Salvini a processo, la Sea Watch
salva (per ora) e il Consiglio
d’Europa condanna l’Italia
La nave Sea Watch è al salvo, per ora, nella rada di Siracusa. Per molte ore ha navigato, con una sessantina di persone a bordo (47 naufraghi più l’equipaggio) in mezzo a una tempesta violentissima e pericolosa. Il ministro dell’Interno della Repubblica italiana ha cercato di impedire che si mettesse in salvo e si è assunto, così, una responsabilità molto grave: nel Canale di Sicilia era in atto quello che i meteorologi hanno chiamato con un neologismo che fa paura: “Medicane”, che è la crasi tra Mediterraneo e Hurricane, l’uragano tropicale, qualcosa che in genere qui da noi si vede solo in televisione. La nave, la Sea Watch, è una piccola imbarcazione lunga 50 metri e larga 12, con una stazza di meno di 500 tonnellate. Non è fatta per navigare in quelle condizioni di mare e rischiava seriamente di affondare se non avesse raggiunto al più presto un approdo. Le persone che si trovano a bordo, 47 naufraghi salvati nei giorni scorsi più l’equipaggio, rischiavano la morte tra onde alte sette metri che si abbattono contro le fiancate. Non c’è da discutere se sia stato giusto o no che quegli uomini siano stati presi a bordo e che la nave si trovasse in quelle acque con quella missione. Noi pensiamo che sia giusto, sacrosanto. Ma non era questo il punto. Il punto è che ci sono state delle persone in serissimo pericolo e che quelle persone andavano salvate. Subito. Chi ha cercato di impedirlo si è reso responsabile di una violazione di tutte le regole del diritto del mare, del diritto internazionale e anche del codice penale italiano. Al di là della legge e del diritto, ha compiuto un atto di ferocia estraneo alla nostra civiltà. E dovrà risponderne.
È questo che è scritto in controluce nella durissima condanna del comportamento delle autorità italiane in materia di politica verso i rifugiati, compresa la chiusura dei porti ai profughi, venuto dal Consiglio d’Europa. Nel rapporto sul monitoraggio dei comportamenti del governo di Roma che è stato reso pubblico ieri si legge la preoccupazione per l’aumento di episodi di incitamento all’odio da parte di esponenti politici e delle espressioni di razzismo e xenofobia nel discorso pubblico, soprattutto nei media e su internet.Secondo i parlamentari della Lega nel Consiglio, che hanno tentato invano, insieme con i colleghi pentastellati, di emendare il testo, il voto del rapporto è stato “scandaloso e inaccettabile”. No. Scandaloso e inaccettabile è quello che è avvenuto nel mare in tempesta. Quello che è accaduto al CARA di Castelnuovo di Porto, quel che accadde in estate sulla nave Diciotti.
Non sappiamo che cosa ne sarà ora della Sea Watch. L’equipaggio ha disobbedito alle pretese illegali di Matteo Salvini e ha portato la nave in salvo. Se i marinai dovessero essere denunciati per la loro civilissima disobbedienza possono contare non solo su una larghissima solidarietà ma anche su solidi appoggi legali: la “chiusura dei porti” proclamata dal ministro dell’Interno e dal suo reggicoda titolare dei Trasporti non ha alcun fondamento giuridico: per la legge è un puro flatus vocis, una balla per la propaganda. I porti italiani sono aperti e vi approdano ogni giorno navi mercantili, mezzi militari, imbarcazioni da diporto, piroscafi da crocieristi. E oltre 50 persone al giorno, secondo quanto calcola l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, continuano ad arrivare sulle coste italiane lontano dai porti, con piccole imbarcazioni..
Se poi ora che la nave è ancorata al sicuro il ministro dell’Interno vorrà impedire che i migranti che si trovano a bordo vengano sbarcati, si imbarchi, lui, nell’impresa di sequestrarli come fece per i 177 migranti della nave Diciotti. Proprio ieri, mentre andava ripetendo lo stupido mantra dei “porti chiusi”, il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il reato di abuso di potere e di sequestro di persona, sconfessando il Procuratore Carmelo Zuccaro che aveva chiesto l’archiviazione. Zuccaro è quel magistrato che diede il via, assieme all’ineffabile Di Maio con la sua trovata dei “taxi del mare”, alla vergognosa campagna di criminalizzazione delle ONG che Salvini ha portato poi al parossismo. Le “prove” che il Procuratore sosteneva di avere ma che – chissà perché – non poteva esibire sono rimaste nei suoi cassetti, o più probabilmente nella sua testa.
La richiesta di autorizzazione andrà al Senato e la maggioranza gialloverde farà ovviamente di tutto per negare ai giudici il permesso di processare il capo leghista. Ma per fortuna non esistono soltanto le corti italiane. Per quanto se ne sa, denunce contro il comportamento delle autorità italiane e in particolare contro Salvini sono state già presentate alla Corte europea sui diritti umani e non riguardano solo la “chiusura dei porti”, ma le molte altre violazioni dei diritti dei rifugiati che vengono commesse da mesi in Italia.
Fin qui Salvini. E il suo socio Di Maio? Il capo dei cinquestelle si è affannato nel solito patetico inseguimento dell’esuberante alleato-nemico. I porti italiani sono “chiusi” anche secondo lui, e il nostro ha invitato perentoriamente la Sea Watch a “puntare la prua verso Marsiglia e a far sbarcare le persone sul suolo francese, anziché aspettare inutilmente nelle acque italiane per giorni”. L’idea di mandare la nave, che batte bandiera olandese ed è gestita da una ONG tedesca, proprio a Marsiglia si spiega solo con l’intenzione di fare un dispetto agli odiatissimi francesi, ma era assolutamente insensata: il porto francese si trova a molte giornate di navigazione (nella tempesta) dal Canale di Sicilia. Ma si sa che in geografia Di Maio non è proprio un fenomeno. Intanto, ha aggiunto graziosamente, la nave “avrà dal governo italiano, qualora ne avesse bisogno (sic!), supporto medico e sanitario”. Alla ferocia di Salvini Di Maio aggiunge l’ipocrisia. Insopportabili, tutti e due.
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