Per noi giovani
è il momento di gridare
“Alziamo la testa!”
Siamo una generazione prigioniera di contratti instabili, diritti negati e salari da fame, cresciuta sotto il costante ricatto della precarietà e della disoccupazione. Una generazione i cui problemi, se affrontati, sono solo strumentalizzati dal dibattito pubblico e dalla politica.
I ragazzi e le ragazze che vi appartengono, spesso, alla voglia di emancipazione accompagnano la consapevolezza che non è possibile progettare un percorso di vita stabile, intrappolati come sono in un limbo fatto di insicurezze e angosce, con gravi ripercussioni per tutta la società.
Noi stessi, infatti, siamo una piccola parte dei tanti precari della cultura, dell’informazione e della ricerca. Siamo giovani impiegati nei settori giuridici, economici e creativi a cui viene chiesto di “lavorare” gratuitamente (o quasi), piccole partite iva, lavoratori subordinati discontinui o atipici che non riescono ad essere tutelati. Sebbene il lavoro dipendente sia ancora il segmento in cui è inquadrato il maggior numero di lavoratori, la tutela dei diritti legata a questi contratti è sostanzialmente preclusa a buona parte dei lavoratori che hanno meno di quarant’anni. Di converso, queste generazioni, formatesi nel pieno di una rivoluzione scientifico-tecnologica, hanno consapevolezza del suo impatto sul mondo del lavoro, ma sono spesso confuse sulle modalità con cui questo cambiamento si realizza.
In questi anni ci è stato ripetuto come un mantra che “non ci sono alternative” ed è diventato normale accettare che il mondo del lavoro sia solo competizione, un gioco al ribasso dove ci si può solo accontentare e subire in silenzio. Ma questo modello va rifiutato, e nel percorso che abbiamo attivato, ci siamo dati il compito di ribadirlo con forza.
La nostra campagna
Per questo come “Futuro prossimo”, “I Pettirossi” e “Ragione in Rivolta” ‒ tre collettivi giovanili che si occupano di cultura e formazione politica ‒ abbiamo deciso di lanciare la campagna “Alziamo la testa!”, un percorso che nasce per provare a rimettere al centro del dibattito proprio quelle generazioni che hanno vissuto solo riforme del lavoro volte a sottrarre diritti, il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e i tagli alla scuola e all’università.
La campagna, iniziata con incontri fisici e proseguita con la diffusione di materiale informativo online, ha avuto molteplici obiettivi: da un lato mettere al centro del dibattito pubblico e politico il lavoro, costruendo un luogo che permetta a lavoratori e lavoratrici di socializzare problematiche appartenenti a categorie diverse; dall’altro fornire gli strumenti necessari per organizzare una rete che rivendichi diritti e tutele per tutte e tutti, unendo le battaglie di ciascuno.
La crisi determinatasi dalla diffusione del Covid-19 ha svelato con estrema chiarezza le contraddizioni prodotte da un sistema fallimentare, che nel tempo ha permesso a pochi di fare immensi profitti e costretto molti alla precarietà, arrivando addirittura a mettere in discussione il diritto universale alla salute. È per tali ragioni che in questa fase ci siamo concentrati sui temi che l’emergenza ha reso più che mai attuali, tra questi lo smart working e il telelavoro, il diritto alla disconnessione, la riflessione su nuovi modelli di sviluppo industriale e occupazionale, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la stabilizzazione dei contratti e l’aumento degli stipendi.
Quest’emergenza ha riaperto uno spazio di conflitto. Non si può lasciar cadere l’opportunità di fare qualche passo verso il superamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.
A voi che avevate perso la speranza chiediamo di alzare la testa, perché solo lottando insieme per i nostri diritti potremo sperare in un risultato.
Unitevi a noi e condividete le vostre esperienze e idee: il cammino sarà lungo e abbiamo tante iniziative in programma. Ci trovate su Facebook, Telegram e Instagram.
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