Le ceneri di Roma
tra Raggi e un centrosinistra confuso

Credo abbia ragione Andrea Romano quando, essendosi risolto a denunciare lo scandalo delle urne cinerarie tenute sotto sequestro da AMA, dice che il Covid è solo il pretesto in una situazione vergognosa che impedisce, non solo a lui che ha perso il figlio Dario, ma a centinaia di famiglie romane, di dare definitiva sepoltura ai propri cari.

Ceneri

Che abbia ragione lo si comprende subito alla lettura dell’algido comunicato dell’azienda che a Roma si occupa dei defunti e dei rifiuti, senza che a nessuna Amministrazione – nei decenni – sia venuto in mente che sarebbe almeno il caso di distinguere nel nome, se non nei fatti, le due cose.

Un comunicato burocratico che si appella al contratto di servizio e ai DPCM che prescrivono (mi pare ovvio) di dare la priorità alla sepoltura primaria (la cremazione in questo caso) come se questa fosse una giustificazione per l’accumularsi di urne e bare nei depositi. Un comunicato senza nome, senza firma, senza una persona dietro la burocrazia che senta il bisogno di scrivere una parola di rammarico per i cittadini costretti a sopportare dolore nel dolore.

Quel comunicato mette in evidenza un’unica cosa: l’azienda AMA, uscita malconcia e sull’orlo del fallimento da un pretestuoso e inutile contenzioso con il Campidoglio, non è governata. Disatteso il piano di ampliamento dei cimiteri romani firmato nel 2017 dall’allora assessore Pinuccia Montanari. Nessuno al vertice di AMA che richiami i dipendenti alle loro responsabilità, nessuno che metta in rilievo l’assurdità dello smart working nei servizi cimiteriali, gli operai sono ben presto tornati nelle fabbriche, gli scaricatori non hanno mai smesso di scaricare beni alimentari, le cassiere non hanno mai interrotto il lavoro di battere gli scontrini. I servizi cimiteriali, invece, sono in “DAD”.

Aspettando Godot

Anche la macchina politica si è messa in movimento senza guidatore, ovvero senza candidati sindaco. E questo non prometteRoma Virginia Raggi bene. Nel centro sinistra alle prese con un rebus molto difficile, fissata la data delle primarie, si è reso necessario il movimento delle truppe per il futuro posizionamento, nei municipi, in consiglio comunale, in giunta. Si decidono i candidati presidenti di municipio, fra gli altri Paolo Marchionne nel Terzo, Emiliano Monteverde nel Primo, si cominciano a ipotizzare le liste per il consiglio comunale (Sabrina Alfonsi) e la composizione della giunta, visto che nessuno conosce Roma meglio di chi l’ha amministrata in tempi molto difficili.

Ma tutto questo senza certezze circa il candidato che dovrebbe scongiurare sia il riproporsi dell’incubo Raggi (scarsissima di voti nell’ultimo sondaggio presentato nella trasmissione di Corrado Formigli) sia che fra i litiganti vinca il terzo, il candidato del centro destra. Inutile su Roma usare l’allocuzione candidato/candidata, tutti i nomi che circolano sono solo di uomini.

Enrico Letta vuole fortissimamente Nicola Zingaretti. Per Zingaretti è chiaro che dire di no al segretario da lui sostenuto sia molto difficile. Ma tentenna e il suo tentennare è giustificato dalla difficoltà del rebus, con implicazioni regionali e nazionali. Riuscirà Giuseppe Conte a prendere le redini del Movimento o si rischia proprio a Roma e nel Lazio di mettere in crisi l’alleanza con i 5 Stelle perseguita con determinazione proprio da Zingaretti come presidente della Regione e come segretario del Pd?

Roberto Gualtieri (che è stato lontano da Roma per molto tempo e la cui performance nei sondaggi è molto meno rassicurante di quella di Zingaretti) è stato azzoppato dai suoi più entusiasti sostenitori, che avevano pensato di imporlo al segretario appena eletto con uno sgambetto.

Carlo Calenda, popolarissimo nelle ZTL, secondo Giovanni Caudo (candidato alle primarie) non vuole fare il sindaco ma soltanto nonna romausare Roma come palcoscenico per il suo movimento politico. Avrebbe detto un romano doc come Giulio Andreotti: a pensare male si fa peccato ma spesso si azzecca. D’altra parte, se uno corre in solitaria, cosa altro bisogna pensare?

Aspettando Godot, insomma, Roma è senza indirizzo strategico, le sue classi dirigenti non esprimono alcuna visione sul futuro della città. È vero che dal basso molte cose si muovono, l’associazionismo moltiplica le iniziative di confronto, da “Tutti per Roma Roma per tutti” con Emma Amiconi a “Roma ricerca Roma” che gode del sostegno di Walter Tocci, alla Roma Agricola per uno sviluppo sostenibile che ha fra i suoi protagonisti Matteo Amati, a Nonna Roma che sviluppa il suo impegno nelle aree più disagiate della città, sono tantissime le iniziative civiche. Ma è chiaro che se manca la politica e la capacità di includere questo grande fermento in un progetto, non si andrà molto lontano.