Samara Castro: “Combattiamo le fake news sull’assassinio di Marielle Franco”

Cosa c’è dietro l’assassinio di Marielle Franco? La sua vita spezzata nel marzo scorso a 38 anni da un agguato, che ha ucciso anche il suo autista, e da quattro pallottole, resta un interrogativo inquietante in Brasile, ma parla anche a noi. Perché l’ascesa di Bolsonaro e la sua vittoria elettorale è parte del vento di destra che sta spirando anche sull’Europa. Com’è possibile che venga colpita una donna, militante per i diritti civili, e consigliera comunale di Rio? Era stata eletta presidente della commissione municipale creata per vigilare sugli interventi militari decretati nella città dal presidente Michel Temer per contenere la violenza. E già molto si era spesa per difendere all’arbitrio gli abitanti delle favelas. Da lì veniva Marielle, dalla favela di Marè: laureata in sociologia e amministrazione pubblica, aveva il difetto di essere brava, preparata, nera, omosessuale e combattiva. Militava in un piccolo partito di sinistra, il Psol, il Partito Scialismo e Libertà.


Qualche giorno fa sono stati arrestati cinque leader di una potente organizzazione criminale, tra cui anche un ufficiale della polizia in servizio. Potrebbero essere coinvolti nell’agguato a Marielle e sono legati al figlio maggiore del presidente brasiliano in carica, allora in piena campagna elettorale.
Che è successo in Brasile? Perché ha vinto una destra così greve e violenta? C’è stata una rivolta anti Pt, il Partito dei lavoratori di Lula. “L’arresto di Lula, ma non solo – spiega Samara Castro, avvocata e militante del Psol, che a Roma, al centro sociale ex Snia, ha animato un incontro sulla vicenda di Marielle – un odio anti Pt nato proprio nel ceto politico che ha ottenuto da Lula riscatto sociale e miglioramenti concreti. La paura di perderli e di vedere mettere a rischio il proprio benessere ha scatenato la rivolta che di cui ha beneficiato Bolsonaro. E ora Bolsonaro ha dichiarato guerra al socialismo: intende distruggere le conquiste dei lavoratori. Abbassare i salari. Cancellare la progressività delle tasse. Allungare il tempo necessario per andare in pensione. Ma il successo elettorale di questa politica regressiva è stato ottenuto con mezzi modernissimi. La televisione invece, ed è la prima volta, nella campagna elettorale non ha contato più nulla. Vitale è stato il ruolo di Whatsapp, l’acquisto di banche dati categorizzate e l’uso messaggi personalizzati. Strumenti modernissimi, dall’uso dei big data all’azione delle fake news.”.

Questo è stato il lavoro di Samara e del suo gruppo: combattere le fake news. Ne sono girate tante su Marielle: molte provenienti da una giudice del Tribunale di Rio, Marília Castro Neves. La giudice ha sostenuto che Marielle Franco «era legata a un gruppo di criminali» ed era venuta meno a «impegni assunti con i suoi sostenitori» del Comando Vermelho, il più antico gruppo criminale del Brasile. Un’accusa gravissima: quando il Psol l’ha denunciata, lei, intervistata dalla Folha de S. Paulo si è giustificata spiegando di aver voluto contrastare «la politicizzazione della sua morte». Tanto è bastato perché il gruppo di estrema destra Movimento Brasil Livre pubblicasse il post «Giudice rompe narrazione del Psol e afferma che Mariella era legata a criminali», ottenendo in poche ore 38mila like e 28mila condivisioni.


Eccole le fake news, che hanno costretto gli attivisti a mobilitarsi. Oltre alle denunce hanno attuato un innovativo sistema di monitoraggio. Prima con una mail dedicata, poi con un canale on line con un modulo per raccogliere in modo più ampio e controllato possibile i link ai post menzogneri, con gli screenshot e il nome di chi li aveva raccolti. Questo materiale è servito, racconta Samara, per chiedere al tribunale che far pressione su Facebook, Google, Twitter, Youtube perché rimuovessero i post bugiardi individuandone anche l’origine. Prima missione raggiunta, non la seconda. “Perché le grandi imprese dell’immateriale – dice Samara – vivono vendendo i dati, e dunque li proteggono. Qui c’è una battaglia giuridica aperta, durante la quale siamo riusciti ad avere gli indirizzi Ip dei responsabili di almeno 20.000 mail. Bisognerebbe proseguire, ma il processo è fermo, ristagna”.
Non è pessimista Samara, nonostante l’avvento di Bolsonaro, nonostante le tragedie che anche ieri hanno listato a lutto il paese, la frana di una ennesima diga che ha provocato 40 morti accertati e 300 lavoratori dispersi. “Ci sono tre elementi particolari che fanno sì che la vicenda di Marielle non sia dimenticata: un iter giudiziario veloce ed efficace, la mobilitazione popolare e l’aiuto dei media classici. A mobilitarsi soprattutto il movimento delle donne e la società civile, una forte pressione perché si faccia verità. E’ anche grazie a questo che abbiamo ottenuto da Google (non a pagamento, e credo che sia la prima volta) che le notizie veritiere su Marielle e l’inchiesta venissero messe in evidenza, tra le prime notizie. E siamo riusciti a ottenere che O’Globo e altri grandi portali d’informazione pubblichino solo notizie verificate, rispettando la dignità di Marielle e della sua famiglia”.


Un cauto ottimismo, la vicenda non è finita: ancora: bisogna sapere chi l’ha uccisa e perché. “Il pubblico ministero segue la pista dei soldi e dei cartelli mafiosi – dice Samara Castro – così da capire come sia stato progettato l’assassinio di Marielle. Io ero sua amica, è per me inaccettabile pensare che non ci sia una risposta”.
Il tempo è galantuomo, la risposta arriverà. Ma intanto la repressione è forte. Tanto da suggerire a un neodeputato del Psol, Jean Wyllys, a rinunciare al suo terzo mandato e ad espatriare. Minacciato di morte per il suo impegno a favore dei diritti gay, se ne va per “tutelare una vita minacciata e una strategia di lotta in vista di giorni migliori – ha scritto su Twitter – Abbiamo fatto molto per il bene comune e faremo di più quando verranno giorni migliori”. In un’intervista alla Folha de S. Paulo, ha spiegato che “non è stata l’elezione di Bolsonaro in sé” a spingerlo alla decisione, ma “il livello di violenza che è aumentato dopo l’elezione”: la moltiplicazione delle aggressioni e degli omicidi delle persone Lgtb. Il presidente Bolsonaro, con scarsa sensibilità umana e democratica, ha commentato l’esilio di un deputato così: questa è una gran giornata.