La pensione a 62 anni,
ma il governo non ferma
gli scioperi in Francia

Dopo sei mesi di annunci contradditori e indiscrezioni allarmanti per molti francesi, il Primo Ministro Edouard Philippe ha finalmente illustrato la struttura complessiva della riforma del sistema pensionistico. Una riforma che si augura possa essere discussa e approvata dal Parlamento nei primi mesi del 2020.

Emmanuel Macron

Nell’insieme, Philippe ha confermato l’architettura di un futuro regime pensionistico “universale”, cosi com’era stata delineata dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron durante la campagna elettorale del 2017. Il governo conferma , quindi, la sua volontà di passare dagli attuali 43 regimi diversi, a un sistema in cui un euro di contribuzione ha lo stesso valore per tutti, “parlamentari compresi” ha tenuto a precisare.

Sistema a punti

I contributi versati saranno convertiti in “punti pensionistici” convertiti in euro al momento dell’inizio della pensione. Dei punti aggiuntivi saranno previsti per coprire le situazioni particolari come i periodi di disoccupazione, congedi per la maternità, assistenza a un parente in difficoltà.

Se si potrà continuare a andare in pensione a 62 anni, il governo vuole pero’ incoraggiare i francesi “a lavorare più lungamente”, fissando a partire dal 2027 un “età di equilibrio” a 64 anni: quelli che andranno in pensione prima saranno penalizzati nel calcolo del valore dei punti, quelli che partiranno dopo saranno premiati.

La riforma per i nati dopo il 1975

Dunque, sino al 2027, il governo non si pone il problema di un ritorno all’equilibrio nei conti del sistema pensionistico. Un annuncio importante è che la riforma riguarderà solo coloro che sono nati dopo il 1975 – in un primo tempo si era parlato del 1963 – e i diritti attuali per i cosiddetti “regimi speciali” rimarranno in vigore sino al 2037. Per i nuovi lavoratori il nuovo regime entrerà in vigore nel 2022.

Philippe è convinto che su queste basi sia possibile aprire la trattativa con i sindacati e mettere fine agli scioperi, che , soprattutto, nel settore dei trasporti durano da giovedì scorso.

Reazioni negative

Le reazioni delle forze sindacali sono però alquanto negative e anche alcuni dei sindacati più moderati sostengono che con l’introduzione dell’”età di equilibrio” a 64 anni il governo “abbia superato la linea rossa”. I ferrovieri, gli insegnanti, ma anche il sindacato di polizia hanno subito dichiarato la volontà non solo di proseguire la lotta ma anche di renderla più forte e decisa. Martedì prossimo, il 17, è convocata una manifestazione nazionale a Parigi. Anche i partiti di sinistra hanno criticato il governo e sostengono la protesta, solo la Medef (la Confindustria francese) ha espresso un giudizio negativo.

Non vi è dubbio che, rispetto alle ipotesi che erano circolate, il governo abbia modificato punti importanti del progetto originario, tenendo conto della mobilitazione di questi giorni. La quale non è una protesta che si possa affrontare soltanto attraverso il metodo della concertazione. In questo il 2019 è diverso dal grande e prolungato sciopero del 1995. Ed invece ha molti più punti di contatto con la protesta dei “gilets jaunes” del 2018.

Alla base di tutto vi è un forte sentimento d’inquietudine, di non fiducia nel futuro, nella capacità delle classi dirigenti di risolvere i problemi. Si tratta, in definitiva, di un malumore collettivo sempre più difficile da placare razionalmente e che, per fortuna, si manifesta nei cortei di questi giorni piuttosto di essere covato in silenzio e in solitudine, pronto ad esplodere in forme peggiori. Coloro che hanno protestato avvertono di avere ottenuto dei primi risultati e non vogliono cedere, anche se la protesta per durare nel tempo dovrà trovare forme e metodi alternativi allo sciopero generale. L’inverno politico e sociale francese sarà sicuramente interessante e dagli esiti imprevedibili.