Quei direttori
del giornale unico
di Elkann e la Fca

I direttori di RepubblicaStampa, il giornale unico di John Elkann, sono impegnati in questi giorni a difendere il loro editore e proprietario di Fca che ha chiesto a Intesa Sanpaolo un prestito di oltre 6 miliardi di euro garantito dallo Stato. Le polemiche sono fortissime, la politica si divide, le redazioni sono in ansia. A Repubblica il direttore Maurizio Molinari ha impedito la pubblicazione di un comunicato del Cdr che si dissociava da un titolo troppo generoso verso il prestito Fca. Alla Stampa la direzione di Massimo Giannini inizia con un taglio del 15% degli stipendi dei giornalisti.
Nelle reazioni, anche scomposte, dei direttori del nipote dell’Avvocato Agnelli sorprende un’affermazione perentoria di Giannini che replicando a una critica del pd Andrea Orlando, il quale sospetta una mossa del grande capitale contro il governo, scrive indignato: “Un’idea tanto rozza dei rapporti tra economia, politica e informazione non esisteva neanche negli anni 50 quando a Torino il Pci e la Fiat costruivano la trama delle relazioni industriali del Paese”.

Quali relazioni tra Pci e Fiat negli anni 50?

Fiat schedatureChe cosa costruiva esattamente la Fiat negli Anni 50? Quali relazioni industriali aveva in mente Vittorio Valletta? Quale misteriosa trama attraversa il pensiero di Giannini? Forse il neodirettore, nel passaggio tra Roma e Torino, ha smarrito qualche riferimento. Ha dimenticato vecchi libri come “Gli anni duri alla Fiat” di Emilio Pugno e Sergio Garavini (1974, Einaudi), i testi delle indagini parlamentari, il lavoro di tanti ricercatori, avvocati, giornalisti.

Gli anni 50 alla Fiat, lo sanno anche i sassi, sono quelli dei reparti confino, dell’Officina Sussidiaria Ricambi dove venivano rinchiusi gli operai comunisti, iscritti alla Fiom Cgil, con l’Unità in tasca. Gli anni 50 sono quelli dei licenziamenti di massa degli operai “distruttori”, così li definiva Valletta, dei “tribunali di fabbrica”, formati dai dirigenti e dai sorveglianti degli stabilimenti Mirafiori, Lingotto, Grandi Motori che giudicavano i lavoratori che avevano osato partecipare agli scioperi, oppure si erano presentati come “scrutatore o candidato” della Fiom-Cgil alle elezioni delle Commissioni interne. Così la Fiat costruiva le relazioni industriali in quegli anni della Guerra Fredda.

Il prestito e il dividendo straordinario

Poi il tempo è cambiato, un po’ di democrazia e qualche diritto sono entrati in fabbrica, ma la Fiat ha sempre mantenuto una sua originalità, anche quando entrò in vigore lo Statuto dei lavoratori. Ricordiamo le schedature degli operai, l’inchiesta di Torino, le parole e l’impegno di Bianca Guidetti Serra. Del 2014, cioè l’altro ieri, è la sentenza della Cassazione che condanna la Fiat di Sergio Marchionne per aver discriminato gli operai iscritti alla Fiom nelle riassunzioni alla Fabbrica Italia Pomigliano.
Molinari e Giannini hanno un duro lavoro da svolgere per tutelare le loro redazioni e trasformare i loro giornali in un momento terribile per tutta l’editoria. Meglio lasciar perdere la storia e concentrarsi sull’attualità, densa di rischi e di fronti aperti. Possono aiutare Elkann a ottenere il prestito con garanzia dello Stato descrivendo il loro editore come un filantropo. La verità è che il prestito sarebbe un colpaccio per gli Agnelli: la dinastia degli eredi-azionisti eviterebbe di intaccare le casse delle loro holding da dove uscirà un dividendo straordinario di 5 miliardi di euro, esentasse, prima della fusione con i francesi di Psa. Insomma, stiamo parlando di autentici benefattori.