Sicurezza informatica: ma Meloni e Salvini possono restare su TikTok?
La Commissione Ue vieta il social TikTok ai suoi dipendenti. Un passo che nel 2020, sotto l’amministrazione Trump, aveva fatto anche il governo degli Stati Uniti. Ora altrettanto pensano di fare altri governi europei, compreso quello italiano.
C’è il rischio, o almeno il timore, che la app cinese fornisca dati preziosi al Celeste Impero. Non è questione banale o astrusa ma molto seria che chiama in causa la sicurezza degli Stati.
Dubbi sui requisiti di sicurezza della app cinese
Il social del colosso ByteDance in questo momento in occidente va per la maggiore tra i giovani. In Italia è installato su 18 milioni di telefonini e tra essi ci sono quelli di molti politici.
Ha, o avrebbe, un’efficacia di penetrazione alta in un segmento particolare di elettorato, e pazienza se l’anziano Berlusconi (700 mila followers) si sia cimentato in campagna elettorale in una performance imbarazzante per parlare ai millennial. Comunque, finché a smanettare sul telefono è un politico più o meno noto e più o meno maldestro, passi.
Ma è quando si sale di grado, e dai personaggi politici si arriva a quelli con alti compiti istituzionali, che la faccenda si complica. Già, perché la app viene abbondantemente usata dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni (un milione di followers) e dal suo vice e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (850 mila).
Tutto a posto? No. E a farlo capire, seppur con molte accortezze, è il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo di Forza Italia, preoccupato che gli smartphone dei 3 milioni e 200 mila dipendenti statali possano dimostrarsi penetrabili dalle attenzioni cinesi (anche se il social cinese tranquillizza tutti, in modo peraltro scontato).
“Da qualche giorno siamo al lavoro sul tema”, spiega il ministro. In realtà “al lavoro” da oltre un mese c’è il Copasir che riferisce a Palazzo Chigi e agli Interni. “Una volta chiarita la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale passeremo al confronto sulle misure”, aggiunge Zangrillo.
Insomma, qualcosa con TikTok succederà e pare improbabile che, per un criterio di massima prudenza, ci si fermi alla sola raccomandazione di eliminare l’app o di usarla con cautela visto che nessuno sa realmente se contenga un vulnus.
Giro di vite in vista per gli Statali
Del resto a livello europeo e anche nazionale non sono una novità gli interventi delle pubbliche amministrazioni sull’uso dei social. Il primo a provarci fu un lontano predecessore di Zangrillo, Renato Brunetta, che nel 2009 dispose il divieto di usare Facebook nella pubblica amministrazione. Il motivo non riguardava la sicurezza ma l’efficienza: i social erano presunti focolai di moltiplicazione dei fannulloni. Il divieto, grottesco, venne bellamente ignorato.
Per nulla caricaturale, invece, è il divieto istituito il 24 febbraio 2020 dalla Commissione europea ai suoi dipendenti di usare Whatsapp e Telegram per la messaggistica: meglio Signal, il cui sistema di crittografia per il passaggio delle informazioni viene considerato più sicuro.
In ogni caso sulla sicurezza informatica di strada ce n’è ancora parecchia da fare, come hanno dimostrato le recenti e pur arginate incursioni di hacker russi in diversi siti della pubblica amministrazione e di alcune grandi aziende. La vulnerabilità principale, probabilmente, riguarda l’uso di strumenti privati (computer e smartphone) a fini lavorativi, cresciuto esponenzialmente con l’introduzione dello smart working durante il periodo Covid.
Ma Salvini si ribella
Siamo anche in un momento di grandi trasformazioni da parte dei social che obbligano le agenzie della sicurezza ad affannosi inseguimenti tecnologici. Questo è un passaggio dove si scorge chiaramente l’intenzione delle grandi società di aumentare i loro affari. Se Facebook ha già annunciato che introdurrà delle funzioni a pagamento, altre piattaforme anch’esse genericamente attribuibili al mondo social, stanno per introdurre paletti d’uso più stringenti. Lo si vede già nel mondo del cinema: Netflix consentirà l’uso dell’account a pagamento al solo titolare e non più a tre differenti soggetti, Prime di Amazon va verso un consistente aumento dei prezzi della sua offerta.
Di tutto questo pare non rendersi conto Salvini, il più social-compulsivo dei ministri, in ansia per il suo telefonino: “Bloccare TikTok? È un interrogativo che coinvolge sicurezza e democrazia. Io sono perplesso e sono contrario a ogni tipo di censura, in una società liberale prima di arrivare a “blocchi” radicali bisogna riflettere bene”.
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