Siena, il centrodestra è spaccato. La candidata sindaca del Pd ha più di una chance
Il centrodestra aveva issato la bandierina di conquista su Siena segnandola sul calendario come una data memorabile: era riuscito a conquistare la città rossa per antonomasia. Era il giugno del 2018.
Passata la sbornia iniziale, il centrodestra ha cominciato ad avere gravi problemi nell’amministrare una città piccola, ma molto complessa, come Siena. Tutto questo avveniva mentre la crisi mordeva il Paese e a Siena persisteva con la decadenza della banca storica della città che la portava a chiudersi ulteriormente verso l’esterno.
Il centrodestra quindi non solo non ha risolto i grandi problemi sui quali aveva promesso miracolosi interventi ma ha contribuito, attuando una politica delle cose spicciole – come eventi culturali casuali e disattenzione alla cura quotidiana dei servizi – ad acuire la nuova chiusura della città verso l’esterno e a ingigantire il fenomeno della frantumazione sociale, politica ed economica che era già in atto.
Il centrodestra si divide in tre

I dati con i quali si è aperta la campagna elettorale che porterà al voto di maggio dimostrano appieno la tendenza alla frantumazione sociale e politica: per le prossime elezioni vi sono ben otto candidati a sindaco di cui tre donne e cinque uomini; diciannove liste che appoggiano gli otto candidati, per un totale di cinquecento candidati circa. Di questi cinquecento candidati solo 32 saranno gli eletti. Siccome a Siena votano 30mila elettori dei 40mila aventi diritto, avremmo un candidato per ogni sessanta elettori.
Questa frantumazione si nota anche sul piano più politico. Il centrodestra che ha governato in questi anni si è, infatti, spaccato in più tronconi con vicende in alcuni passaggi tragicomiche. Quando, ad esempio, il centrodestra ha scelto di candidare a sindaco un noto studioso e industriale, Emanuele Montomoli, scoprendo solo in seguito, per ammissione dello stesso candidat, che era iscritto a una loggia massonica. Fratelli d’Italia si è impuntato azzerando l’operazione ma Emanuele Montomoli non si è tirato indietro e ha deciso di correre con una propria lista, rimanendo nell’area del centrodestra.
La scelta di Salvini
La sceneggiata non finisce qui. Fuori Montomoli, il centrodestra si è spaccato in due ulteriori grandi tronconi: uno composto dai partiti che fanno parte del governo Meloni e scegliendo come candidata sindaca Nicoletta Fabio e dall’altro lato il sindaco uscente che anziché far parte della coalizione del centrodestra ha permesso la nascita di una coalizione di matrice civica, stessa area, capitanata da Massimo Castagnini.
Salvini, nel suo tour senese, ha benedetto l’operazione: è stato esplicito nel lasciare per strada il sindaco uscente e nel dire che la lega sta con Nicoletta Fabio. Non ha perso l’occasione per fare un po’ di propaganda elettorale annunciando l’avvio dei lavori del nono lotto della “Due mari”, una strada che congiunge Fano a Grosseto il cui progetto, di cantiere in cantiere, si trascina da oltre quarant’ anni.
Il cavallo del civismo, sia nell’area del centrodestra che più in generale, è cavalcato da più candidati. In parte lo si deve al fatto che vi è stata un’effettiva perdita di peso del ruolo dei partiti in città; il parte al fatto che il civismo permette un’espressione dell’individualismo e l’esaltazione dell’io ipertrofico.
Sappiamo quanto, di questi tempi, sia diventata importante la personalizzazione della politica; i suoi riflessi si hanno sulla stessa vita civile. L’ uso insistito dei social, che di questo individualismo sono forse la forma più rappresentativa, porta a un inasprimento dei toni e delle modalità del dialogo in quel clima nazionale che due autrici come Sara Bentivegna e Rossella Rega descrivono nel libro “La politica dell’inciviltà”.
Il civismo resiste a Siena
Per fortuna, almeno per ora, a Siena nessuno sembra voler far ricorso a quella che per la politica nazionale e internazionale è diventata una vera e propria risorsa strategica. Il civismo, a Siena, permette inoltre una sorta di equidistanza non solo nei contenuti, ma anche nella forma tra destra e sinistra, permettendo così a questi schieramenti di far più leva sulla collettività locale e sui singoli individui delle loro rappresentanze anziché sui grandi temi che in questo momento attraversano l’Italia e il mondo intero come, ad esempio, l’immigrazione e le disuguaglianze sociali.
Come si è arrivati a questo? La frantumazione e l’esasperazione delle forme attive di civismo non sono solo il frutto di questi ultimi cinque anni di governo del centrodestra che, senza ombra di dubbio, le ha alimentate favorendo il sottogoverno e un’involuzione della grande tradizione del mondo culturale senese. Un contributo non marginale è stato però offerto anche dal ritardo con cui il Pd ha affrontato con risolutezza e senza un permanente senso di disagio i guasti provocati dalla crisi del decennio precedente a Siena, ai quali vanno aggiunti i guasti organizzativi provocati dalla segreteria Renzi.
Le lentezze del Pd
Troppo lento è stato il Pd a smarcarsi dall’immagine di un partito che, avendo governato più o meno ininterrottamente dal dopoguerra fino a cinque anni fa, sembrasse automaticamente come l’unico responsabile di tutti i guasti che la città aveva vissuto. È questo uno dei motivi che ha portato il centrosinistra a perdere il comune.
Oggi si registra un cambio di passo, tant’è che lo stesso segretario provinciale del Pd, Andrea Valenti, s’è detto annoiato nel vedere un Pd senese a testa china.
La stessa Elly Schlein, accolta con calore in quella che è anche un po’ la sua città, ha tenuto molto a ricordare quanto possa essere impegnativo il tentativo di cambiare alcune pratiche del partito democratico: “Noi siamo nel pieno di un processo che non sarà facile e che sarà in salita, ovvero quello di rigenerare il Pd. Con umiltà guardiamo a quello che abbiamo sbagliato in questi anni e lo facciamo guardando dritti in faccia. Stiamo provando a ricostruire fiducia nelle persone, credibilità sul lavoro, sul clima, sulle politiche migratorie e sul rapporto con il terzo settore e la scuola”.
Una nuova speranza
Il centrosinistra, la candidata sindaca Anna Ferretti e i candidati del Pd hanno incontrato la segretaria nazionale in un luogo simbolo della sinistra senese: il circolo di Sant’Andrea, dove si è tornati a respirare un’aria che un tempo era familiare a questo popolo: la felicità di incontrarsi tra generazioni e culture diverse. E tutto ciò si è evidenziato fin dall’ inizio dell’incontro con la sintonia perfetta che hanno dimostrato le due donne, la candidata sindaca e la segretaria nazionale, con richiami alla congruenza dei programmi e sulle stesse scelte di vita.
La segretaria ha citato proprio la diversa provenienza delle due donne: “Abbiamo storie diverse e veniamo da generazioni diverse , ma siamo accumunate da un grande interesse per le questioni sociali. L’esperienza di Anna Ferretti è per noi un faro, soprattutto per la sua pratica nel sociale, per l’attenzione che ha verso le persone più fragili e anche per la collaborazione con il terzo settore”.
Uno dei punti qualificanti del programma con il quale il centrosinistra mira a riconquistare il comune strappandolo alla destra è l’agenda 2030 per Siena che si basa sull’idea della “Sostenibilità come perno di una comunità che si rialza e che vuol tornare centrale nella politica regionale e nazionale e riconquistare appieno una vocazione europea e internazionale”.
Riconquistare Siena, per di più con la prima donna sindaca, sarebbe un segnale rilevantissimo per l’intera politica nazionale, facendo assumere alla sinistra senese quel ruolo che nella contemporaneità le compete.
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