Scuola e sanità,
i nuovi Pilastri
della Terra

I Pilastri della Terra non sono (più) le antiche cattedrali gotiche che aspiravano al cielo. I Pilastri della terra, oggi, sono la scuola e la sanità. La pandemia ha reso più evidente che la nostra società si fonda su una scuola e una sanità che devono funzionare. Naturalmente c’è il lavoro, la giustizia, la sicurezza, il divertimento, la burocrazia diffidente e tanto altro, ma scuola e sanità – da noi – sono un “bene pubblico”, che bisogna accudire e che invece abbiamo tagliato perché erano o sembravano uno spreco.

Errori da non ripetere

La poderosa sanità lombarda, che doveva essere un orgoglio nazionale, è stata travolta dal Covid-19, che si è moltiplicato quando si è infilato negli ospedali impreparati e nelle fragili RSA. L’orgogliosa sanità lombarda, che ha abbandonato il territorio per un’eccellenza prevalentemente in mano ai privati, è stata travolta da ondate di arresti e condanne per corruzione, a partire dall’ex presidente, Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi, ma ancora invitato come “esperto” in qualche talk show.

L’elenco della corruzione è molto lungo e arriva fino al 13 marzo 2020, con gli arresti “eccellenti” di alti dirigenti della sanità lombarda, innocenti fino a prova contraria, ma sicuramente lottizzati dalla politica, come l’ex direttore della Padania e altri fedelissimi di Matteo Salvini. Una “retata” quasi inosservata perché, proprio in quei giorni, per un crudele paradosso, stava esplodendo il contagio nelle zone rosse, che all’inizio non si aveva il coraggio di circoscrivere.

Corruzione e sprechi nella sanità non sono un’invenzione giornalistica, ma una dura realtà con la quale fare i conti, proprio perché abbiamo visto la dedizione e il sacrificio, fino allo sfinimento o alla morte, di medici, infermieri e personale ospedaliero. Proprio in loro nome dovremmo avere la lucidità e il coraggio di fare un’analisi spietata per evitare che si ripetano errori e scandali.

fontana coronavirusLa sanità, da noi, è un bene pubblico diseguale, perché è stata divisa in regioni che funzionano, come la stessa costosa Lombardia, e regioni che mandano i loro cittadini a farsi curare altrove a pagamento. Adesso, dopo la tragedia del Covid-19, l’Europa è pronta a darci una valanga di soldi, proprio per sanità e scuola, a una sola condizione: spenderli presto e bene e senza sprechi. Forse non sarà facile, dopo quell’ospedale pubblicitario, costruito in fretta e furia, costato 21 milioni di euro e che ha ospitato 25 pazienti, ormai vuoto, fino alla prossima pandemia.

Ritardi sulla scuola

E poi c’è la scuola, che in Italia vuole essere pubblica e per tutti, “tagliata” a più riprese perché c’erano troppi professori, spesso precari, con il risultato di avere classi troppo affollate. Covid-19 ha chiuso subito la scuola, anche se bambini ed adolescenti si ammalano poco o niente, ma possono contagiare – dicono – nonni, genitori, maestri e professori.

Così ci siamo accorti che la scuola chiusa provoca sofferenza e disagio, soprattutto alle famiglie e ai bambini, e mal si concilia con una produzione sempre in movimento. La scuola non è solo un comodo parcheggio, ma è davvero un pilastro della nostra società. La scuola è fatta di corpi, sguardi, idee, passioni, dove nascono competenze, il senso della cittadinanza, forse la conoscenza critica, la socialità, gli amori, le amicizie di una vita. Eppure la scuola è ancora sigillata e confusa, incapace di organizzare gli esami di stato, che implicano per natura la distanza sociale, almeno per non far copiare, mentre siamo stati capaci di riaprire quasi tutto, anche le complicatissime piscine.

Alla scuola – dicono – andranno 1,5 miliardi di euro, la metà di quanto necessario per salvare, per l’ennesima volta, l’Alitalia. Forse, le “magnifiche sorti e progressive” della scuola interessano poco, anche se resta il principale strumento per rimuovere gli ostacoli che limitano – di fatto – la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, come pretende la Costituzione (art. 3). Davvero, per qualcuno, investire su giovani e bambini conta meno che far svolazzare l’Alitalia?