Sberla a Boris Johnson
dalla Corte suprema.
Riapre il Parlamento
La decisione presa dei giudici britannici potrebbe aprire una crisi senza precedenti nel Regno Unito, poiché dà torto al primo ministro e, soprattutto, perché implica che abbia consigliato in modo fraudolento la regina Elisabetta, inducendola con l’inganno a fare un passo falso.
Verdetto unanime
È stato unanime il verdetto della Corte suprema sulla decisione di Boris Johnson, ratificata da Elisabetta II, di sospendere per cinque settimane il parlamento: i giudici hanno definito la delibera “illegale, vuota e senza alcun effetto”. Parole che per Clive Colemam della BBC sono “dinamite costituzionale, legale e politica”.
Lo speaker della House of Commons, John Bercow, ha immediatamente riconvocato l’assemblea legislativa. Ha vinto quindi la ricorrente di fronte alla Corte Suprema, Gina Miller, attivista pro-remain, donna d’affari nata in Guyana, moglie e collega del finanziere “etico” Alan Miller. Con lei avevano fatto ricorso anche Tozetti Dos Santos, proprietario alcuni negozi di parrucchieri, con passaporto britannico e brasiliano, e l’associazione People’s Challenge.
Insomma, tutte le anime della Vecchia Inghilterra, la brillante donna d’affari, l’operoso artigiano e commerciante e gli idealisti riuniti in gruppo d’impegno sociale.
Potente ma non sopra la legge
“Per quanto potente tu sia, non sarai mai sopra la legge”: avevano citato il vecchio proverbio i conservatori ribelli espulsi da Johnson per il loro voto di coscienza contro l’uscita del Regno Unito senza accordo. Ora le dimissioni del primo ministro sembrano più vicine e si crea una situazione di pesante imbarazzo istituzionale. Da settimane alcuni giuristi avevano avanzato la possibilità che BoJo avesse volontariamente “indotto in errore” (mislead) Sua Maestà.
Un clamoroso, maligno coup estivo che non ha precedenti nella storia della Gran Bretagna. Mandare per cinque settimane a casa i rappresentanti dei cittadini a cavallo delle decisioni sulla Brexit è stata una grave violazione. La normale pausa che precede il discorso della Regina è generalmente assai più breve, e oltretutto non cade in tempi eccezionali come sono questi alla vigilia di una possibile Brexit.
Una posizione inconsistente
I giudici hanno liquidato come inconsistente la posizione del governo, che sosteneva di fronte alla corte come la vacanza obbligata di Westminster non fosse un affare della Corte Suprema, ma solo un fatto politico. Per la massima espressione del potere giudiziario del Regno Unito, la più alta garanzia del diritto, non è affatto così: chi silenzia il parlamento può e deve essere deferito alla giustizia.
La sentenza afferma che “impedire o frustrare le prerogative parlamentari senza alcuna ragionevole giustificazione” è illegale, poiché la House of Commons non può mai essere privata della sua voce e dei suoi poteri.
Lady Hale, presidente della Corte Suprema, ha reso palese l’enormità della violazione costituzionale affermando: “La corte è obbligata a concludere che la decisione di consigliare in questo modo Sua Maestà ha avuto conseguenze estreme sui fondamenti della nostra democrazia. Si facciano i passi adeguati a riconvocare immediatamente il parlamento. Questa corte riconosce il suo diritto di riunirsi in un momento cruciale per mettere sotto esame l’operato del governo e chiedere conto ai singoli ministri del loro operato”.
“Disprezzo per la democrazia”
Da Brighton, dove si tiene l’annuale congresso del partito laburista, il leader Jeremy Corbyn ha detto che l’operato di Johnson “dimostra il disprezzo per la democrazia ed è un abuso. Invito Boris Johnson, in termini storici, a considerare la propria posizione”. I socialisti del Partito Nazionale Scozzese hanno affermato che il primo ministro “per una volta tanto dovrebbe avere il tatto di fare una cosa decente e dimettersi”.
Critici anche molti conservatori. Durissimi i ribelli Tories. È riparato, con la sentenza, l’oltraggio ad alcuni storici parlamentari che Johnson non aveva esitato a buttare fuori dal partito: la prima vittima era stata il Father of the House, Sir Alan Clarke.
Per il Regno Unito colui che ha il titolo di Padre della Camera è una specie di tesoro nazionale, perché ha servito con integrità per unanime riconoscimento di tutti i partiti e gli è stato conferito questo titolo da tutti i colleghi a nome dei cittadini.
Il Parlamento non è sospeso
Anche i Liberal-Democratici, da sempre pro-remain, esultano e chiedono le dimissioni di Johnson. I giuristi prevedono scenari carichi di conseguenze, poiché il vulnus alla democrazia è stato pesante. Tecnicamente, secondo Elaine Motion, nota avvocata dello studio Balfour-Manson, che ha difeso con successo i deputati scozzesi in un primo ricorso a Edimburgo, “questo significa che l’orologio torna indietro al 27 Agosto e che il Parlamento non è sospeso, è come se non lo fosse mai stato”.
La politica in questi giorni di vuoto parlamentare non si è fermata. La conferenza annuale del partito laburista, che si tiene a Brighton, ha stabilito che il Labour chiederà elezioni anticipate, cercherà di negoziare un accordo con Bruxelles che lascerebbe intatta l’unione doganale e una serie di vincoli con l’Europa, e che infine rimetterà la parola ai cittadini attraverso un referendum.
Le opzioni saranno, nelle intenzioni del partito laburista, due: sì al nuovo accordo con una Brexit morbida o, in alternativa, sì a restare in Europa senza alcun cambiamento. Non poche le posizioni nettamente pro-remain nel partito, ma per ora Corbyn ha ritenuto che la migliore sintesi negli interessi del Paese fosse questo percorso.
A breve riapre Westminster, una giornata storica. La resistenza del Parlamento è stata premiata dalla legge.
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