“Ci hanno spinti dentro e hanno chiuso la porta. Un minuto dopo l’hanno aperta e hanno chiesto a mio marito se avesse delle sigarette. Lui ha risposto che erano due settimane che non fumava. Allora prima gli hanno sparato al braccio, poi alla testa. Non è morto subito: dalle 21.30 alle 4 del mattino dopo respirava ancora… Quando ha respirato l’ultima volta mi sono girata verso nostra figlia e le ho detto che il papà era morto”.
Testimonianza di una donna di Bohdanivka, raccolta da Amnesty International
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