Per Valditara l’antifascismo è “improprio”: dimissioni ora!

“Bisogna spegnere quel cervello”. Mussolini si riferiva ad Antonio Gramsci. Aveva paura di Gramsci. Aveva ben ragione a temere l’intelligenza, la cultura, il coraggio, la forza morale del fondatore del Partito comunista, uno dei più grandi intellettuali del ventesimo secolo. Con Matteotti nel 1924 aveva già risolto la questione incaricando i suoi manganellatori. Con Gramsci scelse le “vie legali”: la condanna del Tribunale speciale. Così Gramsci, finito in carcere nel 1926, morì di carcere nel 1937.

Minacce alla preside

Il ministro Valditara, titolare dell’Istruzione (non più “pubblica” perché quella odiata parola è stata tolta dalla denominazione del ministero, cui in compenso è stata aggiunta la citazione del “merito”), transitato dalla Lega a Fratelli d’Italia, memore forse di quell’episodio (ammesso che ne sia a conoscenza), temendo persino la citazione di una riga di Antonio Gramsci, non ha esitato a redarguire e a minacciare una preside, un’insegnante, Annalisa Savino, che quella riga, famosissima, scritta dal giovane Gramsci, aveva osato riprodurre nella lettera ai suoi allievi del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze, ricordando come una squadraccia fascista si fosse esibita aggredendo alcuni studenti del Liceo Michelangelo. La frase di Gramsci è di tre parole: “Odio gli indifferenti” (la si ritrova nel bellissimo libro, dallo stesso titolo, curato da David Bidussa, pubblicato da Feltrinelli).

Giuseppe Valditara
Giuseppe Valditara, ph Stefano Carofei Agenzia Fotogramma

Il ministro Valditara, cui è affidata la cura e l’educazione di nostri figli e nipoti, non ha pure gradito che l’insegnante, ricostruendo vicende certe, indiscutibilmente “certe”, scrivesse che “il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate di migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti” e che “è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni”. E ancora: “Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé…”.

Rispetto della Costituzione

Il  ministro Valditara, silenzioso di fronte ai pestaggi, al pari della sua presidente del consiglio, non ha potuto tacere di fronte  alle idee e alla cultura e a tanto severo e, storicamente, fondato ammonimento, e ha scelto la tv per definire la lettera “del tutto impropria” e per sentenziare che “non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo” e che “il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà”, attribuendo evidentemente alla fantascienza le botte e i calci davanti al “Michelangelo”, evitando di chiarire a chi competerebbe, se non alla scuola e in primo luogo a se medesimo, lanciare messaggi di responsabilità, impegno, moralità, di osservanza delle regole del vivere comune, di rispetto infine della Costituzione.

Firenze, Corteo Antifascista contro aggressione al Liceo Michelangelo
Firenze, La protesta degli studenti fiorentini, ph Gianni Pasquini / ipa-agency.net / Agenzia Fotogramma

Non si accontenta però Valditara, il ministro. Sentitelo: “In Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole. Se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”. “Spegniamo quel cervello”, avrebbe potuto aggiungere. Ma forse non conosce la biografia di Gramsci. Forse non conosce neppure la Costituzione sulla quale ha giurato. D’altra parte Valditara è studioso solo di diritto romano: “Auctoritas fra autorevolezza e autocrazia” e “Il dictator tra emergenza e libertà”, gli ultimi titoli dei suoi libri. Intanto comunque ha chiesto solidarietà (anche alla professoressa del Leonardo) dopo i minacciosi slogan comparsi sui social, sui quali sta indagando la Digos. Solidarietà avrà. Ma la solidarietà non cancella l’opportunità  per lui di tornare ai suoi studi prediletti, praticando magari anche qualche testo più recente sul fascismo, del quale evidentemente non vuol sentire parlare, al punto di vietare che altri ne parlino, al punto di condannare una dichiarazione di antifascismo, come potrebbe essere considerata la lettera della preside del Leonardo da Vinci. Valditara può tuttalpiù ammettere la “zona grigia” dell’indifferenza.

Molti autorevoli politici hanno chiesto le dimissioni del ministro. Dovrebbe pensarci il presidente Giorgia a dimissionarlo, avesse l’intelligenza di riconoscere che simili personaggi non giovano alla “sua” causa e alla “sua” ambizione di costruire una grande “destra” democratica, senza più cultori del passato e della “fiamma”.

Altri però, nel frattempo, dovrebbero impegnarsi a costruire una “grande sinistra”.