Abolire quei
due decreti sicurezza.
Subito
Sicurezza. Ma parliamo di quella vera, però. Sabato scorso si è tenuto un corteo ricco, affollato e vitale che ha invaso il centro di Roma, ma al contrario. Appuntamento al Colosseo, arrivo in piazza della Repubblica, la vecchia piazza Esedra. Con una significativa tappa vicino al Viminale. Obiettivo giusto: la cancellazione dei due decreti sicurezza, uno peggio dell’altro. Tempestività giustissima: dopo mesi di nuovo governo, la questione, che pure aveva raccolto significative adesioni da diversi partiti ora in maggioranza, sembra accantonata. Ma il tempo passa, e intanto quei provvedimenti restano. In più, non sarà elegante ricordarlo, questo è un esecutivo traballante, più attento a prossime eventuali scadenze elettorali che a governare pensando a lungo termine.
Il corteo marcia alla rovescio

Un corteo all’indietro, dunque, indetto da “Energie in movimento” e “Forum invisibili e solidali”, due realtà molto attive ma senza cappello politico. Anche per questo, forse, era scarsa la presenza di realtà romane, se si escludono i rappresentanti delle case occupate. Non sarà stata un’alleanza vasta, ma almeno un segnale – nell’indifferenza dell’informazione, per la quale ci sono stati quel pomeriggio a Roma seri problemi di traffico ma non una manifestazione – di un bisogno per alcuni, di un’inquietudine per molti altri.
Se qualcuno pensa di far parte di partiti di sinistra, si ricordi che dal governo cose di sinistra vanno fatte altrimenti, se Salvini dovesse restare al governo anche dall’opposizione, non val la pena di votarli.
Sicurezza o insicurezza?

Torniamo alla sicurezza: quei decreti potrebbero facilmente cambiar nome in “decreti insicurezza”, con tutto il carico di problemi che si portano dietro, per i richiedenti asilo e anche per gli italiani. Primo tra tutti, la creazione artificiale di più clandestini, senza casa, assistenza sociale, sanitaria, scolastica. E cosa fareste voi, messi in quelle condizioni, in un paese straniero? Come si può vivere da cittadini onesti, se espulsi dal perimetro dei cittadini?
Per la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, quei decreti hanno due sole criticità, quelle espresse dal presidente Mattarella. Che ha accompagnato la firma del decreto con la sottolineatura critica per le esorbitanti multe per chi salva la vita dei naufraghi e per l’eliminazione della “particolare tenuità” del fatto per eventuali “resistenza, violenza, minaccia e pubblico ufficiale”. Per il Viminale tutto il resto andrebbe bene, dall’abolizione dell’assistenza per i richiedenti asilo alla stretta sui permessi e alla questione della residenza, alla criminalizzazione della protesta per noi italiani.
I fascisti rialzano la testa
Ma la questione della sicurezza non riguarda solo i decreti Salvini. A Roma si moltiplicano i fatti di nera, dall’uccisione di persone agli incendi di locali. In tutt’Italia i fascisti rialzano la testa, come mostra la triste vicenda degli insulti a Liliana Segre. A Piombino hanno imbrattato una targa del giornale toscano il Tirreno: la stessa città dove il consiglio comunale ha respinto la richiesta di dare alla senatrice Segre la cittadinanza onoraria. E a Bologna Fratelli d’Italia, per sostenere la menzogna che la maggioranza delle case popolari sarebbero concessi a immigrati, mettono alla gogna gli stranieri assegnatari degli appartamenti. Non si può? E chi se ne frega. La privacy è un diritto di noi italiani, mica degli stranieri.
La criminalità indisturbata

Impegnata com’è a capitalizzare elettoralmente quei sentimenti di odio, non c’è una destra dignitosa a dare l’alt ai razzisti (e poco fa anche la sinistra). Intanto si respira un’aria molto poco rassicurante: insicura appunto. A cui si aggiunge la criminalizzazione dei poveri, la cui ribellione viene insufflata, sostenuta e amplificata ad arte in questa o quella periferia, ai cui abitanti, altro che immigrati, mancano case dignitose, lavori civili, assistenza, manutenzione, sanità e servizi.
La criminalità organizzata si fa largo a spallate, la gestione del traffico di droga invade periferie e centri storici, indisturbata e placida come una marea. Ma queste sono questioni su cui bisognerebbe investire, e soldi per i poveri non ce n’è né si vogliono trovare: altro che lavoro, strade o case o ambulatori, ci sono da comprare di F-35, tecnologici aerei da guerra, utili per la guerra negata ma combattuta in Iraq o Afghanistan, anche se la Costituzione la ripudia. Qui in Italia, intanto, ci teniamo i decreti Salvini, forse blandamente emendati. La sicurezza, quella vera, attenderà un bel pezzo.
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