E ora la paura del virus diventa un problema per la democrazia
“Mangiano i serpenti e poi i cinesi crepano”. Il titolo del quotidiano “Libero” è un condensato dello spirito pubblico che si va diffondendo nei giorni della Grande Paura per il coronavirus. Non è questione della solita cinica disinvoltura di certi media nel maneggiare fake news, né (soltanto) di razzismo e di incitamento a praticarlo senza alcuna pietà. Quel titolo testimonia anche altro, altrettanto pericoloso: il prevalere dell’irrazionalità sulla scienza, la tendenza a stendere sulle paure la coperta di pregiudizi e chiusure apparentemente consolatorie, ma cariche di conseguenze potenzialmente tremende. Noi non mangiamo i serpenti. Dobbiamo tenere lontani quelli che li mangiano.
C’è motivo per essere davvero preoccupati. Più che per la pandemia che (per ora?) non c’è, per gli effetti del clima che sta montando un po’ dappertutto nel mondo ma qui da noi – sciagurato paese – più che altrove. Le cronache segnalano una quantità impressionante di episodi di ostilità verso i cinesi e tutti quelli che hanno un aspetto orientale, siano immigrati che vivono con noi da anni siano turisti o viaggiatori per i motivi più vari. Non siamo alle pagine sugli untori della peste nei Promessi Sposi, né alle storie dei pogrom aizzati dalle accuse dei riti del sangue attribuiti agli ebrei (non si tratta di storie del Medio Evo: gli ultimi furono meno di due secoli fa). Ma pensateci bene: la logica che c’è dietro non è forse la stessa? La paura prevale sulla capacità di ragionare, il pregiudizio sul giudizio, la diffidenza sulla fiducia. Non c’è alcun fondamento razionale nell’aggressività che si va manifestando, nell’improvvisa voglia di segregazione degli altri, nella soddisfazione nefasta con cui vengono accolte misure necessarie ma gravissime per il modo in cui siamo abituati a vivere, per le nostre economie, come le sospensioni dei viaggi aerei, le quarantene, il blocco dei traffici commerciali.
Razzismo diffuso
La mazzata del virus cinese s’è abbattuta su un paese che soffriva già di razzismo diffuso e alimentato da certa politica e da certi media. In cui a 75 anni dal disvelamento al mondo degli orrori di Auschwitz scopriamo da una ricerca che il 15,6 per cento degli italiani pensa che la Shoah non sia mai esistita, in cui quasi ogni notte compaiono scritte naziste sui muri e sulle porte di case di ebrei e partigiani. In cui si è fatta ignobile demagogia elettorale sulla pelle dei poveri cristi stivati su navi cui non si permetteva di attraccare. L’elenco delle infamie è lungo e ognuno di noi può completarlo secondo la propria propensione all’indignazione. Il modo in cui l’ondata di irrazionalità sollevata dalla paura del contagio impatterà, sta impattando già, con questo humus fangoso potrebbe essere tremendo.
Chi ha responsabilità politiche deve essere consapevole del pericolo. L’applauso unanime che ha accolto alla Camera l’elenco delle misure adottate dal governo fatto dal ministro Speranza sembrava un’indicazione positiva in questo senso. Ma non sono passate due ore che la danza delle streghe era già ripresa. Lo sciacallaggio politico dell’ex ministro dell’Interno non ha stupito nessuno: l’uomo è quello che è, al citofono, sui social e nelle trasmissioni televisive in cui dilaga senza misura. Ma le forze democratiche e responsabili debbono essere molto attente e agire di conseguenza. Il clima che si sta creando è davvero pericoloso.
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