Primarie: vince Elly Schlein, gli elettori Pd scelgono il cambiamento

Una giovane donna alla guida del Pd della rinascita. Del partito più grande di opposizione che dovrà fronteggiare il governo nazionale di un’altra donna. Un impegno gravoso, difficile ma anche entusiasmante. Dopo un imprevedibile testa a testa con Stefano Bonaccini, uscito vincente dal voto degli iscritti e quindi partito favorito anche per la sua storia politica, Elly Schlein, 38 anni, alle spalle un rapporto di odio ed amore con il Pd, è stata chiamata ad esserne la guida dalla maggioranza di quel milione di italiani che si sono recati ai seggi nonostante il maltempo, in molte realtà, non abbia fatto sconti.

Elly Schlein segretaria del Pd
Elly Schlein

Che le urne contenessero il risultato, poi diventato concreto, lo si era compreso proprio dal dato dell’affluenza. Arrivare alla soglia psicologica del milione di voti ha fatto apparire subito chiaro che nell’Italia dell’astensione era scattata di nuovo la voglia di esserci, di contare. E che sia stato il Pd con le sue primarie a suscitare questa voglia non è cosa di poco conto.

A confronto due linee per la guida del partito

A confronto si sono trovate le linee dei due sfidanti per la guida di un partito che, dopo dieci anni di governo nelle più diverse coalizioni, ha bisogno di ritrovare se stesso, una linea politica definita e l’impegno per alleanze costruttive.

Bonaccini, il riformista, sostenitore di un’opposizione senza pregiudizi e decisa a collaborazioni ampie. Schlein, la radicale, di opposizione dura al governo e alla destra che rappresenta, più aperta alle istanze sociali di cui i Cinquestelle si contrabbandano come unici paladini. Una donna che ama una donna e rivendica il diritto a farlo.

Stefano Bonaccini
Stefano Bonaccini

Alla fine ha vinto la proposta innovativa di Schlein che fino a pochi mesi fa non era iscritta al partito. Ha vinto su un solido uomo di partito, ha vinto sul presidente della regione Emilia Romagna di cui è stata vice. Ha vinto perché un Paese che sembrava essersi chiuso nelle interessate e nostalgiche politiche del centrodestra ha voluto dare una dimostrazione di capacità di guardare in avanti e di volerlo fare da sinistra. Con una forte discontinuità rispetto al passato di un partito che ha fatto scelte in contraddizione e ne ha pagato lo scotto. E per farlo ha scelto lei in un esercizio di democrazia e partecipazione sconosciuto a qualunque altra formazione politica del nostro Paese.

La vincitrice: “abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione”

Abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione e anche stavolta non ci hanno visti arrivare” ha esordito la nuova segretaria, nel suo primo discorso dopo i risultati, rivendicando l’esito come “un chiaro mandato al cambiamento.

“Saremo un bel problema per il governo di Giorgia Meloni” ha detto annunciando la volontà di un lavoro comune delle opposizioni per contrastare in Parlamento le azioni dell’esecutivo. Gli impegni per l’ambiente, per il lavoro, per i giovani, contro la precarietà e per la scuola e la sanità. Tutto nell’unità ricucendo le fratture di questi anni. “Ognuno deve mettere un pezzo di sé per il cambiamento”.

Dal contendente sconfitto il riconoscimento della vittoria quasi subito, quando da tutta Italia, anche da regioni come la Puglia e la Campania in cui lo schieramento per Bonaccini sembrava più solido di quanto si è visto. E la riconfermata disponibilità a collaborare nell’impegno a sostenere un partito “che ha bisogno di reagire e rigenerarsi. Pronti, quindi, a dare una mano”.

E così l’ultima domenica di febbraio, per dirla con il segretario uscente, Enrico Letta “è diventata una grande festa di democrazia e partecipazione” convinto che “lei riuscirà dove io non ce l’ho fatta”. Un bel passaggio di testimone.

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