Quell’urgenza di riscoprire il pensiero
di Gorrieri e dei cattolici di sinistra
Gli affanni della sinistra cominciano qui, dai molti spread di ricchezza, di opportunità, di diritti, di aspettative, di mobilità sociale, di sostenibilità ambientale, che non si riescono a colmare. E sui quali la sinistra ha dato non di rado l’impressione di essersi arresa. Forse merita maggiore attenzione ciò che da tempo scrive Mario Tronti: la stessa idea progressista, declinata come fede indiscussa nella modernità, ha contribuito a disarmare la cultura e lo spirito critico nel campo della sinistra. Il Progresso si sta alleando con il dominio dell’economia e del profitto, esalta l’individuo e trascura la comunità, promette opportunità inedite e straordinarie, certo, ma crea anche paure e nuove, gravi iniquità. L’aspirazione alla giustizia, alla libertà eguale, alla coesione della società, alla pace non sono esaurite, anzi hanno persino accumulato ragioni più corpose, eppure le classi dirigenti faticano a esserne interpreti credibili. Lo stesso centrosinistra è sembrato espressione dei ceti più abbienti. Faticando a parlare la lingua di chi è più povero, di chi è più ai margini, di chi si sente più solo. E nei ceti più svantaggiati si guarda con speranza chi promette di forzare la gabbia delle compatibilità. Anche se queste forzature appaiono spesso irrazionali, improbabili, rischiose. Insomma, ciò che viene chiamato, forse impropriamente, populismo non riesce a nascondere i propri caratteri regressivi, eppure intercetta una domanda di politica – cioè un desiderio di cambiamento reale – a cui le forze democratiche rischiano di rispondere con una involontaria antipolitica, cioè con una resa, che muove dal giudicare impossibile, o avventurista, ogni tentativo di mutare il paradigma dominante.
Il pensiero cattolico, i movimenti d’ispirazione cristiana, la presenza dei credenti possono dare molto alla sinistra, o al centrosinistra come si vuole chiamarlo. Anche perché quando la razionalità o la mediazione non bastano a garantire una politica di avanzamento sociale, i credenti sono sfidati comunque a mettere in campo la radicalità dei valori, della coscienza, della testimonianza personale. Ai giovani della Fuci, negli anni Trenta, monsignor Giovanni Battista Montini parlava di «unità di vita e di pensiero»: una nuova politica non poteva ancora dischiudersi, ma i cattolici erano chiamati a sperimentare da subito la loro coerenza, le loro convinzioni profonde, la moralità delle loro azioni. Certo, il contesto odierno non è lontanamente paragonabile al sistema oppressivo di allora. Nessuno oggi potrebbe negare, o comprimere, il pluralismo delle opzioni politiche dei credenti. Ma non per questo ci si può rassegnare a una presenza cattolica silenziosa nella società, moderata perché ininfluente o inespressiva, inibita da quel senso comune che talvolta sembra frenare persino le espressioni concrete di solidarietà verso gli immigrati, verso chi reclama lavoro, verso i più poveri, verso chi soffre per impedimenti di ogni sorta.
Nell’opporsi a un approdo esclusivamente «socialista», Ermanno Gorrieri, già negli anni Novanta, individuava taluni segni di criticità, che potrebbero avere a che fare con alcune difficoltà di oggi della sinistra. Il problema da lui sollevato non riguardava tanto l’adesione al gruppo socialista di Strasburgo, sbocco di fatto inevitabile per il PD, il quale peraltro ha contribuito al nuovo nome «socialisti e democratici», quanto piuttosto l’illusione che un nuovo, pacifico compromesso socialdemocratico potesse stabilmente guidare la politica italiana ed europea del nuovo secolo. Sarebbe troppo attribuire a Gorrieri una capacità di preveggenza sull’egemonia che ai giorni nostri esercitano la finanza e le tecnostrutture operanti su scala globale. Ma è bene ricordare con quale insistenza, e con quali argomenti, denunciò l’aumento delle diseguaglianze già negli anni Novanta, mentre il Pil aveva preso a salire a buon ritmo e in campo erano le migliori politiche riformatrici di cui il centrosinistra è stato capace. Le riflessioni di Gorrieri possono aiutare anche un esame critico di questi ultimi anni, quando i tempi e gli spazi della politica si sono obiettivamente accorciati, i margini di bilancio drasticamente ridotti e la sinistra è apparsa assai meno capace di progettualità, a partire dal necessario rilancio dell’idea di Europa.
Anche una frattura culturale è tornata ad aprirsi. Il populismo e il leaderismo, in realtà, non hanno lasciato immune il PD, hanno venato la sua narrazione e dato l’illusione di una scorciatoia per il consenso prima di trasformarsi in valanga e abbattersi sulla sua testa. La rottamazione sembrava la bandiera vincente, strappata dalle mani avversarie, ma così non è stato. Per quanto lo sforzo di ricomposizione possa apparire fuori moda, continua a essere improbabile una rigenerazione democratica senza che alla sua base vi sia una solida cultura costituzionale, un senso condiviso della storia, un’idea di politica che non cancelli, e anzi valorizzi, le forze sociali, la loro autonomia, e la faticosa ricerca di una nuova mediazione per il bene comune.
I Cristiano sociali hanno compiuto il loro cammino. Ma quanto ci sarebbe bisogno di un movimento come i Cristiano sociali per incalzare ancora il centrosinistra, nel confronto costante con la realtà che cambia e per verificare se il PD possa rigenerarsi e servire non solo a sé stesso ma allo sviluppo e alla giustizia del Paese! Le domande sul futuro del PD, e della politica italiana, sono aperte. Domande legate, più di quanto talvolta non si pensi, al destino dell’Europa. Le risposte positive dipendono molto dalla voglia di dare ancora battaglia, di produrre idee e buone pratiche, di costruire comunità che sappiano camminare insieme.
“Da credenti nella sinistra. Storia dei cristiano sociali 1993-2017” di Carlo Felice Casula, Claudio Sardo e Mimmo Lucà (edito da Il Mulino, con prefazione di Romano Prodi). È un libro che ricostruisce la storia dei Cristiano sociali, nati nel ’93 dall’iniziativa di gruppi cattolici e di personalità tra cui Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti, che compirono la scelta a sinistra all’indomani della legge elettorale maggioritaria e poi contribuirono dall’interno dei Ds alla costruzione del Partito democratico. La vicenda politica del movimento dei Cristiano sociali può dirsi conclusa, e tuttavia resta un’eredità ricca e problematica, che riguarda certamente l’impegno politico dei cattolici – oggi di fronte a un magistero così esigente sul piano sociale come quello di Papa Francesco –, ma non di meno la sinistra ampiamente intesa, che dal “camminare insieme” con tanti credenti può trarre ancora pensiero, progetti, spunti vitali per fare i conti con la propria crisi e affrontare il tempo nuovo.
Questo brano è tratto dalla parte conclusiva del testo di Claudio Sardo
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati