In “Ti rubo la vita” il tessuto
delle religioni che imparano a convivere
Potrebbe essere considerato un giallo avvincente. E invece è anche un romanzo politico, degno dei nostri tempi e che si legge tutto di un fiato. Sto parlando di Ti rubo la vita, di Cinzia Leone, edizioni Mondadori. Perché politico? Perché racconta un intreccio tumultuoso di amori, unioni, separazioni, di donne e uomini con religioni diverse. Sono cristiani, ebrei, mussulmani che vagano tra Istanbul, Odessa, Giaffa, Tel Aviv, Alessandria D’Egitto, Basilea, Miami, Roma. Con scambi di identità, ad esempio, tra il musulmano Ibrahim che diventa, con un affascinante metamorfosi, l’ebreo Avrahàm Azoulay, vittima delle persecuzioni naziste.
La diversità, valore assoluto
Sono quattro storie che ripercorrono una mescolanza incessante. É la testimonianza di come le religioni spesso possano unire e non solo dividere, non solo provocare odi, guerre, separazioni. Come è nato questo intreccio? L’autrice in un’intervista spiega “perché sono figlia di genitori con religioni diverse, trovo bello guardare l’altro. Una mia grande amica è ortodossa. Le diversità per me sono un valore assoluto, tenendo salde le proprie”. Ecco una affermazione quanto mai di attualità in tempi in cui le diversità, le razze, vengono misconosciute, calpestate. E dominano i sentimenti identitari, ciascuno per sè, con la propria piccola patria, la propria religione, i propri muri.
Quel che colpisce è come Cinzia, sia riuscita a impossessarsi dei sentimenti, anche qui delle identità, dei singoli personaggi, ricostruendo ambienti, località, convinzioni, cerimonie, stili di vita. Una costruzione lunga oltre 600 pagine che ha alle spalle un evidente, duro lavoro di ricerca. Un romanzo che ci fa scoprire realtà spesso misconosciute e ci insegna ad apprezzarle.
Una lezione di vita
Ti rubo la vita, certo ma anche una lezione di vita. Perché nelle pagine scorre anche un elemento produttivo speciale, nel lavoro di uno dei principali protagonisti: l’industria dei tessuti. Così l’ebreo Azoulay “era capace di distinguere al tatto un lino batista da un lino mezzano, riconosceva una lana rigenerata o le fibre troppo secche di un cotone scadente sfiorandole con i polpastrelli, solo annusando”. E compare anche l’arte di mettere insieme fibre diverse in un sola stoffa, anche se a volte la legge proibisce alcune mescolanze come quelle tra Lino e cotone.
Ecco: mettere insieme fibre diverse. É il cuore del romanzo di Cinzia Leone. É il tessuto che dobbiamo ricominciare a riconnettere. Prima che si sfasci tutto.
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