Si può dire che Draghi ha fatto un governo sgangherato?

Ora che il governo è al completo, ora che il governissimo è al riparo da qualsiasi colpo, urto, insidia, trabocchetto, con la firma persino di Salvini, mi riprendo, facendomi scudo del grandissimo Hölderlin, la libertà di andare dove voglio. Non che le mie modeste opinioni potessero inquinare il progetto del presidente Mattarella e del capo del governo. Ma se nel dna sopravvive qualcosa del leninismo di un tempo, ci si adatta a tacere, persino a spiegare e a giustificare certe scelte, per fedeltà, per responsabilità, perché “questa è l’unica via possibile”, perché “alternative non si danno”.

Come tenere insieme il Pd e la Lega

Ora che tutto è a posto, che sono chiari i termini della questione, che la maggioranza è solida, solidissima, che i ministri hanno giurato, che vice-ministri e sottosegretari sono stati ufficialmente dichiarati, mi prendo la libertà, appunto, di dire che questo mi sembra il governo più sgangherato della storia repubblicana, in gara con il gialloverde di Salvini e Di Maio, una spanna oltre il primo Berlusconi (quello con i Previti al comando). Una bestemmia? Sì, forse, ma in senso figurato: non ci sogneremmo di chiamare in causa Dio, Santi e Madonne, per i nostri affari così terreni (tra l’altro, mi risulta che da vent’anni la bestemmia non sia più reato, ma solo un illecito amministrativo: le riforme camminano, anche in Italia).

Qualcuno, sottilmente politico e saldamente responsabile, mi spiegherà che sto scrivendo una baggianata. Lo metto in conto: cercherò di capire e comunque una bella lezione è sempre gradita. Mi permetto quindi di continuare, infilando qualche altra bestemmia. Non capisco, ad esempio, come si possa mettere assieme Pd e Lega, quale identità di cultura, di obiettivi, di metodi, si possa ritrovare tra un partito che è nato nel solco di una tradizione segnata da uomini come Gramsci, Sturzo, De Gasperi, Togliatti, Moro, Berlinguer (e altri ovviamente e non accenno neppure alle basi sociali) e un partito che alle origini invocava la secessione (e qui eravamo agli apici ideologici della proposta, coniugata poi come federalismo, chiamando in causa grazie al professor Miglio persino Carlo Cattaneo), il cui leader si mostrava pochi mesi fa sulle torrette di frontiera di Orbán a scrutare la bellezza del filo spinato, un partito il cui leader, lo stesso, sostiene ora, in piena pandemia, che il lockdown a Pasqua è irrispettoso, che bacia vistosamente la Madonnina (ecco, di nuovo, la bestemmia) dopo aver lasciato al largo a friggere al sole le barche degli affamati, dopo aver stretto la mano ai nazisti di casa nostra.

I titoli di “merito” di certi sottosegretari

Non capisco ancora come si possa accettare nel proprio governo che una parlamentare leghista diventi sottosegretaria alla cultura dopo che aveva dichiarato con orgoglio di non aver letto un libro negli ultimi tre anni. O un’altra sottosegretaria, pure leghista, questa alla difesa, che nella sua città, Como, vicesindaca, usava gli idranti contro poveri disperati che si erano rifugiati sotto i portici di una chiesa, durante un temporale (senza contare il “like” al post dell’amico che invocava la riaccensione dei “forni” per i nuovi “invasori”). O quell’altro ancora, sempre leghista, sottosegretario all’istruzione che definiva gli immigrati semplicemente “bastardi irregolari”.

Non andiamo oltre. Riconosciuto il capolavoro di Salvini, che ha i suoi ministri e che intanto sbraita dall’opposizione, onnipresente su tutti i canali televisivi per ore ed ore (credo che la bravissima Berlinguer lo abbia ormai adottato, dopo aver licenziato Corona, insieme peraltro con Cacciari e Scanzi, sottotono Severgnini), mi chiedo quali possano essere le politiche per l’immigrazione, per la famiglia, per l’istruzione, per la cultura, come si possano riformare i codici, come si possa riformare la Rai, come si possa riformare il sistema fiscale (sconfiggendo l’evasione)… Aspetto Draghi, Superman, Nembo Kid, Hulk: chissà se, dopo aver rinunciato a delimitare la sua maggioranza, mostrerà i muscoli e sarà tanto forte da imporre la sua visione. Quale, peraltro ? Lasciamo stare per favore Keynes e Federico Caffè…

Il Pd la smetta di essere un partito sommesso

Stando a sinistra, mi preoccupo ovviamente per la sorte del Pd, che si cosparge di cenere persino di fronte agli attacchi di una giornalista di Repubblica, dall’accusa di non aver inserito un maggior numero di donne al governo (tre ministri pd, due confermati, il terzo, Orlando, nuovo, vicesegretario proposto a garanzia dell’alleanza) e si dichiara amaramente pentito per tanta distrazione (neppure un timido tentativo di scaricare la colpa su Draghi che in quanto capo del governo incaricato i ministri se li è pure scelti e senza gran rispetto per le quote rosa).

Il Pd mi sembra un partito sommesso, confortevole, diligente, gentile, sorridente. Generoso, di quella generosità che fa sì che il solito furbetto approfitti. Mi piacerebbe che qualche volta alzasse una voce forte, magari rivalutando il concetto che c’è distinzione tra il governo e un movimento politico, che dovrebbe contare su una propria identità e su una conseguente progettualità… scegliendo gli alleati… Non solo: “Scegli il tuo nemico” raccomandava Mordecai Richler, lo scrittore diventato famoso grazie ad un altro libro, “La versione di Barney” (quotidianamente citato dal Foglio anni fa).

Mi viene in mente un’altra citazione, questa volta il titolo di Bruce Chatwin: che ci faccio qui? Che ci facciamo qui? Per dire che “ora l’Italia è in buone mani”? Citazione zingarettiana. Ne siamo sicuri?

Un amico mi ricordava che siamo l’unico paese al mondo in cui la sinistra si chiama centrosinistra e la destra è diventata centrodestra. Provocazione. Però mi piace. Se tornassimo a fare la sinistra? Se un ceto politico, il nostro, che più governativo è difficile immaginare, riscoprisse la natura della sua rappresentanza sociale, agisse in nome di alcuni eterni principi, libertà, eguaglianza, giustizia sociale, magari rinvigorisse e aggiornasse nel tempo presente le regole della lotta di classe, forse non dovremmo star qui a pregare Draghi, perché si sciolga il sangue di San Gennaro.