Riscopriamo il potere delle fiabe
per tornare un po’ bambini
Chi volesse chiedere un consiglio alla scrittrice Nadia Terranova su testi capaci di spiegare ai bambini “proiettili, bombe, crolli di edifici” si sentirà rispondere che non c’è nulla di meglio che una fiaba, di quelle con orchi, rapimenti, sortilegi, dannazioni. Vi inviterà a leggere Hänsel e Gretel, ad esempio. La ragione è semplice. Le fiabe, popolate di streghe, lupi, cannibali e re diabolici, mettono in scena le nostre pulsioni, diventano il palcoscenico delle nostre paure. Con un finale che quasi sempre salva o rende giustizia.
L’ottimismo eroico delle favole
Lo sostiene anche la scrittrice d’Oltremanica Katherine Rundell. Ricordando l’universalità delle fiabe – una sorta di lingua comune a diverse latitudini – sottolinea come l’ottimismo eroico in esse racchiuso – sia pure “coperto di sangue e ansimante”- è l’espressione del principio vitale nella sua più pura e semplice essenza. E come ogni principio vitale chiede di modificarsi nel tempo, di stratificarsi, di mutare. Per questo nel mondo ci sono numerosissime versione di Cenerentola come di Cappuccetto Rosso.
Queste e altre riflessioni attorno ai libri, ai ragazzi, alla lettura si ritrovano nei testi di due autrici che indagano il mondo della letteratura per (e con) i ragazzi. I due titoli sono “Un’idea di infanzia. Libri, bambini e altra letteratura” di Nadia Terranova (Italo Svevo editore) e “Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio” di Katherine Rundell (Rizzoli). Entrambe sono scrittrici poliedriche con molti titoli destinati ai più piccoli.
Oltre al “potere delle fiabe” un altro tema è caro alle nostre due scrittrici. Si tratta del leggere e dei confini, spesso creati artificiosamente, tra le letture dei piccoli e dei grandi. Nadia Terranova racconta quanto sia impossibile per molte persone immaginare “un adulto che prende un libro dallo scaffale della letteratura per ragazzi almeno quanto è difficile autorizzare un ragazzino a leggerne uno rubato dalla libreria dei genitori”. Mentre sappiamo quanto anarchico e sovversivo sia il leggere da ragazzi, esplorando territori nuovi, facendosi rapire da storie fantastiche ma anche proibite, come ci appaiono quelle allineate nello scaffale dei “grandi”.

Leggere non è un viaggio in treno
Nello stesso tempo – ci dice Katherine Rundell – il leggere non è un viaggio in treno, con una sua direzione precisa, lineare, senza scarti o ritorni. Leggere a ogni età significa anche appassionarsi a libri senza età come lo sono molti libri per ragazzi. Ci si riesce se si resta curiosi, se si ricordano le emozioni uniche, intense, quasi fisiche che il leggere da bambini e ragazzi spesso ha suscitato in noi, con l’immersione totale nelle pagine, quasi esistesse solo il mondo raccontato da quel tale libro.
Ci sono del resto autori cross over che scrivono per ragazzi e adulti, autori che ci traghettano tra i due mondi con un andirivieni continuo. Nadia Terranova li chiama “scrittori anfibi” di cui l’Italia del Novecento è stata ricca: Italo Calvino, Elsa Morante, Dino Buzzati ad esempio e più di recente Beatrice Masini e Bianca Pitzorno. Sapendo che ci sono buoni libri riservati solo agli adulti (perché richiedono abilità superiori) ma non ci sono buoni libri riservati solo ai bambini.
E allora, l’invito delle nostre scrittrici è di tornare un po’ bambini, riscoprire a ogni età la magia delle storie. Lo fanno consentendoci di curiosare nella loro “officina degli attrezzi”. Nadia Terranova lo fa anche riproponendoci alcuni dei suoi articoli più interessanti di critica letteraria apparsi sui principali media italiani insieme a un invito a noi adulti che echeggia quello del suo amato Bruno Schulz: vivere per “maturare verso l’infanzia”.
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