Scontro tra gli eredi e il premio Tenco
Ma non è colpa di Achille Lauro
Galeotto fu il pezzo che Achille Lauro cantò sul palco del Tenco? No. E’ troppo facile, e comodo, far ricadere sull’esibizione del bizzarro cantante le colpe dell’aspro confronto che s’è accesso sulla proprietà e sul ruolo del Premio Tenco. La sua stravagante presenza su quel palco sacro alla musica d’autore, può aver turbato i palati fini, può aver fatto storcere la bocca a quelli che credono che esista solo la musica d’autore alta, quella dell’artista con l’A maiuscola. Non è la vera causa della querelle. Ci si sarebbe potuto, tutt’al più, aprire un bel dibattito per la gioia delle pagine culturali dei giornali che su temi come questo ci sopravvivono. No, il dibattito non c’è stato. Questo banale episodio è stato, invece, alla base dell’ira funesta di chi si definisce difensore degli interessi degli eredi di Luigi Tenco (i nipoti del cantautore sono Graziella, Patrizia e Giuseppe Tenco).
La querelle
Il loro rappresentante, che di mestiere fa l’agente di spettacolo, ha tuonato: dovete cambiare il nome, anzi per la precisione il ” marchio Club Tenco”. L’accusa è quella d’aver imboccato ben altra strada rispetto ai principi con cui era stata creata la rassegna. Gli attuali gestori punterebbero al facile successo mediatico per far cassetta. Accusa che fa’ sorridere gli organizzatori i quali, in genere, non hanno nemmeno un soldo per far sorridere il santo, come si dice.
Dunque più di un argomento premeva al difensore della famiglia il cui sito e profili social andrebbero visitati al fine di ben conoscere il principale protagonista delle polemiche. Nel mirino c’è finito (del tutto involontariamente?) anche Sergio Staino, dopo che l’associazione l’ha eletto presidente. Lui che preferisce definirsi come “rappresentante legale” conosce bene il Premio: fa parte di quel gruppo storico che, anno dopo anno, decennio dopo decennio, ha sostenuto Rambaldi, che nel 1972, s’inventò la rassegna per ricordare la tragica morte di Luigi Tenco. Da allora quel palco è diventato storia, cioè il luogo, dove è passato il meglio della musica italiana (Guccini, Paoli, Vecchioni, De André, Gaber, Conte, Nannini, Jannacci, Dalla, Ciampi, Endrigo, Battiato, Benigni) e i grandi della musica internazionale (Joni Mitchell, Tom Waits, Antonio Carlos Jobim, Patti Smith, Charles Trenet, tanto per ricordarne alcuni).
La lettera di Staino
E’ toccato quindi a Sergio Staino, sorpreso e amareggiato, rispondere con una lettera aperta alla missiva. L’ha fatto con i guanti di velluto, mostrando la sua piena disponibilità al confronto: “Ho bisogno di capire meglio le origini di tante incomprensioni e inesattezze. Forse un incontro face to face può aiutarci a superare questa incresciosa situazione”. Staino usa il tono garbato che caratterizza il gergo del principale personaggio uscito dalla sua matta, Bobo. Più secco è, invece, il parere che esprime il direttivo del Premio: “Non è pensabile che si possa arrivare a simili incomprensioni tra persone che lavorano tutte spinte solo dall’amore e dalla stima maturata negli anni nei confronti di Luigi Tenco, e della canzone d’autore. E ciò tenendo anche conto che nessuno dei coinvolti a ogni titolo in questo duro e non facile lavoro ha mai tratto il benché minimo profitto”.
La querelle dura da settimane e si è subito compreso che va oltre la presenza del rapper sul palco sanremese. Ciò che l’avvocato intende rimettere in gioco è non solo la natura del premio ma quella dei suoi organismi, dei modi di gestione collettiva che da sempre caratterizzano l’originale esperienza. Forse è anche per questo motivo che la famiglia Tenco scrive nella lettera: “Fin quando i soci dell’associazione non eleggeranno un nuovo direttivo rispettoso dei valori storici del Club e dei diritti di noi eredi Tenco, non potremo rinnovare l’uso del nome Club Tenco e riterremo, nostro malgrado, il Club Tenco come un’esperienza chiusa. Pertanto, invitiamo tutte le figure esterne coinvolte a non prendere in considerazione le iniziative e le richieste proposte da questo direttivo in nome di un Club Tenco non autorizzato e che non gode della nostra fiducia”. Infine i familiari di Luigi Tenco affermano di non aver “mai avuto profitti dal Club Tenco” e di non avere altri interessi se non quello di difendere il valore umano e artistico di Tenco stesso.
L’appello
La risposta più ferma, rispetto al manifestarsi di ” pesanti critiche, e persino minacce di azioni legali, nei confronti dell’attuale Direttivo del Club Tenco, è venuta dall’appello promosso da alcuni degli storici protagonisti del Tenco (Francesco Guccini, Paolo Conte, Roberto Vecchioni, Marinella Venegoni, Carlin Petrini, Michele Serra e Vincenzo Mollica) che è stato sottoscritto da centinaia di personaggi del mondo della musica, di quello artistico e intellettuale. Dopo aver ricordato le motivazioni originarie che furono alla creazione dell’Associazione per “onorare il nome del grande artista” i promotori e i firmatari si dicono dispiaciuti dell’opinione espressa dai familiari di un allontanamento del Tenco dalle sue origini; “ci sembra, infatti – scrivono- che nel corso di questi ultimissimi anni il lavoro del Club, a partire naturalmente dai giorni dedicati alla Rassegna che si svolge al teatro Ariston, sia stato quanto mai in linea con le aspirazioni culturali e i principi fondativi del Club”.
Anche i firmatari come Sergio Staino intendono sminuire di significati anomali le polemiche di queste settimane (si discute in tutte le associazioni) ma si ribellano quando invece “alcune di queste opinioni prendono la forma del diktat “senza se e senza ma”, esse diventano inevitabilmente inutili e dannose. Per questo gli estensori della presente lettera (…) non possono non sentirsi oggi sconcertati dalle minacce di azioni legali che provengono dagli eredi”. Sergio Staino con la proverbiale pazienza di Bobo ha invitato i parenti di Tenco a partecipare alla vita dell’Associazione: è lì, secondo lui, che molte incomprensioni potrebbero esser superate. Il suo appello è caduto nel vuoto. Il Tenco va avanti e sopravviverà anche a queste ultime piccole nuvole che ne turbano, ancora una volta, l’esistenza.
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