Milano, si ricandida Sala
ora si ricordi di periferie
e disuguaglianze

Ha scelto il giorno di S.Ambrogio per annunciare via facebook la propria ricandidatura a sindaco di Milano. Dopo tanti, all’apparenza, tentennamenti: Giuseppe Sala ha detto sì, ci sarà ancora, pronto alla battaglia elettorale.

Ha scelto un’occasione particolare, un momento dopo la consegna degli Ambrogini d’oro (l’onorificenza cittadina), qualche ora in anticipo rispetto alla “prima in epoca covid” della Scala (nuovo regalo del covid e della rai: la straziante coppia Milly Carlucci-Bruno Vespa a presentare), nei giorni in cui il terribile morbo ancora pesantemente colpisce la città e il paese tutto.

sindaco Sala
Si è dimenticato di citare la peste manzoniana: avrebbe potuto ricordare lo sguardo di speranza dei sopravvissuti verso il cielo che si fa azzurro dopo il temporale. Non ha trascurato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che aveva riconosciuto: “Milan l’è un gran Milan” (proprio così, dialettale), riferendosi alla capacità di resistenza e di reazione della città.

Ovviamente non ha potuto lasciare in disparte il santo patrono, “uomo delle istituzioni laiche e religiose”, sempre critico nei confronti di chi approfittava del proprio potere per offendere la giustizia, sempre pronto a difendere i diritti dei più poveri e degli indifesi. In questo, laicità, rispetto della giustizia, solidarietà, Sala ha letto la modernità di Milano.

Primo passo, le Olimpiadi

Poi ha spiegato le ragioni di tanta precedente incertezza: voleva essere sicuro di disporre di forze fisiche e mentali per guidare la città per altri cinque anni, per non deludere dopo tanto passato, addirittura “glorioso” per i primi quattro anni, drammatico in questi ultimi mesi. Ora si dovrà aprire una nuova fase e il primo mattone è già stato posto: Milano avrà le sue Olimpiadi, come non era mai successo, anche questo nel solco di apertura e internazionalità, come è stato per la città negli anni “gloriosi”.
I bilanci si faranno. Certo è che dall’Expo in poi, con Sala sindaco, Milano ha vissuto giorni se non “gloriosi” sicuramente vivaci, dinamici, propulsivi, secondo almeno quelle immagini che piacciono tanto in epoca di trionfo del consumismo: insegne luminose di banche e assicurazioni, eventi, mostre, fiere, sfilate di moda, turismo alle stelle, happy hours, strade affollate.

L’abisso delle disuguaglianze e delle periferie

Il marziano che approdasse dopo qualche assenza sotto la madonnina, tra i grattacieli delle cosiddette archistars (da Cesar Pelli a Isozaki, da Zaha Hadid a Libeskind a Stefano Boeri) apprezzerebbe i cambiamenti, cambiamenti che nessuno può negare. Resta il vizio di fondo di questa società più che di questa città: la incommensurabile distanza (materiale e metaforica) tra centro e periferie, tra poveri e ricchi, tra influenti ed emarginati.
Sala, nel suo annuncio, ha ripreso appunto il tema delle periferie. Sullo stato delle periferie e sull’urgenza degli interventi aveva insistito cinque anni fa, alla sua prima candidatura.

milanoAlle periferie è tornato, là dove peraltro qualche cosa è stato fatto (in alcune zone della città ad esempio in relazione alla costruzione della nuova linea della metropolitana). In periferia Sala si gioca il proprio futuro (intanto elettorale, perché non può fidarsi solo del voto del centro colto, benestante, progressista) e gioca il futuro della città che non può progredire divisa, “spaccata”.
Ancora in nome di Ambrogio, Sala ha promesso “comunione”, cioè unità nei progetti e nel lavoro e nella vita quotidiana, contro “divisione”. Speriamo… “Porsi all’ascolto”, espressione cara al sindaco, dovrebbe diventare una pratica dopo essere stata un buon proposito: porsi all’ascolto della città, sapendo che non è tutto oro quel che luccica, perché guardando dietro i lustrini si potrebbe scorgere quanto la città sia in affanno, ben oltre le colpe del covid: possiamo partire dall’inquinamento per arrivare all’impoverimento della classe media e ancor più dei ceti deboli, passando al saccheggio dei beni comuni.

Una buona notizia

La ricandidatura di Sala è una buona notizia, se non altro perché poteva andare molto peggio, probabilmente dopo un infernale via vai di nomi, dopo lanci e rilanci, per concludere come è spesso è accaduto già alla vista del traguardo elettorale. Così invece ci sarebbe il tempo per rivedere politiche, immaginare progetti, magari per chiedere passi indietro, visto che qualcuno potrebbe ben mettersi da parte riconoscendo la propria inadeguatezza.
Sala, al secondo mandato, potrebbe ritrovare coraggio, rivedere alcune scelte (molte dirette alla privatizzazione di un bene pubblico come il suolo, vedi la questione degli scali ferroviari), lasciar perdere la riapertura dei Navigli (cavallo di battaglia di un’altra campagna elettorale, un sogno troppo costoso considerati i guai dell’economia), decidere là dove finora non si è deciso (il nuovo stadio e la riprogettazione di tutta l’area), mettere un poco a tacere le immobiliari, provare a immaginare il corpo urbano nel suo complesso (e nella sua complessità), schierarsi per una pianificazione che tocchi l’intera area metropolitana…

Sala piace ancora, malgrado alcune infelici uscite “epidemiologiche” (tipo “Milano non si ferma”), per la sua sobrietà. E’ rassicurante, è manageriale, ha buone parole per tutti, nutre chiari sentimenti democratici e antifascisti. Ricominci a girare per la città.