Dopo la mossa di Renzi
stringere i tempi
e basta con le ambiguità
È certamente vero- come sostiene Matteo Renzi- che la politica non è un sondaggio d’opinione – ma è altrettanto certo che la crisi aperta con le dimissioni delle ministre di Italia Viva debba apparire perlomeno astrusa alla maggioranza degli italiani, oltre che naturalmente in Europa.
Una crisi pericolosa mentre la pandemia riprende vigore e la campagna vaccinale è appena agli inizi. Ma è soprattutto con le categorie della politica che la scelta dell’ex rottamatore risulta incomprensibile.
Nel braccio di ferro sul Recovery Plan, vale a dire l’atto di governo più importante di questa legislatura e probabilmente anche delle prossime, il piccolo partito renziano aveva ottenuto un successo indiscutibile ridimensionando il ruolo debordante del presidente del Consiglio e ricalibrando gli stanziamenti iniziali a favore degli investimenti e della sanità. Ma anziché rivendicare il risultato, si è preferita la strada della rottura ad ogni costo. Come altro considerare, per dirne una, l’ultimatum sul Mes, del tutto indigesto ai populisti a 5stelle ovvero alla forza più numerosa della maggioranza e del Parlamento?
“Un errore che pagheremo in molti”
“Un grave errore di pochi che rischiamo di pagare in molti”, l’ha definito il vicesegretario del PD Andrea Orlando. Verissimo, ma purtroppo di errori è costellata tutta la vicenda politica delle ultime settimane A cominciare dal premier Conte che non ha esitato a usare le minacce di Renzi per tentare di giocare una partita tutta personale: prima andando alla ricerca dei cosiddetti responsabili, ovvero dei trasformisti dell’opposizione di centrodestra a sostegno del suo governo ed evocando poi il voto anticipato al quale si presenterebbe con una sua lista, sulla scorta dei favorevoli sondaggi di popolarità. Operazione a quanto pare rintuzzata dopo il pressing del PD ma soprattutto il confronto con il Capo dello Stato. E ancora una volta Conte non ha certo dato una prova di coerenza quando ha detto che non c’è altra maggioranza possibile rispetto a quella attuale neppure 24 ore dopo aver dichiarato che se Renzi avesse aperto la crisi non avrebbe mai più governato con Italia Viva…
Ma anche il PD dovrebbe chiedersi ora se certe timidezze con l’alleato e il premier populisti non abbiano avuto un prezzo troppo alto, lasciando campo libero oltretutto alle scorribande dell’ex rottamatore. Anche l’ambiguità sull’Operazione Responsabili, respinta seccamente da Zingaretti ma in qualche modo incoraggiata da un consigliere potente come Goffredo Bettini, non ha sicuramente aiutato.
E ora? Probabilmente la situazione non è del tutto compromessa, come fanno ritenere alcune timide aperture dei contendenti. Ma i tempi sono strettissimi e non c’è più tempo per ambiguità e prove muscolari. La politica non sarà un sondaggio ma non può essere neppure del tutto
avulsa dal senso comune.
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