Le domande ora sono numerose: il vaccino protegge contro questa nuova variante? E l’immunità acquisita con una infezione precedente protegge? Inoltre, la malattia causata da Omicron 2 è più o meno grave rispetto a quella causata da Omicron 1?
Risposte definitive non si hanno, in fondo Omicron 2 è nata da poco, tuttavia dai primi studi sembrano emergere alcuni elementi interessanti.
Primo: Omicron effettivamente riesce a evadere almeno parzialmente la protezione offerta dai vaccini, tuttavia i vaccini continuano a proteggere le persone dalla malattia grave, in particolare coloro che hanno ricevuto anche il terzo richiamo. In sostanza, I vaccini rimangono efficaci contro l’ospedalizzazione che, invece, nelle persone non vaccinate è alta anche con l’infezione dovuta a questa variante, come si è visto ad Hong Kong dove la vaccinazione ha raggiunto relativamente pochi anziani. Questo è sicuramente vero per Omicron 1, ma sembrerebbe vero anche per la variante Omicron 2. Uno studio condotto in Qatar mostra che la protezione contro l’infezione si abbatte al 10% dopo 4-6 mesi dalla seconda dose (quindi piuttosto bassa) mentre risale dopo il terzo richiamo e vale soprattutto contro il manifestarsi del malattia grave. Ma naturalmeente bisognerà aspettare studi più corposi per dire qualcosa di più definitivo.
Secondo: benché Omicron 1 fosse capace di evadere l’immunità sviluppata da una persona dopo essersi infettata con una precedente variante, ad esempio Delta, questo non sembra essere vero per Omicron 2, infatti secondo l’OMS l’infezione da Omicron 1 fornisce una protezione elevata contro l’infezione da Omicron 2.
Altamente contagioso
Terzo: benché sia altamente contagiosa, la variante Omicron 1 sembra causare una malattia meno grave poiché interessa le vie aeree più alte. E Omicron2? Una ricerca inglese e una danese sembrano confermare che la nuova variante non porta con sé un aumentato numero di ospedalizzazioni, anche perché il numero degli immunizzati, o perché hanno avuto il Covid o perché vaccinati, è ormai elevato. Naturalmente, però, bisogna valutare il fatto che infettando molte più persone, il numero complessivo degli ospedalizzati può aumentare.
Un altro elemento da prendere in considerazione è quello relativo alla quarta dose. Un piccolo studio israeliano sembra mostrare che la quarta dose di vaccino riporta la quantità di anticorpi al livello osservato dopo la terza dose, ma fornisce solo un modesto incremento della protezione contro l’infezione. Tanto che – dicono i ricercatori – le persone che sono giovani e in salute probabilmente non avrebbero benefici da una quarta dose di fronte a Omicron 2.
Per il futuro, si legge in un articolo pubblicato su Nature, sarebbe importante che i ricercatori smettessero di mettere a punto vaccini contro una singola variante e focalizzassero la loro attenzione su vaccini che funzionano contro i coronavirus in generale. Questa sarebbe davvero una svolta fondamentale. Anche perché le misure di restrizione, lo sappiamo, sono misure temporanee, da prendere in attesa che qualcosa cambi, magari da eliminare in modo più graduale, come suggerisce Kluge, ma non possono essere mantenute troppo a lungo, pena la tenuta sociale del paese.
Lo stesso Kluge nel suo intervento ha suggerito 4 mosse per uscire dalla pandemia che si possono aggiungere alla richiesta della comunità scientifica rivolta a chi si occupa dei vaccini: proteggere i vulnerabili, rafforzare i sistemi di sorveglianza e sequenziamento dei virus, avere accesso ai nuovi antivirali, occuparsi del carico long Covid e del carico sulle altre patologie.
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