Più politica, non meno
contro il virus
per rimanere umani

Non penso che la politica, di fronte alla crisi del coronavirus, debba fare un passo indietro per lasciare a un gruppo di ottimati (già, ma quali? chi li sceglie?) il potere di fronteggiare l’epidemia, con gli strumenti della scienza. E’ quel che propone Roberto Roscani nel suo articolo pubblicato su Strisciarossa: credo sia, al di là delle intenzioni, un ragionamento che può aprire a tentazioni pericolose.
Sono convinta che tutti dobbiamo fare quel che possiamo per evitare il diffondersi del contagio. Sono sicura che la paura, il tono della voce “fa” il messaggio: chiudere le scuole e le università non è avvenuto mai, a mia memoria, se non durante la guerra e per i bombardamenti. Difficile esimersi dal pensiero: se la situazione è così grave, cos’è che non ci dicono che giustifica questa decisione? Dicono: temiamo che gli ospedali non abbiano abbastanza posti letto in rianimazione. Perché non si pensa a requisire, allora, i posti letto della sanità privata sontuosamente foraggiata da quella pubblica?

coronavirus paura
Ma ci vorrebbe più politica, non meno. Non il teatrino del tg o dei retroscena. La politica vera, il farsi carico dei problemi di tutti, pur prendendo una parte. Ci vorrebbe più discussione, più trasparenza: se ci fossero partiti di massa, comunicherebbero capillarmente i perché e i come, come proteggersi, perché misure così drastiche, cosa ci si aspetta in futuro. Altrimenti si resta in balia della D’Urso se non di qualche altro pessimo tra i tanti contenitori televisivi.

Dopo l’epidemia, le altre crisi

Questa crisi va affrontata seriamente, e con l’impegno di tutti. Ma, attenzione: non sarà l’unica crisi che ci toccherà nel futuro breve. C’è la crisi climatica e ambientale: mentre noi pensiamo al coronavirus intere nazioni africane sono state desertificate dal flagello delle cavallette. I rappresentanti dei governi non soffocano il grido di Greta ma neanche lo ascoltano davvero. Chi deciderà cosa fare? L’Onu? E chi – l’Europa?, l’America?, la Cina? – è disposto a cedere potere a un gruppo di ottimati che decidano per tutti il da farsi?

grecia profughiC’è la crisi economica in agguato, anche. Una crisi strisciante per ora, ma che potrebbe deflagrare, mettendo a rischio le sicurezze di tutti. A chi il compito di decidere per tutti, con principio di equità?

Infine c’è un’altra crisi che bussa alla nostra porta, vicinissima, quella dei migranti. Abbiamo appaltato il compito dei cerberi a Erdogan, massacratore di curdi, che ora ci ricatta. E noi protestiamo, ma pian piano diventiamo capaci di sopportare una diminuzione di senso dell’umanità. Quei bambini morti di freddo a Lesbo o colpiti dai gas alla frontiera ci fanno orrore, ma sembrano lontani: non possiamo nemmeno organizzare un sit-in o un corteo di protesta: qui c’è il coronavirus, le manifestazioni sono vietate. Ribellarsi non si può.

Il naufragio dell’umanità

E’ questo che è insopportabile. Il principio di precauzione: chi non è d’accordo? La coscienza del limite – il nostro di umani, quello dell’ambiente e della natura – sta diventando sempre più indispensabile. Insopportabile invece è vedere l’umanità naufragare nell’indifferenza, l’impossibilità di prendersi cura di chi è in difficoltà, la necessità di abbandonare i diritti universali dell’uomo, i principi di civiltà che, dopo la II guerra mondiale, sembravano aver fatto un lento passo avanti. Chi, se non la politica nel senso più alto del termine, dovrebbe prendersi cura di questi principi, di queste crisi?
Se vogliamo tornare a pensare un “noi”, invece di un “io”, dobbiamo fare politica. Non per concedere poteri eccezionali ai politici, ma per prendere parte, tutti, alla cosa pubblica. Senza delegarne la responsabilità morale. Nemmeno un pezzettino.