Perché ho citato
il discorso
di Abraham Lincoln
Come temevo, l’articolo sulla retorica di Lincoln (leggi qui) e’ stato recepito nel modo in cui non volevo. Fernando Bruno ci ripropone una giusta e minuziosa ricostruzione storica delle ragioni della Guerra civile americana e della stessa retorica di Lincoln a Gettysburg (leggi qui). A me non interessava proprio proporre Lincoln o la Guerra civile americana come modello, però. E l’ho immediatamente precisato.
A me interessava, invece, proporre una ricerca delle forme retoriche che meglio si addicono a momenti tragici per la storia di un popolo. A quella tragedia, Lincoln propose nemmeno 300 parole secche e ricche di pathos (comparabili alle parole usate nella più famosa Orazione di Pericle). Noi che cosa proponiamo? Lunghe e spesso incomprensibili litanie, a volte con ambizioni psicoanalitiche e a volte con forme di narrativa poco attraenti e convincenti, tentativi che non toccano nessuna delle nostre corde emotive, come cittadini/e che devono saper piangere e reagire, soffrire e rialzarsi.
Non volevo proporre una lezione scolastica di storia del genocidio degli indios e della schiavitù. Come ho specificato immediatamente, prevedendo questo tipo di commento critico, altro era il mio proposito: quello di allenarci a una retorica pubblica adatta ai nostri tempi e a questo momento.
Cordiali saluti
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