Riforme, il cancellierato “alla tedesca“ per la stabilità all’esecutivo e l’unione del paese
Da osservatore appassionato e partecipe delle vicende politiche e sociali, credo che occorra sottolineare due punti, tra loro legati. Il primo: non vi sono le condizioni per una vera e propria fase costituente.
Una legislatura costituente, ad esempio, esigerebbe un governo sostenuto da un’ampia maggioranza, da una coalizione di unità nazionale. Così non è, così non potrebbe essere, per un insieme di fattori, non ultimi quelli culturali.
Da qui il secondo punto. Quando Piero Calamandrei sosteneva, con altri azionisti, l’opportunità di un sistema presidenziale “all’americana” come antidoto all’instabilità e alle derive autoritarie e neofasciste, collocava la proposta, per l’appunto, in un ampio disegno costituzionale e antifascista.
E, assai più di recente, nei primi lustri della seconda Repubblica, l’iniziativa di settori non marginali del centrosinistra per un esecutivo con “due motori” (per dirla con Giovanni Sartori), dunque con un Primo ministro vincolato alla maggioranza parlamentare e un presidente eletto dal popolo (il celeberrimo semipresidenzialismo “alla francese”, con gli adattamenti del caso), era legata allo sforzo della ricerca di una piena e non effimera legittimazione reciproca delle due grandi coalizioni. Era un po’ il senso delle “Commissioni bicamerali”, delle quali pure conosciamo l’esito. Tanto meno sarebbe percorribile, oggi, una strada del genere.
E tuttavia occorrerebbe insistere con convinzione sulla proposta del Cancellierato, del Cancellierato “alla tedesca”, come si suol dire, senza cedere alla tentazione di tirare i remi in barca e di rinunciare a tale battaglia.
Anzi, in nome di quel riformismo di popolo di cui tanto l’Italia avrebbe bisogno (quello che, a proposito dei “se” e dei “ma” morettiani, Luciano Lama, dopo la morte di Berlinguer, avrebbe potuto incarnare alla guida del Pci), andrebbero informati e coinvolti il più possibile i cittadini sulla questione. Come sosteneva il grande e talora dimenticato Antonio Maccanico, è proprio la figura autorevole e volta a unire del Cancelliere che, nel quadro di una democrazia parlamentare e dunque rispettosa della complessità e delle articolazioni politico-culturali del Paese, può contribuire alla coesione delle maggioranze e alla stabilità e al prestigio, interno e internazionale, degli esecutivi.
E perciò è questa la strada maestra, l’obiettivo da perseguire senza timidezze.
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