Solinas, l’Antimafia
e la politica che non fa
e non lascia fare

Le prime pagine dei giornali sono ingombrate dalla brutta vicenda che riguarda l’on. Giulia Sarti, travolta da un’onda anomala montata nel bicchiere d’acqua della presunta superiorità morale degli stellati. La Sarti si è già dimessa dalla presidenza della Commissione Giustizia (incommensurabile la distanza con la precedente presidente, la Democratica Donatella Ferranti) e ora anche il capo politico Di Maio pare intenzionato ad espellerla dal Movimento.

Ma nessuno pare prestare attenzione alle dimissioni che avrebbe dovuto dare da tempo Christian Solinas, diventato presidente della Regione Sardegna a furor di Lega.

Perché Christian Solinas è vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, niente meno.

Le darà, ora che il nuovo ruolo istituzionale glielo impone, ma le avrebbe dovute dare mesi fa per non occupare pretestuosamente un ruolo così delicato ed importante. 

Quanto tempo ha dedicato Christian Solinas alla Commissione parlamentare Antimafia?

La Commissione parlamentare antimafia, nonostante le buone intenzioni del suo presidente Nicola Morra che non si è risparmiato, gira a vuoto: ad oggi non è stato ancora possibile nemmeno istituire i Comitati tematici nei quali tradizionalmente si suddivide il lavoro della Commissione Antimafia perché insuperabili sono stati i veti incrociati all’interno della maggioranza su chi avrebbe dovuto presiedere che cosa.

E’ vergognoso che la Commissione Antimafia venga considerata più un trofeo da esibire, che uno strumento parlamentare potenzialmente molto incisivo da far funzionare con urgenza sulle questioni più scottanti che restano aperte sul tavolo.

Faccio un esempio su tutti: il rapporto tra mafia e politica che è oggetto non soltanto di importanti sentenze siciliane, alludo al “Borsellino Quater” e al “Trattativa”, ma anche di non meno importanti processi aperti a Reggio Calabria, alludo a “Gotha”, “‘ndrangheta stragista”, “Breakfast”. Quanto sarebbe importante, per dirla con termini di oggi, una rigorosa “network analysis” per far emergere quei sistemi relazionali che in un processo osmotico con i sistemi criminali più strettamente intesi, si alimentano ed alimentano? Forse si capirebbe come mai nemmeno il Governo del “cambiamento” 5Stelle/Lega sia riuscito fin qui a far funzionare il Trattato di Cooperazione giudiziaria e di estradizione tra Italia ed Emirati Arabi. Forse si capirebbe come mai pregiudicati come Amedeo Matacena, già deputato di FI, possano continuare a svernare in quel principato. Forse si capirebbe come mai la villa confiscata a San Giusto Canavese (due passi da Torino) a Nicola Assisi, pregiudicato e latitante, considerato attualmente dagli investigatori il principale broker di cocaina in Italia a servizio della ‘ndrangheta, resti devastata dall’incendio appiccato all’indomani della confisca definitiva, quindi inutilizzabile per chiunque: un monumento alla forza di intimidazione del vincolo associativo!

Che spreco insopportabile, ma ovviamente non c’è una Corte dei Conti che possa sanzionare l’occupazione accidentale di carica parlamentare… speriamo che lo facciano i cittadini elettori.