Più Stato, meno mercato
E’ di sinistra il bazooka
economico di Biden

All’Europa, lenta e sparagnina anche quando azzecca la scelta giusta, il Next generation Eu già non basta più. Acqua fresca per tempi ordinari. A far impallidire il Recovery Fund c’ha pensato il presidente Usa Biden arrivato giusto a chiudere i suoi primi 100 giorni con un clamoroso pacchetto di aiuti pubblici: 1900 miliardi per far ripartire l’economia, che prevede anche una spruzzata di patrimoniale sui mega guadagni e un po’ di nuova tassazione a carico dei giganti della web economy.
Ed è un piano di interventi e investimenti talmente di sinistra che quasi si stenta a credere che lo abbia deciso il presidente del paese per antonomasia faro del turbocapitalismo.

Si tratta di un pacchetto che Biden, come sottolineava giorni fa un esperto di cose americane, ha lanciato dalla città di Pittsburgh. Una città operaia di quelle che nel 2016 votarono per Trump. Una di quelle città simbolo dello smantellamento dell’industria pesante, della disoccupazione di massa, dove “l’odore di ruggine, fuliggine e carbone è tutto ciò che è rimasto del passato industriale”. Fatte le debite differenze, è come se Draghi andasse a spiegare il Recovery plan a Sesto San Giovanni. O a Mirafiori.

Oltre il New Deal

Nessuno può sapere se il suo Piano per uscire dalla crisi indotta dalla pandemia avrà successo, ma quello presentato è qualcosa che può addirittura superare il New Deal di Roosevelt degli anni Trenta. La proposta Biden prevede l’investimento di 621 miliardi di dollari in infrastrutture come ponti, strade, trasporti pubblici, porti, aeroporti e sviluppo di veicoli elettrici, mentre circa 300 miliardi saranno destinati ad infrastrutture per l’acqua potabile e il potenziamento delle reti elettriche e della banda larga. Altrettanti miliardi andranno all’adeguamento degli alloggi popolari, alla manutenzione e costruzione di nuove scuole. A ricerca, sviluppo e alla formazione professionali andranno 580 miliardi, mentre circa 400 miliardi andranno alla cura degli americani anziani e disabili.

“Un aumento dell’aliquota dell’imposta sulle società al 28% e misure volte a prevenire l’offshoring dei profitti finanzieranno la spesa. La Casa Bianca vuole anche aumentare la tassa minima globale per le multinazionali e garantire che paghino almeno il 21% di tasse in qualsiasi paese. Biden spera che il pacchetto crei posti di lavoro nel settore manifatturiero e salvi le infrastrutture americane in fallimento, con le risorse che saranno da spendere entro otto anni” sottolineava la scorsa settimana una testata assai attenta alle tendenze dell’economia e dei mercati come Milano Finanza.
Nel piano c’è anche un bonus di 1.400 dollari per decine di milioni di americani, sussidi di circa 300 dollari a settimana fino al 6 settembre per chi ha perso il lavoro, fondi aggiuntivi per i vaccini e poi altri provvedimenti sulla scuola, le famiglie, i nuovi poveri.

Nuovo ruolo dello Stato

Tra le voci che più colpiscono il nostro interesse c’è una nuova centralità del lavoro con una specifica attenzione alla fasce più svantaggiate della popolazione e delle stesse classi lavoratrici. E c’è anche un impegno all’ammodernamento degli Usa in senso green per quanto riguarda le infrastrutture materiali e immateriali, il che significa ricerca, sicurezza, innovazione e conseguente maggiore competitività internazionale della manifattura a stelle e strisce.

Per più di un commentatore, si tratta di un grande esempio di forza democratica da parte dell’amministrazione Biden, che affronta la crisi economica e sociale dando prova di una leadership che stimolerà la domanda globale e aiuterà la ripresa in tutto il mondo nel 2021. Andando con la mente a Draghi e alla sua esperienza alla guida della Bce, c’è chi ha parlato di “bazooka economico”. Sta di fatto che con una riforma del genere – come abbiamo scritto nell’introduzione a “Pubblico è meglio”, Donzelli editore, e per questo ce ne occupiamo qui – gli Usa a guida democratica possono costituire un concreto punto di riferimento di un nuovo ruolo dello Stato nel dopo pandemia, alle prese con i guasti e le macerie che le ricette liberiste (privatizzazioni, austerity, smantellamento del compromesso capitale- lavoro) hanno mostrato in tutta la loro catastrofica evidenza.

In Italia, come nel resto del nostro Continente alla prese con le difficoltà della vaccinazione di massa, non si avvertono analoghi segnali circa la consapevolezza dell’urgenza di impegnare grandi risorse per ottenere una ripresa più rapida possibile. Il messaggio che Biden lancia sul fronte interno è senza dubbio un messaggio di speranza per tutta la sinistra mondiale. Dalla pandemia come già dai cambiamenti climatici e dalla vicenda dei mutui e dei derivati, l’ideologia liberista è stata messa alla corda. Più Stato meno mercato non risulta uno slogan vuoto o passatista quanto la riconferma della validità della via keynesiana all’uscita dalla crisi: investire denaro, aiutando il lavoro, le persone e l’ambiente, per superare le diseguaglianze e assicurare la tenuta sociale e la rinascita economica.