Primarie Pd: ha vinto Schlein perché rappresenta i valori di sinistra
“Ancora una volta non ci hanno visto arrivare”, ha detto Elly Schlein nel primo discorso pronunciato dopo che Stefano Bonaccini aveva riconosciuto la vittoria della sfidante alle Primarie Pd. È la citazione di un libro pubblicato solo in inglese “They didn’t see us coming. The hidden history of Feminism in the Nineties” di Lisa Levenstein, docente di storia presso la North Carolina University, scrittrice, femminista e attivista. “They didn’t see us coming” è una sorta di manifesto teorico alla base di molte campagne e movimenti globali, da Women’s March (la marcia delle donne) a Me Too. Declinata e adattata alle Primarie Pd la citazione si è rivelata una sintesi fulminante di quel che era successo domenica 26 febbraio e accolto con sorpresa da Bonaccini stesso e dalla quasi totalità dei commentatori (fa eccezione Stefano Cappellini di Repubblica) che, appunto, il “fenomeno Schlein” non l’avevano visto arrivare.
La ricerca: chi ha votato chi
E dunque, cosa è successo davvero alle primarie? Come hanno votato gli elettori Pd ai quali il regolamento statutario attribuisce, piaccia o no, il potere di scegliere il segretario?
La tabella che correda questo articolo fornisce i dati “basici” della partecipazione e dei voti raccolti da ciascun candidato. Si commenta da sola e non ha bisogno di spiegazioni.
Ad oggi, però, è stato pubblicato anche uno studio specifico, probabilmente l’unico, che “radiografa” la consultazione e offre una prima spiegazione su “chi ha votato chi”. Il campione era di poco meno di 2.000 votanti avvicinati all’uscita dei seggi. L’ha realizzato Standing Group della Società Italiana di Scienza Politica (https://standinggroups.sisp.it/candidateleaderselection/) per conto di Repubblica on line che lo ha messo in rete martedì 28 febbraio.
Le indicazioni che offre sono interessanti. Gli elettori di Schlein e di Bonaccini sono abbastanza simili per età, interesse per la politica. La stragrande maggioranza ha partecipato a precedenti primarie. Qualche differenza c’è sul livello di istruzione che è un po’ più alto tra chi ha votato Schlein.
Bonaccini e Schlein si sono divisi in parti quasi uguali anche il genere, con una leggera prevalenza femminile per Schlein. I punti in comune tra i due candidati finiscono qui e su tutte le altre variabili prese in considerazione le differenze tra chi ha votato per l’una e per l’altro sono abbastanza marcate, tanto da definire due differenti profili dem.
Sugli immigrati, tema sul quale la destra ha fatto barricate che pare stiano crollando con l’ipotesi di aprire canali lavorativi regolari per 250 mila persone l’anno, il 51% di chi ha votato Schlein ritiene che potremmo accoglierne facilmente molti di più contro il 32% di chi ha votato Bonaccini.
Si sono confrontati due mondi dem molto differenti

Politicamente chi ha scelto Schlein ha una connotazione molto più a sinistra di chi ha espresso la preferenza per Bonaccini. Lo “schleiniano” viene più del “bonacciniano” da precedenti di voto per verdi, sinistra e M5S.
L’elettore medio delle primarie è al 48% di sinistra, al 38% di centrosinistra, all’11% di centrodestra, al 2% di destra e all’1% non si colloca. Ma queste percentuali cambiano sensibilmente nei due campioni di “primaristi”: per Schlein il 56% si colloca a sinistra, il 36% nel centrosinistra, il 6% nel centrodestra, l’1% nella destra e l’1% non si colloca; per Bonaccini il 39% è di sinistra, il 39% di centrosinistra, il 17% di centrodestra, il 2% di destra e il 3% non si colloca.
Alle Primarie hanno votato complessivamente il 73% di non iscritti che per Schlein salgono al 78% e per Bonaccini scendono al 66%.
Mediamente il totale del campione al 36% dice che il Pd rappresenta i suoi valori politici, il 29% crede nel progetto politico del Pd, il 24% lo sceglie per le sue caratteristiche personali e l’11% perché vuole qualcuno che possa vincere alle prossime elezioni. Rispetto a questo quadro la percentuale di Schlein sale al 43% e scende al 28% di Bonaccini tra chi afferma che il Pd rappresenta i suoi valori, si differenzia tra il 26% di Schlein e il 32% di Bonaccini tra chi crede nel progetto politico del Pd; quasi si equivale tra chi scegli Pd per le sue caratteristiche personali (23% Schlein, 25% Bonaccini) e, infine, l’8% di “schleiniani” e il 16% di “bonacciniani” vuole qualcuno che possa vincere le prossime elezioni.
In sostanza chi ha scelto Schlein lo ha fatto in prevalenza perché la ritiene più capace di rappresentare al meglio i suoi valori politici. Per chi ha preferito Bonaccini sono invece più importanti due altri motivi: il voto al candidato come voto al suo progetto per il partito; il voto al candidato come scelta di qualcuno che possa vincere le prossime elezioni politiche.
Sulle alleanze sguardo attento al M5S
Se forse la fantasia ha vinto contro la concretezza e il nuovo contro l’usato sicuro, è certo che nell’urna si sono confrontati – conclude la ricerca – “due mondi ideologicamente diversi, decisamente spostato a sinistra quello di Schlein, più vicino al centro quello di Bonaccini”.
Le conseguenza sul tema delle alleanze nel centrosinistra vengono sintetizzate dalla ricerca in questo modo: “La maggioranza dei sostenitori della neo-segretaria, a differenza di quanto avviene per Bonaccini, ritiene utile allargare la coalizione al M5S. E sono proprio queste differenze a rappresentare la prima sfida per la segretaria del PD: riuscirà a tenere insieme due gruppi che si dividono su questioni così fondamentali?”.
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