Scienza al femminile, l’Olanda dà lezione

L’università di Groningen, in Olanda, comincia bene l’anno accademico grazie a due donne: la genetista Cisca Wijmenga, cinquantacinque anni, scienziata che ha contribuito alla comprensione delle relazioni tra genetica e disturbi complessi come la celiachia, gli aneurismi cerebrali e il diabete, sarà il primo rettore donna dell’ateneo.

Una scienziata al timone

A quattrocento e cinque anni dalla fondazione dello studium, che ha dato premi Nobel e che ha un record di docenti e studenti internazionali, la cappa di rector magnificus va a una scienziata. Che è anche una manager di successo: Wijmenga ha promosso per dieci anni il suo dipartimento con risultati d’eccellenza, e ha coltivato con attenzione le relazioni con i grandi centri istituzionali di finanziamento in Europa.

Cisca Wijmenga

Cisca Wijmenga condivide con Rianne Reschet, rettrice all’università di Maastrischt, e con Karen Maex ad Amsterdam, il timone di grandi università. Come l’altra protagonista di questo bell’inizio di anno universitario a Groningen, anche Cisca Wijmenga è stata insignita nel 2015 del Premio Spinoza, promosso dall’organizzazione per la ricerca scientifica nei Paesi Bassi, l’NWO.

Una donna tra le stelle

Lo Spinoza Prize è uno dei maggiori riconoscimenti accademici mondiali, ed è anche uno dei più generosi: due milioni e mezzo di euro al vincitore, da spendere in nuove ricerche. Per il 2019 se lo è aggiudicato la “stella della via Lattea”, Amina Helmi, astronoma, 49 anni, anch’essa docente all’università di Groningen, titolare della cattedra di dinamica, struttura e formazione della galassia di cui fa parte il Sole. La sua scoperta è che la Via Lattea non è nata dall’unione di tante piccole stelle, ma da una grande galassia che ne ha “cannibalizzato” altre, un processo che ha richiesto da due a tre miliardi di anni, secondo le stime attuali.

La missione satellitare Gaia, in cui Helmi ha un ruolo importante, ha fornito una grande quantità di dati. Gaia è un satellite con due telescopi, lanciato nel 2013 dall’Agenzia spaziale europea, l’ESA. La composizione chimica di alcune stelle della Via Lattea, ricche di titanio, magnesio o calcio, differisce molto dalle caratteristiche di altri corpi celesti della stessa formazione.

Premio Spinoza

Amina Helmi è un talento distillato da tante identità familiari e accademiche nel mondo: nata in Argentina, ha un padre egiziano e una madre olandese. Si è laureata in astronomia all’università nazionale de La Plata e ha vinto un PhD all’università di Leiden. Ha subito iniziato a concentrarsi sulla formazione della Via Lattea e questo l’ha portata in Germania, al Max Planck Institute di Garching e, dal 2003, alla cattedra di Groningen.

Il premio che ha vinto quest’anno è intitolato a Baruch Spinoza (1632-1677), scienziato e filosofo olandese e chiaro esempio di libertà nella ricerca. Una formidabile figura-guida per un riconoscimento che vuole ispirare i giovani: i due milioni e mezzo assegnati ai vincitori vengono usati a discrezione dei prescelti proprio per coinvolgere i giovani scienziati in ricerche che diano loro motivazione e mezzi economici.

Scienza al femminile plurale

Amina Helmi si batte per alcune cause importanti. Una di queste è la promozione dello studio scientifico per un maggior numero di ragazze. “Mio figlio un giorno è tornato a casa da scuola e ha detto che i bambini sono meglio delle bambine in matematica. Certo non l’ha sentito da me! Abbiamo bisogno di ruoli femminili che siano un modello in campo scientifico. È per questo che cerco sempre di tenere in equilibrio il numero di uomini e donne nel mio gruppo”.

 

Amina Helmi

Helmi si batte anche per dare a ogni bambino una Via Lattea: l’inquinamento luminoso notturno è una privazione. “Nella maggior parte del mondo industrializzato – dice – poche persone noteranno il brillare delle stelle, faranno esperienza di questa magia e si sentiranno connesse al cosmo”.

Per Helmi vedere le stelle dovrebbe essere un diritto umano di base, soprattutto per i bambini. Ora il suo sogno è ricostruire cosa accadde prima che, miliardi di anni fa, la Via Lattea iniziasse a fondersi o a “inghiottire” altre galassie. Fare un albero genealogico di questo grande spicchio di cielo è il suo obiettivo. Difficile dire ora, come per ogni ricerca, in quale modo questa ricerca coinvolgerà la terra e noi terrestri. “È possibile che parte del ferro nel nostro corpo venga da un corpo celeste nato fuori della Via Lattea – riflette Helmi -. In fondo noi, e la terra, siamo fatti di polvere di stelle”.

Per saperne di più  La pagina della nuova rettrice Cisca Wijmenga

l’intervista ad Amina Helmi

il sito del premio Spinoza