Speranza: “Renzi?
Ormai è il passato”

“Renzi? Voglio occuparmi del futuro, non del passato”, dice Roberto Speranza in questa intervista a strisciarossa. Domenica si svolgerà a Roma l’assemblea nazionale per la lista unitaria della sinistra e il coordinatore di Mdp spiega quali saranno i temi centrali di questa rifondazione: “Il lavoro, innanzitutto, l’uguaglianza, i diritti, i beni pubblici. Vogliamo offrire un’alternativa ai cittadini, una speranza nuova”. Sulla trattativa mancata con il Pd dice che “non ha senso unirsi con progetti diversi”. E aggiunge: “Non siamo disposti a un ruolo ancillare”. Se dovesse scegliere un leader a cui ispirarsi sceglierebbe Corbyn. “Quel suo slogan ‘per molti, non per pochi’ è un programma politico di sinistra”. E il vostro leader chi sarà? Sarà Grasso a salvare la sinistra italiana? “Grasso è un esemplare servitore dello Stato e farà le sue scelte. Ma sia chiaro, nessun uomo solo salverà la sinistra se non ritrova se stessa e la sua missione dalla parte dei più deboli. Serve una scossa per costruire una sinistra che non imita la destra”.

Partiamo dal fallimento della trattativa per una nuova alleanza di centrosinistra. Perché non se ne è fatto nulla? Di chi la colpa? Davvero era impossibile anche provarci?

La rottura di questi anni è avvenuta nella società molto prima che in Parlamento su temi che riguardano la vita delle persone: il lavoro, la scuola, l’ambiente, il fisco. Il punto per noi è cambiare radicalmente un’agenda fallimentare che ci ha portato a lasciare il partito che avevamo contribuito a fondare. Il Pd non vuol cambiare e, legittimamente, rivendica la sua agenda. Unirsi con progetti così diversi non avrebbe senso.

Fassino dice che la colpa è vostra perché avevate già deciso tutto…Tu, in quanto coordinatore di Mdp, non l’hai nemmeno incontrato: non è stato un bel segnale, non pensi?

A Fassino sono legato da affetto e amicizia personale. Ci siamo parlati più volte. Ma stiamo alla sostanza. Il Pd è semplicemente alla ricerca di qualche lista civetta per provare a fronteggiare una legge elettorale profondamente sbagliata, approvata con i loro stessi voti. Noi non siamo disponibili a svolgere questo ruolo ancillare.

E non ti spaventa l’idea che la divisione nel centrosinistra possa far vincere la destra oppure i Cinque stelle?

Le destre sono così forti perché le politiche sbagliate fatte dal centrosinistra gli hanno tirato la volata. I Cinque stelle prendono i voti degli insegnanti arrabbiati, la Lega fa il pieno nelle fabbriche del nord. Senza un cambiamento radicale delle politiche, l’unità diventa solo un’alchimia elettorale. Eravamo uniti a Sesto San Giovanni, a Genova e a Monfalcone, città importanti, tradizionalmente di sinistra, ma abbiamo perso perché, se le politiche restano sbagliate, i nostri elettori se ne stanno a casa.

Il problema è che c’è il rischio che torni Berlusconi. E ritorna con una benevola accoglienza, basti pensare a quel che ha detto Scalfari. Ma non è scandaloso che si dimentichino le condanne e ciò che è stato e ha fatto Berlusconi?

Io non dimentico le malefatte di Berlusconi. Ma bisogna riconoscere che lui torna per il fallimento di questa ultima stagione politica, che ha provato ad affascinare gli elettori di centrodestra e ha immaginato di arginare i Cinque stelle. Nessuna delle due cose è avvenuta. La sinistra ha rinunciato alla sua agenda e alla sua identità, spesso negandola. Così è diventata subalterna ed ha smesso di rappresentare una fetta larga della società.

Non ti chiedo tra Berlusconi e Di Maio chi sceglieresti perché mi pare una domanda sciocca e fondata sul nulla visto che non voteremo con un ballottaggio. Ti chiedo: il tuo giudizio sulla destra e sui Cinque stelle ha lo stesso grado di preoccupazione?

Mi ha colpito la recente frase di Di Maio: “faremo noi la rivoluzione liberale che Berlusconi ha promesso e non è riuscito a fare”. Così i Cinque stelle gettano la maschera e dimostrano qual è la loro vera appartenenza. Noi siamo prima di tutto alternativi alla destra e alla sue politiche, di cui per anni Berlusconi è stato il massimo rappresentante nel nostro Paese. Certo però, il cambiamento democratico non può essere rappresentato da chi attacca ogni giorno le Ong, da chi si oppone allo Ius Soli e da chi disprezza i sindacati.

A questo punto dobbiamo aspettare il dopo-voto. Che cosa succederà? Se ci fossero le condizioni sareste disposti a sostenere un governo a guida Pd?

È molto probabile un’intesa tra Forza Italia e Pd le cui politiche sono sempre più convergenti. Da “meno tasse per tutti” a “aiutiamoli a casa loro” mi pare che ci sia una crescente sintonia tra le loro proposte per il Paese. Noi stiamo costruendo un’alternativa di sinistra, civica e progressista. In Parlamento faremo pesare le nostre idee e ci misureremo con tutti gli interlocutori a partire dalla nostra agenda.

 

Voi dite: vogliamo recuperare i delusi dal Pd, quelli che si sono ritirati e che non votano. Come pensate di recuperarli? Con quali argomenti?

La sinistra è nata per difendere un sistema di valori, oggi più attuali che mai. Vogliamo riaffermarli. In questi anni questi valori sono stati calpestati. Oggi dobbiamo rialzare le nostre bandiere: il lavoro, la lotta contro le diseguaglianze, l’allargamento dei diritti, l’ecologia, la pace, i beni pubblici. Serve una nuova coraggiosa agenda progressista. Sono convinto che c’è uno spazio enorme.

Ma sei sicuro che avrete ascolto? I sondaggi vi danno poco sopra il 3%…

Sì, sono molto sicuro e ottimista. Il primo sondaggio vero in Sicilia, ci ha dato al 6% in una regione per noi difficilissima. Dal 3 dicembre parte una nuova storia e convinceremo milioni di italiani che chiedono cambiamento e non hanno voglia di affidarsi al Pd, a Grillo o alla destra.

Qualcuno dice che il vostro problema è che date un’immagine di vecchio. Un partito che si presenta ancora con Bersani e D’Alema…O no?

È vecchia la sinistra che imita la destra, non quella che prova a riaffermare i suoi valori. La rottamazione è fallita perché ha cambiato qualche volto, per poi riaffermare politiche sbagliate che, dagli anni novanta in poi, in tutto il mondo, hanno amplificato le diseguaglianze.

Allora, proviamo a definire una nuova idea di sinistra dopo la sbornia liberista e la parabola del Pd. Che cos’è per te la sinistra?

Per me la sinistra è semplicemente il tentativo quotidiano di costruire un mondo più giusto. L’eguaglianza è il nostro valore fondamentale. Il paradosso di questo tempo è che le diseguaglianze esplodono. Otto persone nel mondo hanno la stessa ricchezza della metà più povera del Paese. Eppure la sinistra appare debole e spesso silente. Per questo dobbiamo ricostruirla.

Se dovessi indicare un leader nel mondo a cui rifarsi per definire questa idea di sinistra chi sceglieresti? Sanders? Corbin?

Corbyn, che ho incontrato a Londra un anno fa, mi pare quello più convincente. “For the many, not the few” è un’idea di società che non lascia indietro nessuno. È un programma di governo coraggioso che in Italia rivive nei primi articoli della nostra Costituzione.

Dici di rifare la sinistra, ma come? Quali sono i temi centrali di una rifondazione?

Per me il lavoro è la questione fondamentale. Senza lavoro non c’è cittadinanza e crescono le diseguaglianze che riguardano prima di tutto, ma non solo, le generazioni più giovani. La precarietà è diventata una regola e forse non è neanche più un termine sufficiente per descrivere le nuove forme di sfruttamento a cui assistiamo. C’è bisogno di una scossa che rimetta al centro i nostri valori. Nonostante la crisi della sinistra degli ultimi anni, nel mondo si vedono i segni di una ricerca che è in corso per ritrovare la nostra strada. Di questa ricerca sono parte Corbyn, Sandrers, ma anche Mélenchon. Noi saremo il pezzo italiano di questa ricerca.

Ti obietto: sono tutte scoperte tardive. Alcune leggi che ora contestate, voi le avete votate: il Jobs act, la buona scuola…Perché non ve ne siete andati allora, su temi che toccano la vita delle persone?

Potrei cavarmela dicendo semplicemente che io non ho votato la riforma della scuola, che ho lottato per cambiare il Jobs act o che mi sono dimesso da capogruppo contro le scelte del nuovo gruppo dirigente del Pd. La verità è che abbiamo provato a cambiare il partito testardamente da dentro, fino a quando non abbiamo compreso che era irrimediabilmente mutato e irrecuperabile. Al progetto originario ho sinceramente creduto. La scissione ha rappresentato per me un passaggio molto doloroso.

Non pensi che servano, oltre a nuove idee, anche nuovi leader per far rinascere una sinistra? E dove sono?

Servono prima di tutto nuove idee. Non mi ha mai convinto la personalizzazione eccessiva della politica. Eppure nuove leadership stanno emergendo. Domenica se ne avrà una prova importante.

Ecco, parliamo dell’assemblea di domenica. Prima domanda: come si chiamerà questa lista unitaria?

Questo le decideremo con i 1500 delegati che abbiamo eletto nelle 158 assemblee territoriali. È stato un bel momento di partecipazione che ha coinvolto oltre 40.000 persone. Il 3 dicembre inizia una nuova storia che cambierà il nostro Paese.

Ma sarà una lista sommatoria dei vari partiti oppure inizia domenica il percorso per un nuovo partito della sinistra?

Non è solo una lista. Nell’assemblea dei 1500 c’è una nuova sovranità che si forma. È il seme di una forza politica nuova che manca in questo Paese.

In sostanza in questa assemblea che cosa succederà?

Offriremo un’alternativa ai cittadini italiani. Ciò che c’è oggi in campo non rappresenta una parte larga della società italiana. Con la nostra proposta ridaremo una casa a tanti che in questi anni hanno smesso di credere alla politica.

E chi sarà il vostro leader? Puntate su Grasso ma ti chiedo: può essere un ex magistrato l’uomo che salverà la sinistra?

Di Grasso penso tutto il bene possibile. È stato un esemplare servitore dello Stato. Farà le sue scelte quando lo riterrà opportuno. Quel che è certo è che nessun uomo da solo può salvare la sinistra. La sinistra rinasce se ricomincia ad essere se stessa. Se riparte dalla difesa della dignità delle persone e dalla lotta contro le diseguaglianze.

Speranza, in tutta l’intervista non hai mai pronunciato il nome di Renzi…

Ho 38 anni e faccio politica per cambiare l’Italia. Di Renzi, sinceramente, non mi interessa. Voglio occuparmi del futuro. Non del passato.