Candidato sindaco Pd
A Rimini torna tutto
in discussione

È diventata una telenovela la scelta del candidato sindaco del centrosinistra a Rimini. Ieri una delibera della commissione nazionale di garanzia del Pd ha rimesso in discussione la fragile soluzione che avrebbe dovuto portare alla quasi certa investitura di Jamil Sadegholvaad da parte dell’assemblea congressuale che, curiosamente, coincide con la direzione comunale in una sovrapposizione di ruoli censurata dalla CNG.

Jamil Sadegholvaad

I due ricorsi alla CNG hanno provocato un terremoto

I due organismi, identici, erano stati recentemente ampliati da 52 a 75 membri con l’inserimento di ogni carica elettiva, dei segretari dei circoli e dei membri del regionale. Una “dilatazione” che molti hanno interpretato in funzione dell’incarico a Sadegholvaad che, invece, nell’attuale composizione “ristretta”, non sarebbe certa. È proprio questo ampliamento che la CNG ha annullato, dopo i precedenti due passaggi favorevoli nelle commissioni provinciale e regionale. Quelli che un tempo si chiamavano “probiviri” si sono attivati sulla base di due ricorsi, uno di Maurizio Melucci, ex vice sindaco e l’altro di una militante avvocata, Jessica Valentini. In precedenza, però, le ostilità erano state aperte dal capogruppo Pd in Consiglio comunale, Enrico Piccari, con la mossa – approvata dalle commissioni di garanzia provinciale e regionale – che aveva consentito l’allargamento dell’assemblea congressuale. Al di là dei tecnicismi (che comunque danno il segno di un partito con regole approssimative, carenti e quasi inservibili) il problema è politico: in una città ottimamente amministrata dal centrosinistra e che andrà al voto in autunno il Pd è entrato in una sorta di buco nero che ha inghiottito la capacità di fare una sintesi ragionevole.

Situazione di stallo, il centrosinistra rischia

Emma Petitti

Con il pronunciamento della CNG lo stallo è totale e nessuno sa come e quando potrà essere risolto. In teoria i garanti nazionali non hanno escluso l’allargamento contestato dai ricorsi, come ha sottolineato il segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti, ma deve essere l’assemblea esistente “ristretta” a stabilirlo. Ovvio, quindi, che la decisione non sia scontata.

Prima di questo colpo di scena la strada sembrava spianata per Sadegholvaad, assessore di punta delle giunte guidate per dieci anni da Andrea Gnassi, uno dei sindaci più brillanti del Pd. Nella tormentata vicenda della candidatura l’assessore “dal cognome difficile” (i genitori hanno origini iraniane) era stato indicato con forza da Gnassi, dopo che si era autoproposta Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, e prima ancora segretaria della federazione, parlamentare e assessore regionale. Nel traballante scacchiere riminese, dove sulla carta la destra sopravanza il centrosinistra, trovare la quadra tra Sadegholvaad e Petitti è stato impossibile anche dopo che i due hanno dato la disponibilità a ritirarsi perché emergesse una “candidatura terza”. Ci hanno lavorato il segretario regionale del Pd Paolo Calvano e lo stesso presidente della Regione Stefano Bonaccini, ma niente, il “terzo” non è saltato fuori. Molti, soprattutto tra i sostenitori della Petitti, hanno proposto le primarie ma, fino ad oggi, la soluzione è stata esclusa perché organizzare la competizione in piena estate a Rimini sarebbe abbastanza complicato.

Come se ne verrà fuori nessuno lo sa. L’unica certezza è che le amministrative del prossimo autunno sono ad altissimo rischio per il centrosinistra. Unica consolazione: anche il centrodestra è diviso e ha molte difficoltà ad individuare una candidatura condivisa.