Rottamare? Renzi non impara niente dai suoi fallimenti

Ha detto Matteo Renzi qualche giorno fa, ospite della nuova trasmissione di Rete4 condotta da Barbara Palombelli, che il suo errore più grande è stato questo:“Non ho portato la rottamazione fino in fondo”. Visto che l’uomo insiste, dopo aver distrutto la sinistra, cerchiamo di capire che cosa sia questa “rottamazione” e quale avrebbe dovuto essere il suo corso se “portata fino in fondo”.

La rottamazione è la messa fuori gioco di un vecchio gruppo dirigente ovvero di chi stava prima di Renzi. Questa soluzione corrisponde a una lettura della storia del passato nella chiave dell’errore totale coincidente con l’intera storia della Repubblica. Non è il Bartali de “l’è tutto da rifare”, ma è il politico che sostiene che fino al suo arrivo è stato tutto, ma proprio tutto sbagliato. E che questo cumulo di errori, in un paese governato per decenni dagli amici del papà di Renzi, fosse invece addebitabile a coloro che combatterono quelli come Renzi senior salvo poi allearsi con la Dc negli anni del terrorismo. Il primo punto chiaro della rottamazione è, quindi, che il nostro paese non ha storia. C’è chi legge la storia d’Italia come intreccio fra apparati dello stato e grande criminalità e chi invece liquida proprio tutto. L’Italia non esiste, secondo queste due catastrofiche letture. E’ tornata ad essere una espressione geografica.

Se la colpa degli errori è stata della sinistra e soprattutto di quella che fuoriuscì dal comunismo con sbagli ma anche con tante  cose buone, è del tutto evidente che il rottamatore contro di loro siè scagliato. Tuttavia ha condotto uno strano incontro di pugilato. Ha preteso di richiamare sul ring i propri avversari per poi abbatterli facilmente impedendo loro di difendersi. Renzi, infatti, non voleva l’accantonamento di una vecchia classe dirigente ma il suo annichilimento. Questa operazione si chiama “pulizia etnica” che non è meno obbrobriosa se si fa senza armi.

Dalla rottamazione Renzi ha salvato alcuni suoi fedelissimi, membri della Margherita e ha immesso giovani leve che solo l’arrivo di quelle di Salvini e Di Maio impedisce di considerare le peggiori della storia repubblicana.

Andare fino in fondo nella rottamazione significa, quindi, ottenere il silenzio tombale dei comunisti e il levarsi attorno al nuovo leader di clientes con lodi sperticate come quelle che nei paesi dell’est ottengono Orban e gli altri.

Questa rottamazione è avvenuta  senza una rivoluzione culturale. Almeno Craxi combatteva i comunisti opponendo a Marx, Proudhonne. Renzi ha opposto qualche banchiere amico suo, per un po’ il caro estinto Sergio Marchionne, quello di Eataly e ha tentato disperatamente di impadronirsi dei servizi segreti.

La rottamazione è stata solo un’operazione istruttiva di cui gli elettori hanno percepito il senso e la profondità. Per questo sono scappati. Ora Renzi vorrebbe riprendere proprio da dove è iniziato il suo fallimento. Sono convinto che il suo destino si svolgerà fra i fanatici che lo seguono e gli ex berlusconiani privi della guida del Cavaliere. Non avrà molti voti, ma ci faremo quattro risate.